GIARDINARE.IT - CAPITOLO 8
Pubblico che applaude
di Mariangela Barbiero
Mi sono imbattuta tardi nelle piante e posso senz'altro dire che sono tra le cose che mi danno più felicità o quello che più si avvicina alla felicità, a volte la contentezza a volte l'allegria. Tra i nuovi piaceri ricavati da questa svolta v’è stato certamente il leggere quello che altri giardinieri scrivono. Ed è stato proprio leggendo giardinieri inglesi e francesi, ma anche brasiliani/portoghesi, che scoprii quanto mi desse noia che in italiano per dire che ci si occupa di piante si debba usare la locuzione ‘fare/praticare giardinaggio’, mentre in francese, inglese e portoghese esistono i verbi to garden - jardiner - jardinar, semplici e diretti. “Fare del giardinaggio” mi dà l’idea che si tratti più di un hobby che altro. Ho pensato che anche noi avremmo potuto dire giardinare, e ho cominciato a usarlo nei vari forum di giardinaggio… e funzionava. Il verbo esisteva già ma solo nel lessico della falconeria, col significato di portare il falco all’aperto. Quindi non ho inventato un verbo ma gli ho dato una nuova accezione e sono stata molto orgogliosa quando ho visto che a Gardenia lo avevano anch’essi adottato. Frequentavo i forum giacché nessuno dei miei più cari amici, a cominciare dal consorte, aveva il minimo interesse per le piante e per il giardino. L’inizio della mia passione coincise fortunatamente con l’avvento di internet, ma in Italia all’epoca c’era poco o niente, per cui, grazie alla conoscenza di altre lingue ho avuto l’opportunità di guardare altrove. La mia prima amica di giardinaggio è stata infatti una signora di Bruxelles. Ma poi finalmente comparvero siti nostrani. Un giorno ricevetti addirittura la proposta di diventare moderatrice di un forum. La mia prima reazione fu di chiudere il computer perché non avevo idea di cosa volesse dire ‘moderatore’ e mi pareva impossibile accettare un ruolo di cui non sapevo niente. Per tre giorni rimasi a rimuginarci sopra ma l’enorme desiderio di mettermi in contatto con giardinieri italiani, e anche il gusto di affrontare una sfida, mi dette il coraggio. Accettai e chiamai questo forum Giardinare.it e vi passai forse i dieci più begli anni della mia vita. Per questo anche le storie che vi racconto oggi sono raggruppate sotto il titolo “Giardinare.it”.
In questo forum incontrai tanti giardinieri e molti erano delle mie parti, il Friuli Venezia Giulia, per cui feci un passo più in là e proposi di trovarci tutti insieme in un vivaio della regione invece di parlare solo in rete. E nacque il Circolo “Tra Fiori e Piante”, che si trasformò qualche anno dopo in una Odv, l’Associazione orticola FVG “Tra Fiori e Piante”, per necessità. Infatti un bellissimo giardino di rose in quel di Artegna era minacciato di esproprio. La prima lettera che inviai al sindaco era per conto del circolo, ma mi resi subito conto che non avrebbe sortito molto effetto. Normalmente si associa a un circolo di giardinaggio l’immagine di signore più o meno attempate, mentre il nostro circolo contava giovanotti e giovanotte, responsabili del verde di vari comuni, garden designer, ricercatori e ricercatrici, ma anche giardinieri/e a ore. Fu una magnifica avventura. E riuscimmo a salvare il giardino di Eleonora Garlant!
E adesso, come promesso, vado a parlarvi del mio nuovo giardino, che si estende sul lato est della casa. Mancato mio marito, che comunque è alle mie spalle e ride sempre di quello che scrivo di lui, risolsi che non avevo più bisogno di un garage ma piuttosto di una serra, dove ricoverare le piante più delicate.
Quando si era ammalato ed ero andata all’USL presentandomi come sua moglie, la dottoressa sgranò gli occhi: E’ sposato? In effetti stava più in ospedale che a casa. Una volta, che brontolava più del solito per via della mancanza di un teatro sotto casa (prima abitavamo quasi di fronte al Politeama Rossetti)… gli risposi che doveva ritenersi molto fortunato che avevo trovato il giardino, perché avrei potuto trovare invece il giardiniere! Abbiamo molto riso insieme, per cinquant’anni.
Una volta gli chiesi cosa ne pensasse di un cambiamento che avevo fatto. “Mah,” fece lui, “io…”. Non lo lasciai finire e lo attaccai aggressivamente: “Io sono la giardiniera, la tuttofare, il garden designer, il critico!” “E io? che mi domandi a fare, allora?
“Tu sei il pubblico che applaude, caspita!” E da allora si calò volonterosamente nella parte.
