LA CAMPAGNA DEL LONDON WILDLIFE TRUST
Meno pavimenti nei giardini

di Maria Brambilla (Gardenia, novembre 2011)


Gli spazi verdi di Londra (ma probabilmente anche quelli di tante altre città sparse un po’ in tutta Europa) stanno diventando sempre più grigi. Le fotografie aeree scattate dal London Wildlife Trust, un’organizzazione impegnata nell’arduo compito di creare condizioni favorevoli alla natura anche nei quartieri urbani più congestionati, hanno rivelato che nei tre milioni di giardini grandi e piccoli della capitale britannica le zone rivestite con pietre, legno, asfalto oppure cemento sono aumentate di un quarto nell’arco degli ultimi dieci anni, mentre la superficie destinata alla vegetazione si è ridotta del 12%. Una tendenza che si è affermata perché molti proprietari di giardini, sedotti dalle prerogative degli spiazzi lastricati (sono ideali per parcheggiare l’automobile, oppure sotto un porticato o un gazebo, e richiedono certamente meno lavoro degli angoli piantumati), non hanno valutato opportunamente il loro impatto negativo sull’ambiente intorno. Sottrarre spazio prezioso al verde è infatti in netto contrasto con i principi dell’urban greening, che prescrivono di sistemare alberi e arbusti ovunque sia possibile — compresi i marciapiedi, i tetti piani o i muri esterni delle case — in modo da ridurre l’inquinamento atmosferico delle città e contribuire a migliorarne il microclima abbassando la temperatura estiva.

A sinistra: un angolo di giardino pavimentato solo dove si parcheggia l’auto. Il resto è ghiaia

Pavimentazioni e allagamenti

Come fa notare anche la Royal Horticultural Society, che già da tempo si batte contro il dilagare di pietre e cemento nei giardini di città, queste superfici “dure” hanno poi il grave handicap di contribuire ad accrescere in modo non marginale la già cospicua impermeabilizzazione del suolo urbano, una condizione che altera in modo significativo il ciclo naturale dell’acqua provocando conseguenze di non poco conto, prima fra tutte l’aumento del rischio di allagamenti. Perché quando la pioggia cade su una superficie pavimentata invece di venire assorbita dal terreno, e provvedere così all’indispensabile alimentazione della falda sotterranea, scivola via e viene convogliata nella rete fognaria, che però nel caso di forti temporali, sempre più frequenti per via dei cambiamenti climatici in atto, a volte non riesce a contenere tutta quella massa d’acqua che di colpo si rovescia al suo interno.



Come fare
Ecco alcuni consigli forniti dal London Wildlife Trust e dalla Royal Horticultural Society per minimizzare l’impatto negativo delle pavimentazioni esterne.
RIDURRE LA SUPERFICIE LASTRICATA
Per prima cosa riflettere bene prima di pavimentare una zona del giardino. Se è assolutamente necessario farlo, ridurre il più possibile la superficie (nel nostro Paese non è comunque consentito oltrepassare i limiti indicati nel regolamento edilizio comunale) e soprattutto utilizzare materiali permeabili, in modo da consentire a una buona parte dell’acqua piovana di venire assorbita dal terreno.

I MATERIALI: PIÙ GHIAIA, MENO CEMENTO

I materiali più indicati sono la ghiaia (meglio, per motivi di rispetto ambientale, rinunciare a quella di fiume e scegliere quella riciclata), i grigliati erbosi, i mattoni e le lastre di pietra porosa (arenarie, tufo) posati a fughe larghe su un fondo di sabbia e ghiaietto (evitare assolutamente il cemento).

LE SOLUZIONI VERDI

Per risarcire almeno in parte la quota di verde sottratta con la pavimentazione, si può poi fare ricorso a specie tappezzanti interrate nella ghiaia o fra una pietra e l’altra - Lysìmachia nummularia, Ajuga reptans, Thymus serpyllum - oppure a vasi sistemati qua e là e piantati con arbusti che richiedono innaffiature ridotte al minimo: pelargoni e piante aromatiche, cisti e lavande, Eryngium e Ceanothus, agrifoglio e maonia.


DOVE SI TROVA


Per una pavimentazione da giardino ecologicamente corretta, visitare i siti Internet www.wildlondon.org.uk e www.rhs.org.uk/urbangreening