UN ORTO AL 30° PIANO
di G. Salari , foto di Robert Lyons (Venerdì di Repubblica, ottobre 2005)

Dalle metropoli americane a Tokyo, sono sempre più numerose le città nelle quali sui tetti di edifici pubblici e privati fiorisce il verde. E non è solo arredo urbano.


Timo, rosmarino, coriandolo vietnamita, basilico blu. Le erbe coltivate sul tetto del Fairmont Waterfront Hotel di Vancouver e del Royal York Hotel di Toronto, dopo essere state curate dai giardinieri, arrivano in cucina dagli chef, che solo nell'albergo di Toronto preparano seimila pasti al giorno. Ma quegli stessi cespugli - bellissimi a vedersi, ottimi per fresche passeggiate estive - servono anche a proteggere dagli sbalzi di temperatura e dagli effetti delle piogge l'intero palazzo.

Ecologia, estetica, economia: sono almeno tre i buoni motivi per una scelta di "arredo" urbano sempre più radicata nelle metropoli canadesi, prima fra tutte, appunto, Vancouver. Un esempio seguito in tutto il mondo, Italia inclusa. Se i primi a pensare di foderare il tetto con un manto erboso furono i Vichinghi ottocento anni fa – e la pratica si diffuse presto nelle aree rurali dei paesi scandinavi, in Islanda e in Germania - oggi anche molte città europee e americane stanno riscoprendo il gusto dei tetti verdi. Negli Stati Uniti, i primi giardini "d'alta quota" sono comparsi sul Municipio di Chicago e sulla fabbrica della Ford di Rouge River, mentre a Toronto, oltre al tetto del Municipio, anche quello di un grande magazzino di articoli per la montagna è diventato un enorme e bellissimo giardino. Non si tratta solo di una moda.

Avere sugli edifici terrazze e tetti allestiti come piccoli parchi significa infatti migliorare la coibentazione, facilitare lo smaltimento delle acque piovane, godere di filtri naturali che contribuiscono a diminuire l'inquinamento acustico e atmosferico oltre a far risparmiare energia, immettendo quindi meno anidride carbonica nell'atmosfera. Secondo un recente studio condotto per conto del Ministero dell'ambiente canadese, se si realizzassero tetti verdi su appena il sei per cento degli edifici di una grande città, si ridurrebbe la temperatura estiva di uno o due gradi, risparmiando dal 5 al 10 per cento di energia. Inoltre un giardino sul tetto isola dal rumore meglio di un doppio vetro.

Tod Walles della Green Grid, una delle società che realizzano questo tipo di installazioni, è ancora più preciso:«Si può arrivare a una riduzione della percezione del rumore», valuta, «di trenta decibel: si tratta della stessa differenza che c'è tra il rumore di un tagliaerbe e quello di una normale conversazione». Vancouver è a detta di tutti la città in cui si ammirano due fra le migliori realizzazioni esistenti, opera dell'architetto paesaggista Cornelia Hahn Oberlander, che insegue il sogno dei tetti verdi dagli anni Settanta. Sopra il tribunale della città c'è ora una piazza da lei disegnata, Robson Square, che offre laghetti e cascatelle nel verde e che è diventata un piacevole rifugio per una passeggiata. Anche la nuova biblioteca pubblica ha un esteso giardino sul tetto, ma la Oberlander non è soddisfatta ed ha già accettato un'altra sfida: aiuterà gli studenti del British Columbia Institute of Technology a creare un giardino pensile sui loro edificio.

Robson Square a Vancouver:
una piazza tutta verde sul tetto del tribunale


L'idea di portare un po' di verde nel grigio cittadino sta intanto varcando il confine dell'edilizia pubblica, contagiando i privati che in molte città hanno iniziato a coltivare arbusti, praticelli e cespugli sopra le loro case. In alcuni casi è l'amministrazione pubblica a incentivare questo tipo di iniziative. I vantaggi per l'intera collettività sono tali che per esempio a Portland, in Oregon, gli amministratori hanno offerto un aiuto economico a chi costruisce giardini pensili: i tecnici del comune hanno calcolato che il verde assorbe fino a due terzi delle precipitazioni, evitando sovraccarichi della rete fognaria e conseguenti allagamenti.

