10 DOMANDE SUGLI OGM
di Cinzia Toto (da Gardenia, febbraio 2005)

Ci aiuteranno
a vivere meglio o sono un pericolo?
Ecco cosa dicono gli esperti dei due schieramenti


CHE COSA SONO
Ogm (la sigla sta per "Organismi geneticamente modificati") sono quelle piante o quegli animali nel cui Dna (il "manuale" contenuto dentro ciascuna cellula, nel quale sono scritte le istruzioni per farla funzionare, vedere box in basso) sono stati inseriti uno o più geni ("parole del manuale") di un'altra pianta, di un animale o di un batterio.

A CHE COSA SERVONO?
I primi Ogm sono nati allo scopo di rendere le piante resistenti a virus e batteri parassiti, in modo da migliorare la produttività dei raccolti e ridurre l'uso di pesticidi. La capacità di resistere all'attacco di alcuni insetti, in particolare, è stata ottenuta inserendo nelle piante un gene di Bacillus thuringensis, batterio comunemente presente nel suolo e ampiamente utilizzato nell'agricoltura biologica per le sue capacità di fungere da insetticida naturale. Colture geneticamente modificate di ultima generazione puntano anche a migliorare gli aspetti nutritivi delle piante: il golden rice, per esempio, è un riso particolarmente ricco di ß-carotene, e dunque utile alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo che soffrono di carenza di vitamina A.

QUANDO SONO NATI?
Le tecniche di trasferimento dei geni da una pianta all'altra sono state messe a punto vent'anni fa. L'introduzione di piante Ogm in
agricoltura risale invece a undici anni fa.

QUALI SONO GLI OGM PIÙ COLTIVATI?
Soia, mais, cotone e colza (quest'ultima è una pianta coltivata sia per l'estrazione dell'olio, abbondante nei semi e utilizzato per fare saponi, sia come foraggio).

IN QUALI PAESI SONO COLTIVATI?
Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina si dividono il 90 per cento del mercato; in Europa sono coltivati solo in Spagna (25.000 ettari di mais). In Italia la legge ne ha vietato finora la coltivazione. Un decreto varato nel novembre scorso, però, ha stabilito che entro il 31 dicembre 2005 le Regioni dovranno decidere se coltivare gli Ogm nel loro territorio oppure no. Quelle che opteranno per il sì dovranno dotarsi di norme molto precise che definiscano come, dove e quando coltivarli. Quanto alla vendita di cibi contenenti Ogm, in Italia è consentita: la loro presenza dev'essere però segnalata sull'etichetta, a tutela del consumatore.

Umberto VeronesiIL MANIFESTO A FAVORE
Nel novembre scorso il professor Umberto Veronesi ha presentato a Milano un documento in difesa degli Ogm firmato da 18 società scientifiche italiane, in rappresentanza di 10.000 ricercatori. Promosso dalla Società italiana di tossicologia, è il primo consensus document su "Sicurezza alimentare e Ogm". Lo si può leggere al sito internet www.sitox.org/news/Consensus.pdf

"La scienza non è quella che vuole mettere il gene del salmone nel Dna della fragola, ma quella che vuole migliorare la vita dell'uomo, che vuol dare una speranza di salvezza in più ai malati, cibi sicuri, abbondanti e a basso costo ai bambini che muoiono di fame".
Umberto Veronesi, oncologo favorevole agli Ogm

Marcello Buiatti

 

"La tendenza a presentare scienza e tecnologia come onnipotenti e infallibili si accorda con una concezione della vita secondo cui gli organismi sono fatti come le macchine, cioè possono essere scomposti in singoli pezzi che poi è possibile ricomporre in modo arbitrario, una volta noti i segreti degli ingranaggi". Marcello Buiatti, genetista, contrario agli Ogm

 

 

