ALLA LARGA DAL TIPOGRAFO

di Mario Vietti (Giardinaggio, aprile 2005)


C'è un insetto che sta distruggendo la popolazione di abeti rossi del Nord Italia: ecco chi è e come combatterlo


L'estate 2004 è stata caratterizzata dalla moria di abeti rossi in tutta la pianura padana. Il colpevole è Ips typographus (bostrico dell'abete rosso o tipografo), un insetto Scolitide, cioè un coleottero lignivoro che scava gallerie nella corteccia delle conifere. Predilige Picea excelsa (abete rosso o albero di Natale), più raramente abete bianco, larici e pini. Attacchi di massa possono causare la morte di migliala di piante.

Solitamente colpisce alberi di mediograndi dimensioni, fungendo sia da parassita primario di conifere sane posizionate in zone non idonee, sia da parassita secondario di soggetti già deperenti. Piantare alberi fuori della loro zona climatica può rivelarsi un grave errore: parassiti che nell'ambiente di elezione delle piante arrecano danni limitati, al di fuori di esso possono diventare devastanti. Abeti, larici e pini non costieri andrebbero piantati al di sopra dei 700 m di altitudine!
Sverna come adulto nelle gallerie dentro il legno e sfarfalla quando la temperatura sale oltre i 18-20 °C. L'adulto è di forma cilindrica, lungo circa 6 mm, presenta una livrea bruno-nerastra, con sfumature giallastre o aranciate. Le larve sono apode, bianche con capo bruno chiaro, e a maturazione raggiungono i 6 mm di lunghezza. Le pupe, biancastre, hanno appendici libere appressate al corpo. Entrambi gli stadi giovanili sono visibili scortecciando il tronco di una conifera infestata.

All'inizio dell'estate gli adulti sfarfallano: i maschi entrano sotto la corteccia, colonizzano la pianta ospite e costruiscono una "camera nuziale" per 2-4 femmine. In situazioni favorevoli alla riproduzione, il maschio emette feromoni per richiamare le femmine. Queste, una volta fecondate dopo l'accoppiamento, scavano gallerie lunghe fino a 15 cm, nelle quali depongono fino a 100 uova. Le larve creano cunicoli di circa 6 cm, perpendicolarmente a quelli materni, per nutrirsi. Al termine dello sviluppo si impupano in una cella nel fondo della galleria. A luglio si trasformano in adulti, che sotto i 1200 m potranno dare origine a una nuova generazione a fine estate.
Le piante attaccate non manifestano subito sintomi, ma la presenza dell'insetto è segnalata da rosure nei rami principali. L'albero mostra arrossamenti della chioma e perdita di aghi a partire dall'alto, e distacco di placche di corteccia. La pianta deperisce e muore.

II riconoscimento tempestivo degli alberi infestati e il loro abbattimento sono le più efficaci misure di difesa. Nello scortecciare l'albero, se sono presenti solo gli stadi giovanili potete lasciare le porzioni di corteccia per terra poiché essi moriranno disidratati. Se si trovano gli adulti, di colore nerastro, bruciate la corteccia ed eliminate i residui. Si sono sperimentati interventi con oli bianchi ed endoterapia (iniezione nel tronco di insetticidi traslocati dal sistema circolatorio delle piante), ma non ne è ancora provata l'efficacia.

 

 
SISTEMI DI LOTTA
 
 
Potete utilizzare trappole attivate con feromoni sintetici, disposte sulle piante colpite e d'intorno, in numero di 3-4 a ettaro, in primavera: limitano le infestazioni, poiché allo sfarfallamento catturano gli adulti svernanti. Sono utili anche per monitorare la diffusione dell'insetto.
In caso di grandi infestazioni, la lotta con feromoni ha un'efficacia estremamente limitata, ma è utile per conoscere la diffusione, il periodo di sfarfallamento e l'andamento delle generazioni.
Le trappole possono essere a tubo o a finestra. Le prime si pongono verticalmente in radure, sono forate lateralmente per consentire l'ingresso degli insetti, chiuse in alto e hanno un recipiente di raccolta in basso. Le trappole a finestra sono più funzionali e sono costituite da una scatola di plastica con finestrelle: una volta entrati, i coleotteri cadono in un cassetto ad apertura laterale.