Ancora
una volta questo sindaco sembra aver trovato il modo di stravolgere
l'aspetto di una piazza di Trieste, ancora
una volta distruggendo il poco patrimonio verde
che ci rimane.
Non
contento di aver reso piazza Vittorio Veneto un deserto, piazza
Goldoni una via di mezzo fra il muro di Berlino
e un autolavaggio, di aver stravolto l'aspetto
di campo S. Giacomo abbattendo piante secolari sotto le quali i cittadini
si ristoravano nei caldi pomeriggi estivi, di aver lasciato
serenamente distruggere il polmone verde del parco
della Maddalena nascondendosi dietro un serafico «è proprietà privata
e sono nel loro diritto» proclamato sul proprio
sito internet, ora vuole continuare lo scempio che ha fatto
di questa città abbattendo ancora alberi secolari
per far spazio all'allargamento di una strada la cui utilità appare
assai dubbia.
Non
dimentichiamoci che poco lontano da quella piazza Libertà che è improvvisamente
presentata come una strozzatura del flusso veicolare si
trova il viale Miramare, che anch'esso, almeno nel tratto fra
la Stazione centrale e largo Roiano, non brilla per ampiezza
e capacità di reggere flussi elevati di traffico. Per
caso il nostro sindaco fra qualche mese, forte dell'aumentata
capacità di flusso della piazza Libertà e delle
Rive ha intenzione di cominciare a disboscare anche
il viale Miramare?
Riterrei più intelligente l'idea, che se non mi
sbaglio era già stata proposta, di aprire al
traffico la direttrice interna del Porto Vecchio, dal lato
a mare
del cavalcavia di Barcola alle Rive dietro la Capitaneria
di Porto. In questo caso si servirebbero sia i magazzini
portuali in fase di conversione sia le nuove strutture progettate
in quell'area, e si creerebbe allo stesso tempo una direttrice
di scorrimento libera dalle costrizioni di piazza Libertà e
del primo tratto di viale Miramare.
Spero
che il presidente dell'Autorità portuale
vedrà in quest'idea meriti sufficienti a rinunciare
ad una parte del controllo esclusivo che reclama sull'area
a vantaggio di quegli stessi benefici per la città di
cui si è fatto forte per acquisire il controllo dell'Autoporto
di Fernetti, aiutando così noi poveri cittadini
a mantenere inalterato l'aspetto di una delle ultime piazze
di Trieste
ancora intatto».