LE BELLE INFESTANTI

di Lorena Lombroso (Giardinaggio, aprile 2010)

Alcune piante hanno la capacità di invadere prati e aiuole crescendo persino tra l'asfalto, sul marciapiede e nei luoghi più ingrati. Sono infestanti, certo, ma talvolta molto belle e importanti per l'ambiente...


 
Da sinistra la regina delle infestanti, il soffione: altro non è che la corolla di semi prodotta dal taràssaco, presente allo stato selvatico in numerose specie oltre a Taràxacum officinale, e utilizzato anche in fitoterapia e cosmèsi naturale. Il papavero, capace di sbucare persino dall'asfalto; un cardo, presente in molte specie nell'ambiente agricolo e selvatico, anch'esso molto tenace grazie all'apparato radicale robusto; per finire, una pratolina, fiore grazioso ma temuto da chi ama prati impeccabili, e la comune ortica.



Infestante: erbaccia o arbusto tenace, detestato dal giardiniere per la sua capacità di crescere dove non si vuole. Tutti ne conosciamo alcune, spesso senza saperne il nome, perché sanno infilarsi tra le pietre delle pavimentazioni fino a scalzarle, sanno invadere l'erba pazientemente curata allargando le loro foglie brutte e grossolane, sanno arrampicarsi qua e là avvolgendosi ovunque, su reti e steli di piante... Le infestanti sono tante, e la lotta non è mai finita, perché c'è una ragione agronomica nella loro violenza di invasione: hanno tutte le doti necessarie per vivere in quel terreno, e vi trovano l'ambiente ideale. E per questo che il convolvolo o vilucchio, incurante del caldo afoso, in estate se ne va per il giardino aggrappandosi a tutto e fiorendo con le sue effimere e pallide campanelle dalle quali cadono i semi che lo perpetuano di anno in anno. Ed è per lo stesso motivo che sul grigliato in legno, al posto della clematide comprata a caro prezzo, si fa strada la vitalba, un'altra clematide che si adatta alla maggior parte dei suoli, non teme il caldo, resiste alla siccità appropriandosi nel terreno dell'acqua destinata ad altre colture... e fiorendo graziosamente in bianco, per produrre poi curiosi frutti la cui appendice piumosa argentea persistente per lungo tempo fino all'inverno, assume, alla fine, un ruolo ornamentale.

Un'americana davvero terribile

Infestante e davvero tenace per le radici profonde, Phytolacca americana produce bacche tossiche per l'uomo e i mammiferi: eppure viene coltivata anche a scopo ornamentale, e viene utilizzata per alcune preparazioni omeopatiche. Per combatterla occorre sradicarla avendo cura di eliminare anche i pezzi di radici che dovessero spezzarsi: se rimangono nel terreno, la pianta si rigenera rapidamente. (foto a sinistra)


Infestanti o ornamentali, una scelta


Così come la vitalba, altre piante presentano due facce contrastanti: sono considerate infestanti e, contemporaneamente, bisogna ammettere che hanno dei punti a favore perché sono belle e resistenti a tutto.