 
CHE COS'È IL DNA
 
Tutti, gli esseri viventi sono formati da cellule. Il Dna, sigla che sta per "acido desossiribonucleico" (sotto, la rappresentazione della sua struttura, detta "a doppia elica"), è la molecola che si trova nel nucleo delle cellule e contiene le istruzioni necessarie affinchè un organismo si sviluppi, si nutra, si riproduca e risponda agli stimoli ambientali.
I geni sono porzioni di Dna: portano l'informazione per la sintesi di una proteina. Una cellula del corpo umano ha un patrimonio genetico costituito da circa 100.000 geni. 110 e più milioni di specie viventi, dai lieviti alle piante, dai pesci all'uomo, hanno in comune un gran numero di geni: come dire che la "Divina commedia" e l'autobiografia di Bill Clinton sono scritti con le stesse 26 lettere dell'alfabeto.
 
     

GLI OGM SONO CONTRO NATURA?

Non più di quanto lo siano le altre piante coltivate, dicono molti scienziati. Secondo questi ultimi, tutto, in natura, è soggetto a mutazioni genetiche. Noi uomini, per esempio, nel corso di centinaia di migliala di anni siamo andati incontro a mutazioni continue e oggi siamo molto diversi dall'uomo di Neanderthal.
L'agricoltura, in particolare, è stata dalle sue origini un continuo "addomesticamento" della natura: tutti i vegetali che abitualmente mangiamo sono il frutto di secoli di selezioni, incroci tra piante appartenenti a varietà diverse della stessa specie oppure di specie differenti. Questo rimescolamento genetico, che ha avuto lo scopo di darci alimenti migliori, è stato così rilevante che oggi quasi nessuna delle piante coltivate sarebbe in grado di vivere e produrre senza l'intervento dell'uomo.
Ciò che è cambiato negli ultimi 50 anni, e cioè da quando è stata scoperta la struttura del Dna, è che oggi l'uomo dispone di nuove tecnologie che gli permettono di proseguire in quel millenario "addomesticamento" in modo più mirato e consapevole.

Altri scienziati, assieme alla stragrande maggioranza degli ambientalisti, dicono invece che i rimescolamenti genetici effettuati con i metodi tradizionali sono molto diversi da quelli attuati con le biotecnologie. In quest'ultimo caso, infatti, nella pianta da manipolare (per esempio, un pomodoro che si vuole rendere meno deperibile) vengono inseriti geni che non derivano da altre varietà di pomodoro, ma da piante completamente diverse, o addirittura da animali (l'esempio classico è quello di una fragola Ogm resistente al freddo grazie all'inserimento, nel suo Dna, di un gene che arriva da un pesce che vive nell'Artico).
"Mutazioni di questo tipo", spiega Marcelle Buiatti, genetista dell'Università di Firenze, "non avverrebbero mai in natura. Questo non dà luogo necessariamente a conseguenze catastrofiche, ma senza dubbio aumenta notevolmente il livello di imprevedibilità di quello che può succedere al prodotto e delle sue interazioni con il resto del mondo vivente. È per questa ragione che gli animali e le piante modificati spesso non godono di buona salute e non sono produttivi per cui, in oltre vent'anni di ricerca, non si è riusciti a creare alcun animale commercializzabile per uso alimentare e si è arrivati a modificare le piante solo rispetto a due caratteri: la resistenza ai diserbanti e quella agli insetti".

È VERO CHE FANNO MALE ALLA SLAUTE?

