IL CALENDARIO DEL GIARDINIERE
(da Il Giardino Fiorito, Aprile 2004)

I LAVORI DI APRILE
di Karel Capek

Aprile, il mese perfetto e benedetto dai giardinieri. Lasciamo agli innamorati l'apologia del mese di maggio: in maggio alberi e piante si limitano a fiorire, ma in aprile germinano e germogliano. Ora, questo nascere e germogliare, queste gemme e questi nuovi virgulti sono la più grande meraviglia della natura, e non c'è bisogno che dica una parola di più su questo argomento: sedetevi sui talloni e frugate nella terra gonfia trattenendo il respiro, perché il vostro dito sta toccando un seme che sta germinando. Non è possibile descrivere questo momento, come non è possibile descrivere i baci e qualche altra cosa.

Ma torniamo alla fragile gemma: non si sa com'è, ma succede straordinariamente spesso che quando si deve camminare su un'aiuola per andare a togliere qualche rametto secco o a sbarbare un'erbaccia, generalmente si mette un piede su un germoglio di giglio o di peonia. Naturalmente lo schiacciamo e allora ci vien male dalla vergogna e dall'orrore, e ci par d'essere uno di quei mostri sotto i cui zoccoli l'erba non cresce. Oppure stiamo sarchiando con cura infinita la terra di un'aiuola, ottenendo irrimediabilmente il risultato di spaccare con la zappa un bulbo che sta germogliando, o di tagliare con la vanga i getti degli anemoni; mentre inorriditi ci ritiriamo in fretta, spiaccichiamo sotto la nostra zampa una primula in fiore o rompiamo il giovane pennacchio di un delphinium.

Quanto più ansiosamente lavoriamo, tanto più danno facciamo; soltanto anni di pratica possono svelare certi misteri e dare la tracotante sicurezza del vero giardiniere che pur camminando sbadatamente non pesta nulla o, se lo fa, per lo meno non se ne preoccupa. (Questo sia detto per inciso).
Oltre al mese della germinazione, aprile è anche quello della piantagione. Con entusiasmo, anzi con selvaggio entusiasmo e con impazienza ordinate le piantine ai vivai perché senza le piantine non potete più vivere, e inoltre andate da tutti i vostri amici che hanno un giardino per avere delle talee; perché è ormai assodato che quanto si ha non basta mai. E così un bel giorno, circa centosettanta p
iante si riuniscono in casa vostra e tutte debbono essere piantate immediatamente; allora vi guardate ansiosamente intorno e vi rendete conto senza ombra di dubbio che per queste piantine non c'è più posto. In aprile, quindi, il giardiniere è un uomo che con una pianta languente in mano fa venti volte il giro del suo giardino cercando disperatamente un centimetro di terra nel quale non cresca nulla.
"No, qui non è possibile" mormora tra sé "ci sono questi maledetti crisantemi; lì, poi, i phlox la soffocherebbero; e qui c'è un verbasco, che il diavolo se lo porti. Ma le campanule hanno invaso tutto, e non c'è posto nemmeno vicino a questa achillea. Dove la metterò? Ecco, ecco, la metto qua. No, c'è un aconito; forse là; no, là c'è una potentilla. Qui ci starebbe bene, ma è pieno di tradescantia: e questo che spunta qui che cosa sarà? Mah, mi piacerebbe proprio saperlo. Ecco, qui c'è un po' di posto:aspetta, piantina bella, in un attimo ti faccio il letto, eccoti sistemata. E ora cresci in pace". Poi, tra due giorni o tre, il giardiniere scoprirà che l'ha piantata proprio sopra le gemme scarlatte di una oenothera.
I giardinieri sono certamente venuti da coltivazione, non per selezione naturale. Se essi si fossero sviluppati naturalmente sarebbero diversi: avrebbero gambe come gli scarafaggi in modo da non aver bisogno di sedersi sui talloni e avrebbero le ali, prima di tutto per bellezza e secondariamente per poter volare sopra le aiuole. Chi non ha esperienza in materia non può immaginare quanto diano noia le gambe quando non c'è nulla su cui poggiarle, non si è mai accorto di quanto siano stupidamente lunghe se è necessario piegarle sotto di sé per infilare un dito in terra, e quanto siano incredibilmente corte se si deve arrivare dall'altra parte dell'aiuola senza pesticciare un cespuglio di pyrethrum o le radici di un'aquilegia. Se soltanto fosse possibile restare sospesi ad una cintura e volteggiare sulle aiuole, o almeno avere quattro mani e una testa con un cappello e nient'altro, o avere arti rientranti come un cavalletto da macchina fotografica! Ma poiché il giardiniere è costruito esteriormente con le stesse imperfezioni dell'altra gente, il massimo che può fare è mostrare ciò di cui è capace: tenersi in equilibrio contro tutte le leggi di gravità, arrivare dovunque ed evitare qualsiasi cosa, e tuttavia serbare una parvenza di rispettabilità in modo che la gente non rida di lui. S'intende che con un'occhiata di sfuggita da lontano, del giardiniere non vedete altro che la schiena: tutto il resto -testa gambe e braccia- è nascosto sotto a quella.
Grazie per l'interessamento: sì, ora il giardino è proprio una meraviglia. Non avete idea di quanto sia bello con tutti i narcisi, i giacinti, le scille; con la viola cornuta e l'omphalodes, sassifraghe, alisso, arabis e aubrieta, con le primule e le eriche di primavera e con tutti gli altri fiori che sbocceranno domani e dopodomani.
E' permesso a tutti, naturalmente, farmi complimenti: "Oh, che bei fiorellino color porpora!" dice uno che passa; e il giardiniere risponde leggermente offeso;;" Ma come, non sapete che questa è una Petrocallis pyrenaica?' Perché bisogna sapere che il giardiniere tiene i nomi in gran conto. Un fiore senza nome, per dirlo alla maniera di Platone, è un fiore senza un'idea metafisica: in altre parole non ha una vera e propria realtà; un fiore senza nome è un'erbaccia, un fiore col nome latino assurge ad uno stato di dignità. Se un'ortica vi cresce nell'aiuola, mettetele un'etichetta "Urtica dioica" e la rispetterete. Arriverete perfino a sarchiarla e a concimarla.
Se parlate con un giardiniere domandate sempre: "Come si chiama questa rosa?" "Questa è la Burmeeste" van Tholle" - vi risponderà felice il giardiniere "e questa è M.me Claire Mordier".
E vi guarderà con rispetto pensando che siete un tipo intelligente e come si deve.
E non vi prendete confidenze con i nomi: non dite per esempio: "Che bella arabis in fiore" perché è possibile che il giardiniere vi fulmini con un: "Questa? Ma non vedete che questa è una Schivereckia bornmulleri". E' quasi eguale, ma un nome è un nome e noi giardinieri ci teniamo ai nomi esatti.
Per questo odiamo i bambini e i merli, perché essi portano via e confondono le etichette, cosi che magari ci capita di dire meravigliati: "guarda un po', i fiori di questa genista sembrano precisi all'edelweiss - dev'essere una varietà speciale. Che sia una genista non c'è dubbio, l'etichetta l'avevo messa io".