Un caso tipico? Il papavero, Papaver rhoeas, la cui classica invasione nei campi di grano è detestata dagli agricoltori e osservata con meraviglia da chi ha occasione di ammirarne la bellezza. Così resistente, il povero papavero, da riuscire a farsi strada nel cemento, sbucando ai bordi del marciapiede anche in città o al casello dell'autostrada.
Altrettanto spettacolare è il cardo, nome comune attribuito a piante di diverse specie e varietà (Carduus, Cirsium, Sylibum...). Alcune specie producono piante alte e spinosissime, con infiorescenze vistose, gialle o violette. La loro funzione nell'ecosistema è importante perché offrono cibo e rifugio a una grande varietà di insetti e farfalle. E qui si tocca un tasto fondamentale per il discorso della lotta alle infestanti. La lotta contro le piante invasive in agricoltura e nei giardini è stata per anni portata avanti a botta di prodotti chimici non biodegradabili e fortemente dannosi per l'ambiente. Un caso per tutti: la famigerata atrazina, diserbante del mais. A metà degli anni '80 in Italia questo prodotto chimico è stato bandito perché aveva inquinato le falde freatiche e l'acqua di molte località padane non era più potabile, ma è ancora ampiamente utilizzato nei paesi in via di sviluppo, con danni gravissimi per la natura e la salute dell'uomo e degli animali.
Nei giardini in cui l'attenzione per la qualità dell'ambiente è corretta, il giardiniere rinuncia ai diserbanti
chimici di ogni natura, preferendo pratiche ecosostenibili (diserbo manuale e meccanico, pacciamature...) o utilizzando occasionalmente e in modo molto mirato i diserbanti ammessi in agricoltura biologica (per esempio il glifosate, non tossico per i mammiferi incluso l'uomo e degradabile nel suolo).

 



Piccole, ma davvero invadenti
Tutti notiamo in primavera il diffondersi improvviso, nei prati anche in città, di macchie azzurre incantevoli: è la veronica (in centro), infestante di rapida espansione, graziosa per quel mare di fiorellini che però presto spariscono lasciando un intrico sottile di rami tenaci, capace di deturpare il manto erboso. In giallo sbocciano invece i fiorellini di Ranunculus ficaria (a sinistra), anch'esso rapido a crescere e a occupare spazi nel prato e ai piedi dei cespugli. Infine, a destra, un classico: la poa, infestante frequente, in numerose specie.


Piccole, ma davvero invadenti

Molte sono le specie infestanti che per contro hanno importanza sul piano ambientale; molti giardinieri scelgono di lasciare nello spazio verde una zona incolta popolata di 'erbacce' proprio per tutelarne la sopravvivenza e la funzione ecologica.
Parallelamente si protegge il giardino dalle invasioni, osservando pratiche agronomiche corrette e su misura per gli specifici casi, si effettua un diserbo manuale paziente e immediato man mano che le erbe si fanno vedere, si cerca di scegliere specie la cui presenza in giardino è tale da occupare lo spazio altrimenti scelto dalle erbacce, si utilizza la pacciamatura dove il terreno rimane vuoto... Insomma si attuano criteri che tengano conto dell'importanza della biodiversità, tollerando l'arrivo di un papavero là dove non sarebbe ideale: ma, d'altra parte, è anche così bello... Una diversa visione del giardino, dove in qualche modo c'è posto per tutti, e dove anche cardi, ortiche, veroniche e pratoline trovano casa. In cambio, avremo un dono importante: un mondo più pulito, senza diserbanti.


Quando le infestanti cambiano il paesaggio

 

fucsiaHedychium gardnerianum

 

Capita talvolta che una certa pianta, introdotta a scopo ornamentale, giunga a diffonderortensie blusi in maniera invasiva. Un esempio illuminante è quello che è accaduto nelle isole Azzorre, in mezzo all'Atlantico. Nel 19° secolo gli inglesi che vivevano su queste isole portoghesi, coltivando arance e ananas, portarono qui il 'giglio di zenzero', Hedychium gardnerianum, di origine indiana, che in Europa è coltivato come bulbosa estiva. In breve la pianta fuggì dai giardini occupando il sottobosco a scapito della flora autoctona. Oggi il giglio di zenzero, dalla fioritura proMontbretia (sin. Crocosmia)fumatissima, occupa molti ettari di terreno e finora i metodi sperimentati per fermarlo non hanno dato grande esito. Lo stesso è accaduto, paradossalmente, alle ortensie: anch'esse 'fuggite' dai giardini, crescono in masse enormi ai bordi delle strade, dove vengono tagliate con le motofalciatrici per impedire che si diffondano nei campi! Pur tenendo conto delle problematiche ambientali e agronomiche, in estate la meravigliosa fioritura degli Hedychium e dei milioni di ortensie blu attira nelle isole Azzorre centinaia di migliaia di turisti.
Anche in Irlanda due piante da giardino hanno cambiato il paesaggio. La fucsia, di origine americana, si è diffusa ovunque soprattutto lungo le coste, dove cresce selvatica e splendida in compagnia della Montbretia (sin. Crocosmia), che si è diffusa persino nei territori magri e poveri delle torbiere dove, pur non essendo nativa, sembra trovarsi perfettamente a proprio agio (in basso a destra).