Secondo il fronte dei favorevoli agli Ogm, che annovera tra le sue fila l'oncologo Umberto Veronesi, il consumo di Ogm non ha mai evidenziato rischi sanitari diversi rispetto a quelli posti dalle colture tradizionali.
Gli Ogm sono regolati da un quadro normativo che non ha eguali in campo alimentare e pertanto risultano essere più controllati di qualunque altro prodotto del comparto. Lo stesso commissario europeo della Ricerca, Philippe Busquin, al termine di uno studio durato quindici anni, che ha coinvolto 400 centri di ricerca pubblici, ed è costato 70 milioni di euro, ha affermato che "le piante geneticamente modificate e i prodotti sviluppati e commercializzati fino a oggi, secondo le usuali procedure di controllo non hanno evidenziato alcun rischio per la salute o l'ambiente. Anzi, l'uso di una tecnologia più precisa e le più accurate valutazioni in fase di regolamentazione rendono probabilmente queste piante e questi prodotti ancora più sicuri di quelli convenzionali".
"Prima di mettere in vendita un alimento Ogm", aggiunge Giuliano D'Agnolo, ricercatore presso l'Istituto Superiore di Sanità, "si controlla che non dia allergie. Questa analisi preventiva non è prevista per gli alimenti tradizionali".

L'obiezione dei movimenti anti-Ogm (WWF e Greenpeace in prima linea) è che finora non esistono dati scientifici sufficienti ad affermare con certezza che gli Ogm non siano dannosi. "Per poter fare una valutazione seria", spiegano a Greenpeace, "bisognerebbe disporre di dati sulla popolazione che li consuma e confrontarli con quelli di chi invece non li consuma. Siccome negli Stati Uniti, Paese nel quale i cibi transgenici sono più numerosi, la presenza di Ogm non è indicata in etichetta, ecco che trovare chi li consuma è impossibile e quindi impossibile è fare un'indagine".

È VERO CHE I CAMPI OGM DANNEGGIANO L'AMBIENTE?

No, dicono gli scienziati favorevoli. "Al contrario", spiega Francesco Sala, docente di botanica e biotecnologie all'Università Statale di Milano,Francesco Sala"proprio perché rendono le piante più resistenti alle malattie, permettono di ridurre drasticamente l'uso di insetticidi ed erbicidi. E poi, garantendo rese maggiori, consentono anche di ridimensionare la superficie dei campi coltivati per lasciare parte del suolo a disposizione della natura vera, fatta di boschi e terreni incolti. Quanto alla possibilità che i campi Ogm possano contaminare quelli che non lo sono, è stato scientificamente provato che se li si distanzia da 1 metro a un massimo di 200 a seconda della specie, il rischio non esiste. Che ci possano essere contaminazioni a distanza di chilometri, come qualcuno vuol far credere, è poi escluso. Il polline non può andare così lontano: quello del riso, per esempio, vive da 2 a 5 minuti, si sposta al massimo di 1 metro e poi muore".

Diverso il parere del fronte del no:"Premesso che la maggior parte delle multinazionali che hanno sviluppato piante transgeniche sono anche industrie chimiche che negli anni hanno immesso nell'ambiente composti tossici", dicono a Greenpeace, "le piante Ogm in commercio non sono del tutto esenti dall'impiego di composti chimici e ci sono testimonianze secondo cui, in alcuni casi, è stato necessario addirittura aumentarne l'utilizzo". "Per non parlare delle minacce alla biodiversità", aggiunge il genetista Buiatti. "È importante per la sopravvivenza che ci sia diversità genetica all'interno degli individui, fra individui della stessa specie, fra le specie negli ecosistemi e nella biosfera. E gli Ogm tendono a ridurre questa varietà".

È VERO CHE POSSONO RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA FAME NEL MONDO?

Secondo molti scienziati, gli Ogm da soli non possono risolvere un problema così complesso, però sono senz'altro uno strumento potenzialmente utile. "Per alimentare la popolazione mondiale", spiega Dennis Avery, esperto di agricoltura e direttore del settore alimentare dell'Hudson Institute di Indianapolis, "c'è bisogno di tecniche che permettono una maggiore produzione con minore superficie utilizzata. La domanda di cibo per il 2050 raggiungerà il triplo dell'attuale produzione mondiale. Le biotecnologie ci permetteranno di avere piante resistenti ai virus e ai parassiti. Le tecniche tradizionali probabilmente non sono sufficienti per raddoppiare la produzione di cibo nei prossimi decenni".
A Johannesburg, in occasione del Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile che si è tenuto nel settembre del 2002, un gruppo di scienziati africani di sedici diversi Paesi ha fornito una dichiarazione nella quale chiedeva la libertà di usare sementi geneticamente modificate: "Ogni quattro secondi", si legge nel documento, "muore una persona per fame. L'Africa ha bisogno di soluzioni vere e le piante Ogm che resistono alla siccità - uno dei principali problemi all'origine della nostra mancanza di cibo - sono la risposta".

