PIAZZA LIBERTA': UN ALTRO SCEMPIO

di Fabio Cigoi (Il Piccolo, 6 giugno 2008)



Ancora una volta questo sindaco sembra aver trovato il modo di stravolgere l'aspetto di una piazza di Trieste, ancora una volta distruggendo il poco patrimonio verde che ci rimane.

Non contento di aver reso piazza Vittorio Veneto un deserto, piazza Goldoni una via di mezzo fra il muro di Berlino e un autolavaggio, di aver stravolto l'aspetto di campo S. Giacomo abbattendo piante secolari sotto le quali i cittadini si ristoravano nei caldi pomeriggi estivi, di aver lasciato serenamente distruggere il polmone verde del parco della Maddalena nascondendosi dietro un serafico «è proprietà privata e sono nel loro diritto» proclamato sul proprio sito internet, ora vuole continuare lo scempio che ha fatto di questa città abbattendo ancora alberi secolari per far spazio all'allargamento di una strada la cui utilità appare assai dubbia.

Non dimentichiamoci che poco lontano da quella piazza Libertà che è improvvisamente presentata come una strozzatura del flusso veicolare si trova il viale Miramare, che anch'esso, almeno nel tratto fra la Stazione centrale e largo Roiano, non brilla per ampiezza e capacità di reggere flussi elevati di traffico. Per caso il nostro sindaco fra qualche mese, forte dell'aumentata capacità di flusso della piazza Libertà e delle Rive ha intenzione di cominciare a disboscare anche il viale Miramare?
Riterrei più intelligente l'idea, che se non mi sbaglio era già stata proposta, di aprire al traffico la direttrice interna del Porto Vecchio, dal lato a mare del cavalcavia di Barcola alle Rive dietro la Capitaneria di Porto. In questo caso si servirebbero sia i magazzini portuali in fase di conversione sia le nuove strutture progettate in quell'area, e si creerebbe allo stesso tempo una direttrice di scorrimento libera dalle costrizioni di piazza Libertà e del primo tratto di viale Miramare.

Spero che il presidente dell'Autorità portuale vedrà in quest'idea meriti sufficienti a rinunciare ad una parte del controllo esclusivo che reclama sull'area a vantaggio di quegli stessi benefici per la città di cui si è fatto forte per acquisire il controllo dell'Autoporto di Fernetti, aiutando così noi poveri cittadini a mantenere inalterato l'aspetto di una delle ultime piazze di Trieste ancora intatto».