GIARDINARE.IT - CAPITOLO 15
Sono stata un’ingrata, ma il giardino mi ha perdonato!
di Mariangela Barbiero

 

Siamo alla fine di gennaio e la temperatura non è mai andata sotto zero, è piovuto poco o niente e le giornate erano sempre ventose, mai bora da cento all’ora, con superbi refoli, ma un costante noioso borino.
Le piante ne hanno risentito. Nel senso che, pur essendo verdi e fiorite, la mancanza d’acqua dà loro un’aria un po’ stanca, almeno così mi pareva.

Lo so che finora ero stata abituata molto bene: ho amici nel bolognese che non possono avere le piante che ho io per via della nebbia: non c’è vento, ma neanche sole. Comunque, a meno che il ‘febbraietto corto e maledetto’ non faccia onore alla sua fama, fra poco il giardino tornerà a farmi sorridere. È pieno di bucaneve e spuntano le prime primule carsoline. L’Edgeworthia chrysantha, già dai primi di dicembre coperta di boccioli, aprirà a giorni i suoi profumatissimi fiori che decorano i nudi rami per tutta la loro lunghezza; se sarò fortunata anche il nespolo giapponese (Eriobotrja japonica) che è tutto in fiore e profumato, per la seconda volta nella sua vita a casa mia… farà le nespole. L’unica altra volta, sette o otto anni fa, ne ha fatte una ventina. È il primo albero che regala frutti qui, e per questo gli ultimi geli gli sono fatali. Bruciano fiori e future nespole; lo sapevo quando l’ho acquistato, ma volevo un sempreverde per nascondere una vista veramente sgradevole su un altro giardino. E sapevo anche il prezzo da pagare. Chissà, quest’anno potrei avere fortuna. Un’altra pianta che ha patito per la mancanza d’acqua e un vento triste è il Viburnum x bodnantense ‘Dawn’, pieno di fiori già da un mese, ma tutti intruppati. Se pioverà nei prossimi giorni faremo festa grande… Piena soddisfazione invece dalle mahonie. Ne ho tre. La più vecchia, Mahonia aquifolium, ha le foglie meno porpora degli altri anni, perché l’inverno è stato poco freddo (mai andato sotto i +2°C). È piena di gemme da fiore e farà il suo poco prima del glicine. La seconda, in ordine di acquisto, M. x media ‘Charity’, fiorisce già da due mesi, subito dopo la fine della fioritura dell’ultima, acquistata a Londra tre o quattro anni fa, M. eurybracteata ‘Soft Caress’, una meraviglia, con foglie molto sottili e senza spine. Tutt’e tre le cultivar sono fiorifere e profumate. La M. ‘Soft Caress’ piantata di fronte alla ‘Charity’ è stata un successone, perché è bassa e si allarga mentre la Charity è alta e si allunga: composizione perfetta. Tra le due ho una fioritura ininterrotta di quattro / cinque mesi. E siccome amano molto l’ombra secca, piantatele ai piedi di un albero: una vera pacchia per il giardiniere. Hanno solo un problema: non amano le intemperie, per cui vanno bene sotto le fronde di un albero o sotto le tese di un tetto. Un mio amico le copre con un tessuto non tessuto: per fiorire fioriscono come le mie, ma avere dei fantasmi in giardino non è proprio il mio genere.

Oggi non c’è vento e ho fatto il giro del giardino: sono proprio un’ingrata. È bellissimo. Tutti gli ellebori (Helleborus niger ‘Praecox’) sono in fiore sin dall’inizio di dicembre e quelli più al sole fioriscono di più. Solo il Praecox ha diritto al nome di Rosa di Natale: gli altri H. niger fioriscono appena in gennaio, un po’ prima dell’H. orientalis. Fate attenzione: se trovate in vendita degli H. niger in fiore, dovete assicurarvi che l’etichetta riporti anche ‘Praecox’, diversamente si tratta di piante forzate. Da una decina di giorni è in fiore l’Hamamelis x intermedia ‘Arnold Promise’, di un giallo molto limone, proprio come piace a me. È vicino al Cornus stolonifera ‘Kensley’. Questo cornus nella bella stagione è del tutto insignificante, ma d’inverno, se collocato in pieno sole, offre una vista raffinata di sottili rametti rossi e gialli.

Altra pianta che fra una o due settimane manderà in visibilio chi bazzica da queste parti è la Daphne odora ‘Aureomarginata’. Fiorisce ai primi di febbraio e non ha nessun problema, salvo che a suo tempo avevo letto che è di vita breve, forse quindici anni. La mia è più vecchia, per cui mi aspetto la sua dipartita, ma in tutto questo tempo mi ha dato moltissimo e ne è valsa la pena. È sempreverde, assomiglia a un rododendro, ma con foglie più piccole ed eleganti, e, appunto, con un filo di marginatura. Fiorisce all’apice di ogni più piccolo rametto. Profumatissima. La mia è collocata sotto un abete. È bella fin da piccola, però, in seguito a due tentativi falliti, ho capito che la si può trapiantare solo dopo un paio d’anni passati in vaso, il tempo di fare un bel pane di radici, in grado di competere con quelle di un albero. Anche questa dafne odia l’acqua, quindi mettetela ai piedi di un albero o in terreno scosceso, dove l’umidità scivola via, sole o ombra non le cambiano la vita, ma l’acqua la distrugge.