Anche il Comune di Tokyo ha scelto da alcuni anni una politica di aiuti. Nel suo piano urbanistico del 2000, ha stabilito che almeno il venti per cento delle costruzioni con un tetto di oltre 1.000 metri quadrati debba essere ricoperto di verde: in metà dei quartieri della metropoli sono previsti aiuti economici pubblici che coprono fino al 50 per cento dei costi di realizzazione.

In Germania, invece, la legge impone che il sette per cento dei tetti delle città tedesche sia verde, e così a oggi si contano quattordici milioni di metri quadrati di giardini pensili. Fra i più famosi, c'è quello di ben 5.000 metri quadrati della Cassa di risparmio di Monaco. La possibilità di un consistente risparmio energetico - soprattutto dopo le ultime, torride, estati in cui si è assistito a un uso sempre più massiccio di condizionatori - è quasi ovunque la molla che spinge le amministrazioni pubbliche a incentivare l'idea dei tetti verdi.

In Italia, la proposta più recente è quella fatta a Firenze dal presidente del consiglio comunale, Eros Cruccolini: «Bisogna partire dai condomini», ha detto, «la cellula più importante delle nostre città. E dobbiamo arrivare presto a realizzare i primi giardini pensili sulle case popolari di nuova costruzione». Ai condomini aveva pensato già, fin dal 1999, il Comune di Roma, con un bando per realizzare cortili, pareti e tetti verdi, che offriva incentivi del 50 per cento a chi volesse rivestire di piante il proprio palazzo. Lo stesso contributo viene offerto tuttora dal Comune di Torino, mentre a Bolzano fioriscono i tetti della catena dei "Tradecenter".

Non sono solo gli ambientalisti a spingere in questa direzione. Tra gli architetti, sono in molti a credere che il tetto verde sia una fra le conquiste più interessanti della nuova architettura. Lo stesso Renzo Piano ha creato per l'Auditorium di Roma un giardino pensile di tre ettari, con piante striscianti sulle superfici più inclinate e addirittura una serie di uliveti sulle terrazze. L'architetto Beatrice Dongiovanni, docente di cultura progettuale all'Università di Milano Bicocca e autrice di numerosi progetti di tetti verdi anche per centri commerciali e ospedali, il giardino pensile lo descrive così: «Sospeso tra terra e cielo aiuta a ristabilire il contatto dell'uomo con la natura, ora che la città lo ha costretto a vivere nelle case multipiano, staccandolo dalla madre terra».

Sul risparmio energetico, però, c'è anche chi consiglia cautela. L'architetto Patricia Ferro, consulente di ISES Italia (International Solar Energy Society), ricorda che un "cappello" verde su un palazzo aiuta, sì, ma non basta: «Perché ci sia risparmio», dice, «è imprescindibile intervenire con altre misure, come il miglioramento dell'efficienza energetica della casa attraverso l'isolamento termico delle pareti esterne, la copertura stessa e gli infissi, che rappresentano spesso le superfici più deboli dell'edificio, dove il calore fuoriesce in inverno o entra in estate come da un rubinetto aperto». In ogni caso, se in varie città molti privati si sono convertiti ai giardini pensili è anche perché il manto vegetale fa durare più a lungo il tetto. In Germania, infatti, l'installazione del giardino viene offerta con un pacchetto che include una garanzia di trent'anni.

Quanto agli incentivi pubblici, non tutti pensano che siano necessari: a Vancouver è bastato che il comune iniziasse a dare l'esempio. Ora c'è in progetto di far diventare ecosostenibile l'area di Southeast False Creek: oltre la metà dei cittadini si è detta disposta a ricoprire di piante i tetti delle loro case.