CONSIGLIO
COMUNALE: Passa
il progetto che taglia gli alberi di piazza Libertà.
TRIESTE.
Non era la tradizionale maratona notturna sul bilancio.
Quella che i «rappresentanti del popolo» triestino
sanno bene di dover ingoiare, come fosse un sorso di novalgina,
una volta l'anno. Ciononostante la seduta del Consiglio
comunale di giovedì sera è diventata un
duello senza fine tra la maggioranza di centrodestra,
che alla resa dei conti ha fatto valere la legge dei numeri,
e l'opposizione di centrosinistra, protagonista di una
raffica d'interventi tra le più lunghe che si ricordino
negli anni Duemila. Ci sono volute infatti cinque ore
filate, dalle 19.45 all'1.45 del mattino, per chiudere la partita
del progetto preliminare di riqualificazione di piazza
Libertà, destinato a rivoluzionare entro il primo
semestre del 2010 la viabilità e gli spazi pedonali
davanti alla stazione e alla Sala Tripcovich.

LA PROTESTA
II dibattito, su quella che si può ormai
ribattezzare come «l'opera della discordia», è stato
seguito in aula da una rappresentanza di associazioni
ambientaliste le quali, sotto il cappello di un neonato
comitato spontaneo per la difesa di piazza Libertà che
tocca anche le corde del Gruppo Beppe Grillo e dell'Italia
dei Valori, hanno accompagnato con qualche timido ululato le
parole dei sostenitori del progetto e con qualche applauso
altrettanto discreto gli strali che venivano dai banchi
dell'opposizione. Ma quando il documento è stato
approvato - con 21 sì e 15 no, assenti il sindaco, il presidente del Consiglio Sergio Pacor e il capogruppo
della Lista Dipiazza Maurizio Ferrara, ex assessore all'ambiente
nonché promotore dell'attuale regolamento sul Verde
pubblico - gli stoici superstiti del comitato rimasti
fino a notte fonda hanno lasciato piazza Unità con la
delusione di chi se l'aspettava.

LA PETIZIONE
Eppure il comitato aveva tentato di giocare
la carta della sorpresa, presentandosi in aula fin dall'inizio
pomeridiano dei lavori. Tra loro una signora cercava con
gli occhi l'assessore ai Lavori pubblici Franco Bandelli per
consegnarli un pacchetto infiocchettato contenente una ramazza
e una saponetta. A corredo un foglio, con su scritto «Piuttosto
che riqualificare pulire». Altri sventolavano
un robusto plico con 1073 firme, raccolte in 24 ore contro
il progetto che prevede il sacrificio di una
decina di metri del giardino di Sissi sul lato di via Ghega
e con esso
di un numero non ancora definito - Bandelli assicura
che alla fine saranno solo cinque esemplari che
peraltro si tenterà di
espiantare e ripiantumare - di alberi ad alto
fusto.
IL RETROSCENA
Sette delegati del comitato, a quel punto,
sono stati ricevuti in privato da Roberto Dipiazza. Quando
il
sindaco è tornato
in Consiglio i «rumours» davano
per possibile un rinvio della discussione. Il primo cittadino ha
confabulato con Bandelli, la cui smorfia di
disappunto era facilmente
leggibile a distanza. E mentre l'assessore
replicava, Dipiazza continuava a girare e rigirare
la cartina
con il progetto. Poi il sindaco si è rituffato
con quella cartina in mezzo al pubblico che lo tempestava
di domande.
Sorriso rassicurante. Calma olimpica. E stato il segnale
che il dibattito sarebbe cominciato.
LA DIFESA
«
Si tratta di un progetto preliminare,
non è un dogma», ha esordito Bandelli.
Il quale ha aggiunto: «Esiste una sentenza senza
appello, la viabilità di quella zona (che il
documento toglie dal fronte stazione concentrandolo
sul lato di via Ghega e su una «esse» di rientro
verso il Silos, ndr) fra due anni è destinata
al collasso con l'apertura del Silos e dei lavori in
Porto Vecchio.
Pianteremo 52 alberi nuovi e allargheremo gli spazi
pedonali di 2500 metri quadrati». E poi, ha rimarcato
l'assessore, c'è il nodo contributi:
tre milioni
e 800 mila euro, di Ministero e Regione, da
rendicontare entro
fine 2009.
GLI ATTACCHI
«Se un progetto è brutto e non è utile a
migliorare il contesto viario e urbano - ha incalzato il capogruppo
del Pd Fabio Omero, il più battagliero
con il collega di partito Alessandro Minisini e Roberto
Decarli dei Cittadini - non è che dobbiamo
approvarlo lo stesso solo perché altrimenti
non riceviamo i soldi. Sono comunque soldi pubblici,
dei cittadini,
che
possono
essere impiegati meglio:
ricordo che la legge del 2001 in base alla quale è stato
presentato questo progetto parlava di piani per dotazioni
infrastrutturali per quartieri degradati sotto il profilo
sociale e occupazionale.
Qui non c'è niente di tutto questo, c'è solo
una rivoluzione viaria che non sta in piedi perché fa
leva su collegamenti con aree di punto franco temporaneamente
sospeso». «Pago una
bottiglia di Dom Perignon per ogni albero secolare
che una volta
espiantato sarà reimpiantato
e sopravviverà», ha ironizzzato il medico-rifondatore
Marino Andolina.
LE MODIFICHE
La delibera è passata con due «virgole» bipartisan,
entrambe fatte proprie dalla giunta: l'emendamento
di Emiliano Edera della Lista Rovis, che contempla
nelle
nuove aree
pedonali un percorso per non vedenti e ipovendenti,
e l'ordine del
giorno
di Bruna Tam del Pd, che traccia per il prosieguo
del progetto un iter di «partecipazione allargata
ad associazioni e comitati».
IL COMITATO
La partita comunque non è affatto finita.
Ieri pomeriggio alcuni rappresentanti
del comitato spontaneo
di piazza Libertà hanno
consegnato al Piccolo un documento in
cui si dicono pronti a «promuovere
tutte le azioni anche legali finalizzate ad ottenere
una sostanziale revisione del progetto». Per
il comitato il documento
preliminare è stato di fatto «occultato
alla cittadinanza»: le
contestazioni principali riguardano « la
leggerezza per la quale si considera l'abbattimento
di alberi secolari come una necessità tecnica», « l'infondatezza
del progetto in merito all'incerto utilizzo della bretella
viaria soggetta a vincoli portuali» e « l'aumento
di semafori e corsie».