Un’altra pianta che rallegra i miei inverni, è una rosa di Meilland, che Meilland ha dismesso - diosolosa perché - già diversi anni fa, concedendo però il diritto di riprodurla al vivaio Veimaro, che viene sempre a Horti Tergestini. Si chiama ‘Comtesse du Barry’, ma io l’avrei chiamata ‘Ombretta’. Profuma di violetta. Ho degli esemplari sia in pieno sole che in piena ombra. D’estate quella al sole si rifugia tra i rami di un Rhamnus alaternus ‘Argenteovariegato’, che sembra una pianta magica piena di peoniette e dove continua a fiorire per tutto l’inverno. L’esemplare all’ombra, fiorisce e rifiorisce per tutta la bella stagione, ma non d’inverno. Non ha problemi di competizione. È ai piedi di un vecchio ciliegio e accosto a un grande pittosporo e a una Sarcococca confusa, attualmente in fiore, come tutte le mie sarcococche (S. confusa, S. hookeriana var.humilis, e S. hookeriana var. digyna) e tutte sanno di vaniglia. Sempreverdi, stanno bene sia all’ombra che al sole. Avevo anche la S. ruscifolia, l’unica che mi sia morta e ancora non so perché. Forse perché la potavo troppo bassa, per fare una siepe alla Porcinai…

Un’altra rosa fantastica è la R. Tè ‘Lady Hillingdon’, sarmentosa sempreverde che fiorisce anche d’inverno. Copre tutta la parete est della casa, in piena bora (E-NE), che le fa un baffo. Solo a fine inverno perde le foglie verdi (attualmente non le ha ancora perse) e le nuove sono per un paio di settimane porpora scuro. È il motivo per cui l’ho comperata: volevo fare pendant con la trabeazione (sic) jungendstil in legno bordò che decora la mia casetta (eretta sotto l’Austria). Le rose sono color albicocca e profumano di tè. Il termine ‘trabeazione’ l’ho appreso dal mio architetto, quando ho comperato la casa.

Oggi ho visto per la prima volta i cinorrodi della rosa polyantha ‘Marie Pavié’, un regalo di una cara amica. L’avevo piantata in un posto sbagliato, dove per anni non ha fatto niente o quasi. Pensavo che dipendesse da lei. Poi l’ho spostata perché avevo bisogno di riempire una nuova zona recuperata dopo l’eliminazione del garage per far posto a una piccola serra e voilà, la pianta è esplosa! È molto fiorifera e i cinorrodi sono di un bel rosso corallo, piccoli e luminosi.

Mi sa che sono stata troppo pigra quest’inverno. Veramente la mia dottoressa mi aveva consigliato di prendere della vitamina D… perché le sembrava che vivessi in uno scantinato. L’ho guardata con gli occhi a piattino. Ohibò, mi sono detta, ma io vivo in un giardino! Forse questo spaventacchio di Covid mi ha condizionata. Oggi, grazie al mio desiderio di raccontarvi qualcosa di bello, ho spalancato la porta (vabbè che non c’è vento) e ho visitato tutte le mie creature. Ho ancora cose belle da dirvi. Ai piedi della mia ‘Ombretta’ c’è un bel ciuffo di Iris unguicularis (iris d’Algeria), che fiorisce a intervalli da novembre, se al sole: alla vista e al naso il fiore è come quello della solita iris, ma le foglie lunghe e pendule e la stagione la rendono ineguagliabile. E poi ho un acero, che grazie alla rivista Gardenia (numero di dicembre), ho scoperto che si chiama Acer palmatum Bi-Hoo. È il più bell’acero che si possa immaginare. Bellissimo d’inverno quanto nella bella stagione. Ha i rami di un color giallo-arancio per niente aggressivo, dolce, quasi da caramella. E le foglie nella bella stagione sono altrettanto belle, piccole, aggraziate, di un verde sfumato di giallo e con gli apici rosa, a seconda del mese. Ho poi tre skimmie: la Rubella, la Kew Green e la Fragrant Cloud. In settembre cominciano a buttar fuori panicoli di gemme che in aprile si aprono in fiori che sanno di ciclamino. La Rubella è la più nota perché ha gemme color cremisi, ma anche le altre sono aggraziate e impreziosiscono il paesaggio. C’è poi lo Jasminum nudiflorum, che fiorisce all’esterno del muro di cinta ed è un bel biglietto da visita. Ho anche tre Prunus subhirtella ‘Autumnalis’, che cominciano a fiorire in novembre, e che nella nostra regione sono incredibilmente rari. Io ne ho ammirato un viale a Parigi, in dicembre, al Parc Citroën. Naturalmente c’è il calicanto (Chimonanthus praecox), che è stato uno dei primi arbusti che ho acquistato, e che ho trovato con molta fatica, perché a Trieste nessuno lo conosceva, mentre nel Veneto non esiste casa di contadini che ne sia priva. Forse il mio amore per i fiori invernali è nato da lui. Mi fermo qui e, ripeto, mi sento un’ingrata, per essermi seppellita in casa, ma il giardino non si è offeso e si è dato da fare per farmi sorridere ancora.