Alla
riunione di fine luglio si fossero lasciati parlare i progettisti,
i professionisti e i tecnici del Comune che
erano là per illustrare i contenuti del progetto di
riqualificazione di piazza della Libertà, senza interromperli
con domande che sembravano mettere in dubbio la loro competenza
professionale, la riunione sarebbe risultata utile a far
capire a tutti, esclusi quelli che non vogliono capire,
che gli alberi a rischio abbattimento sono solo nove,
numero che potrebbe ridursi a cinque se avrà buon
esito, e adeguata copertura di spesa, il trasferimento di quattro
essenze ad alto fusto in altra area verde della stessa
piazza.
Nei giorni scorsi non si è mai sentito dire dagli esponenti
del Comitato che al posto degli alberi abbattuti ne verranno
piantati altri cinquanta. Allora cosa è stato raccontato
alla gente chiedendo di Firmare la petizione? Quanti
poi hanno risposto al referendum del quotidiano locale
per sentito dire, senza conoscere il progetto?
Paventando
un abbattimento indiscriminato di alberi, punto e basta è stata
carpita la buona fede dei cittadini e nell'essere sempre
"contro" emerge
la logica perversa che permea ideologicamente larga parte
della galassia ambientalista.
Logica che provoca all'ambiente più danni
di quanti si dica di voler impedire rendendo l'ambientalismo
inviso
per i limiti, i lacci, i laccioli e i divieti che impone
sul territorio e allo sviluppo.
L'invocata
collaborazione fattiva vuol dire mettere in campo tutto l'impegno
intellettuale
e
progettuale possibile per offrire una soluzione alternativa
a quella che si contesta, purché capace di raggiungere
gli stessi obiettivi, il resto è tempo perso! E
in quella riunione ne abbiamo perso tutti di tempo che
da
professionisti, casalinghe o pensionati avremmo potuto
dedicare a miglior
causa
di quella per cui si dice demagogicamente no alla riqualificazione
di una piazza che storicamente non è quella che
chi chiede firme vorrebbe conservare com'è, cioè ridotta
ad aiuola spartitraffico, ma quella di Fine '800, coeva
della realizzazione della Stazione, cui il progetto contestato
si rifà in un'attenta rivisitazione architettonica
e urbanistica.