Ma il fronte del no si oppone: "Oggi le risorse alimentari prodotte a livello globale sono sufficienti a sfamare la popolazione del pianeta", spiega Pasquale De Muro, docente di economia del territorio e di sviluppo delle economie agricole all'Università degli Studi Roma 3. "La fame", precisa, "esiste in alcuni Paesi e riguarda alcune categorie di persone, ma non è dovuta alla mancanza di cibo sul mercato. Perciò se pure gli Ogm consentissero di aumentare la produzione agricola, non aiuterebbero a sconfiggere l'insicurezza alimentare".

È VERO CHE POTREBBERO FAR SCOMPARIRE I NOSTRI PRODOTTI TIPICI?

"È vero il contrario", dice il professor Francesco Sala, "e cioè che gli Ogm possono proteggerli. Ci sono molti prodotti, per esempio il pomodoro San Marzano, il riso Carnaroli, la vite Nero d'Avola e molti altri, che rischiano di sparire per sempre dai nostri campi perché continuamente colpiti da virus e malattie fungine. L'agricoltura tradizionale pone rimedio a questi problemi con frequenti interventi chimici in campo, che spesso hanno un successo solo parziale. Nel caso di malattie prodotte da virus non esistono trattamenti e l'infezione porta a gravi perdite produttive e a scadimento della qualità. Ecco allora che le biotecnologie possono tornare molto utili: l'inserimento di un gene può correggere un difetto, per esempio la sensibilità a un parassita, senza alterare la qualità organolettica e commerciale del prodotto".

A tirare la fune in senso opposto è la Coldiretti, l'associazione che raccoglie il maggior numero di agricoltori italiani: "L'apertura agli Ogm", spiega Franco Pasquali, segretario generale, "è un rischio per il made in Italy alimentare che non possiamo far correre a un settore che con la propria immagine svolge a livello internazionale un ruolo di traino per l'intera economia del Paese. Abbiamo conquistato primati nei campi e sulle tavole di tutto il mondo con il tipico, il biologico e la grande varietà e quantità di prodotti offerti dalla nostra agricoltura... A quasi la metà degli stranieri la parola Italia fa venire in mente soprattutto cibi e vino... Siamo leader in Europa in quanto ad agricoltura biologica e abbiamo anche il maggior numero di prodotti Dop e Igp. Con queste premesse, come potremmo mai tollerare il transgenico nei nostri campi?".

 

 
TRE LIBRI PER FARSI UN'IDEA
 
 


A chi volesse approfondire il complesso tema degli Ogm segnaliamo due libri che ci sono sembrati particolarmente riusciti per la chiarezza dell'esposizione. Hanno lo stesso titolo -"Biotecnologie" - ma sono schierati su fronti opposti.

Il primo, edito da 21° secolo (181 pagine, 9 €), è scritto da cinque scienziati italiani e da un giornalista scientifico, ed è decisamente a favore degli Ogm.

L'altro, pubblicato da II Mulino (collana "Farsi un'idea", 136 pagine, 8 €), è scritto dal genetista Marcello Buiatti, spiega il delicato equilibrio che sta alla base della vita e le ragioni per cui occorre essere cauti quando lo si modifica.

Entrambi sono del 2004. Inoltre è in uscita in questi giorni per i tipi di Laterza "Gli Ogm sono davvero pericolosi?" (150 pagine, 10 €). L'autore è Francesco Sala, Ordinario di botanica e biotecnologie all'Università Statale di Miiano.