A TRIESTE "SE POL": TAGLIARE GLI ALBERI
di Giuliana Giuliani Cesarò (Il Piccolo, 9 dicembre 2007)


Senza entrare nel merito del progetto di riqualificazione di piazza Libertà, perché ai cittadini non è dato conoscere nei dettagli i progetti se non dalla stampa e prima delle immediate esecuzioni, vorrei fare una sola considerazione «a latere».
Leggo che uno degli esecutori del progetto è un architetto di Bolzano: credo proprio che nella sua città e nella sua regione questo professionista difficilmente avrebbe osato elaborare un progetto che preveda il taglio di ben 12 piante! Tanto e tale è il rispetto e l’attenzione per il verde in quella regione.
Ma qui, oramai lo sanno tutti, l’unica cosa che «se pol» è tagliare alberi, spesso centenari, inventando le più trite delle scuse; la più frequente è attribuita a « malattie della pianta»: sfido io, la cura del verde in questa città, salvo rare eccezioni, è prevalentemente circoscritta all’impianto di piantine stagionali che muoiono nel giro di poche settimane, perché non curate e non bagnate, o di arbusti spesso non compatibili con clima e quantità di smog.
Ogni volta vengono promessi nuovi reimpianti come «contentino»: ma ci prendono per stupidi? Di sicuro non potrà trattarsi di alberi secolari, altrimenti perché li taglierebbero (la proposta avventata per piazza Vittorio Veneto docet!)?
La funzione «polivalente» di un albero centenario non può essere sostituita da piante giovani o, peggio, da arbusti! Una città senza alberi è triste, insana e squallida.
Non sono contraria a cambiamenti ed innovazioni, se e quando servono, ma la bravura di un progettista si misura proprio nella sua capacità di raggiungere un obbiettivo (migliorare la viabilità) senza distruggere quanto di bello, antico e utile c’è.
È fin troppo facile distruggere, radere al suolo per ricostruire, più difficile è la ricostruzione/riqualificazione conservativa. Dopo il «Giardino di gesso» vedremo proiettata «la città di cemento»?