Il nuovo giardino nacque senza un’idea precisa, a parte quella che non doveva avere uno schema geometrico, cioè a sinistra una siepe di bossi e a destra una bordura. Anzi, prim’ancora, non volevo proprio avere un giardino su quel lato, mi bastava la siepe di bosso e la rosa ‘Lady Hillingdon’ che ornava praticamente tutta la parete sopra il bosso. Avevo bisogno di quello spazio vuoto per tirare il fiato dall’overplanting che mi lasciavo alle spalle. Non che non ci fosse proprio niente. D’estate c’erano i gerani parigini, che un caso fortunato mi consentì di collocare in sei vecchissimi vasi di cemento rossastro e scrostato, regalatimi da una cara amica che non sapeva come disfarsene, anche perché pesantissimi. Dovetti fare due viaggi per trasferirli a casa mia per non sfondare il baule della povera Peugeot. Erano talmente perfetti che il consorte neanche li notò, tanto s’inserivano bene sopra il muretto di cemento alla base del muro carsico che chiude a nord questa parte del giardino. I pelargoni da allora restano al loro posto finché non diventano brutti, poi li elimino. Li ricompro ogni anno. L’esperienza m’insegna che il primo anno fanno una magnifica fioritura, ma in seguito lasciano moltissimo a desiderare. Pare che si comportino così perché sono ibridi F1. Per non dannarmi l’anima in attesa di vedere se funzionano o no, li ricompro ogni aprile, passato il pericolo di gelate tardive. Uso terra nuova in cui ho preventivamente infilato bastoncini di insetticida, che rinnovo ogni mese alternandone il principio attivo, per scongiurare l’attacco del Cacyreus marshalli, che fa cinque generazioni nella buona stagione. E’ una farfallina arrivata da Sudafrica e finora non è stato trovato un insetto in grado di contrastarla evitandoci l’uso di pesticidi. Nell’attesa, sono anni che seguo questa pratica con successo. La terra esaurita è perfetta come ultima copertura quando si concima (vedi Capitolo 5) o per alleggerire un terreno pesante.
Ricapitolando, a est la fila di bossi e in fondo i pelargoni. Poi scoprii che potevo mettere qualcosa di fiorito anche ai lati dell’entrata del garage, che era un po’ rientrante rispetto alla facciata est della casa. A destra ricavai un enorme vaso triangolare, col semplice trucco di costruire un muretto di unione tra le pareti, lo impermeabilizzai e feci un foro di scolo, e ci misi una bella ortensia (Hydrangea macrophylla ‘Tricolor’) e sulle due paretine appesi un bel numero di vasetti, con piccole piante da ombra, in grado di fiorire e dare colore. Chiamai quest’angolino ‘patio’, perché mi ricorda i patios spagnoli. Diverse piante stanno bene in queste condizioni, c’è dunque la possibilità di variare lo spettacolo da un anno all’altro. Ma nessuna è rustica. Alcune le riparo in serra, altre le ricompro. Tra le mie favorite da serra c’è la minuscola tradescanzia (Gibasis geniculata), che si ricopre di incantevoli e perfetti fiorellini per tutta la bella stagione, accontentandosi di un pugno di terra. Straordinario è lo Streptocarpus saxorum, che fiorisce moltissimo se lo si acquista ogni anno molto giovane (costa poco), mentre la pianta dell’anno prima sopravvive sì in serra ma fiorisce poco o niente ed è anche sgraziata. Ama le temperature fresche e in d’autunno è una cascata di fiori azzurri. Va bagnata regolarmente, anche le foglie. Splendida è anche la piccola Fuchsia ‘Lottie Hobby’ se tenuta in un vaso all’altezza degli occhi. In natura è un arbusto alto poco meno di un metro, ma a causa di foglie e fiori piccolissimi risulta insignificante (l’ho vista in piena terra nel giardino del nostro compianto amico Ivano Rovere). La ricovero in serra e per averla sempre adatta alla bisogna (cioè piccola) ne faccio talee. Benissimo in ombra stanno le begonie ricadenti, la più figurosa, che ha incantato anche Sergio Scudu, il signore delle rose, è la ‘Chardonnay’. Devo ricomprarla ogni anno, in serra marcisce, almeno da me. La si trova facilmente anche dai fioristi. Ovviamente potete usare tutte le piante d’appartamento che non amano il sole: clorofito, capelvenere, pilea, iresine, ecc. ecc.
Sul lato destro del garage collocai un alto vasone di coccio, di quelli costosissimi della UnoPiù, dove misi un’altra ortensia variegata a fare pendant. Per averne uno dovevo acquistarne un set di diverse misure. Mio marito ne ruppe due o tre, entrando con la macchina, risultò essere il vaso più costoso mai comperato! Provai a sostituire l’ortensia con il rosmarino, pensando che la sua struttura più grossolana sarebbe stata un deterrente a non graffiare la macchina. Macché! Allora decisi di prendere il toro per le corna e feci fare un basso muretto, in aggetto, cioè in prolungamento della parete del garage. La prossima volta invece di sfondare il vaso sfonda la macchina, pensai con cattiveria. Non successe perché si ammalò e non usò più l’auto. Ma il muretto fu un elemento che mi consentì di ampliare i miei orizzonti (di solito avviene il contrario, purtroppo!).
Vi racconterò come alla prossima!