 

 

Quando l'ederà diventa invadente

In genere si utilizza la comune edera, Hedera helix, come tappezzante sul terreno perché compete con altre erbe infestanti e ricopre la superficie con un tappeto di aspetto gradevole. In ambienti umidi e ombrosi è di rapida espansione e arriva a occupare rapidamente il terreno ai piedi dei cespugli, ma in genere non provoca problemi.
È invece problematica la sua presenza sui tronchi degli alberi. Le radici con le quali aderisce al fusto non penetrano all'interno della corteccia, né sottraggono linfa all'ospite, ma appesantiscono la struttura arborea e possono provocare cedimenti. Se si vuole eliminare l'edera dai tronchi degli alberi si possono recidere i fusti alla base e, dopo qualche giorno, staccarli manualmente, via via che seccano le radici aeree. Va ricordato che l'edera emette fiori e frutti solo quando ha superato i 10 anni di età; i rami che portano fiori hanno foglie ovate e non sagomate come quelle 'classiche'.

 

Gli invasori di acqua e terraferma

Numerose specie sono considerate infestanti degli specchi d'acqua. Lemna minor (a sinistra), talvolta coltivata come pianta ornamentale, è capace di occupare rapidamente la superficie a scapito delle ninfee e con problemi per la salute dell'acqua. Per combatterla è importante agire per tempo, togliendola manualmente per non danneggiare pesci e altre piante con prodotti chimici.
La leggenda vuole che l'irlandese San Patrizio usò una foglia di trifoglio per rappresentare e divulgare la dottrina della Trinità; oggi il trifoglio, shamrock in irlandese, (a destra) è considerato per tutti un simbolo dell'identità nazionale irlandese.

 


Come proteggere il prato dall'invasione di erbacce

Per proteggere il manto erboso dal diffondersi di specie infestanti è importante attuare per tempo un programma di prevenzione, concretizzando una serie di operazioni che, a partire da un manto erboso privo di malerbe, eviti la loro comparsa. Il punto fondamentale è proprio questo: un nuovo prato va seminato solo dopo aver effettuato un lavoro di bonifica, con il diserbo fatto nei periodi migliori, partendo quindi già dalla stagione precedente (autunno).
Un altro elemento importante riguarda la qualità e tipologia del miscuglio di semi impiegato per il manto erboso; per una buona difesa dalle infestanti è bene che esso contenga una certa percentuale di specie a crescita rapida (per esempio il loietto, Lolium perenne);
La pratica regolare della normale manutenzione (irrigazioni, concimazioni...) aiuta a ridurre sensibilmente le invasioni indesiderate.
Il regime di taglio a intervalli regolari in base all'andamento climatico (frequente e basso in primavera, più rallentato e più alto in piena estate e nuovamente frequente e basso in autunno) aiuta a limitare l'espansione delle infestanti annuali.
Importantissimo è utilizzare terricci e concimi organici in sacchi e di buona qualità, privi di semi e di parti radicali di infestanti.
Infine: un controllo frequente e un'azione immediata costituiscono di fatto la migliore difesa. La primavera è il vero periodo rischioso: non abbassate la guardia!


A sinistra: tappeto erboso perfetto, frutto di una buona gestione prima dell'impianto dei semi e in seguito con una manutenzione corretta. In centro: operazioni di diserbo. A destra un attrezzo estirpatore.