La lettera

«Sindaco e giunta ascoltino le ragioni dei Comitati senza farsi condizionare»
di Paolo De Gavardo presidente lista Dipiazza

(Il Piccolo,
7 agosto 2008, Segnalazioni)

 

Non passa giorno che il nostro quotidiano non ci informi che sono nati nuovi comitati di protesta, che sono state avviate raccolte di firme a favore o contro qualcuno o qualcosa. Che questo fenomeno sociologico sia presente nella nostra città in maniera molto più consistente di quanto risulti in altre parti del nostro Paese, credo sia sotto gli occhi di tutti.

Un cittadino qualsiasi le spiegazioni a questo fenomeno probabilmente le potrebbe trovare in modesti e banali interessi di parte e quindi, ad esempio, nella volontà di salvaguardare le proprie situazioni di privilegio messe a rischio dall'interesse pubblico o comunque dal diritto di qualcuno di intervenire per modificare sia pure indirettamente una certa attuazione.

Sempre lo stesso cittadino potrebbe contemporaneamente evidenziare come altri motivi che spingono a creare un comitato di protesta possono essere di matrice più o meno ideologica e che molto spesso risultano strumentali alla necessità di dover svolgere sempre e comunque un'attività di opposizione politica rispetto alle maggioranze del momento.

Qualcun altro, meno malizioso, potrebbe anche sostenere che, in ultima analisi, la volontà degli organizzatori di tali comitati di protesta è semplicemente quella di offrire ai cittadini un completamento di informazione su uno specifico caso.
È evidente che in tali circostanze spesso può mancare il principio dell'obiettività e la notizia può risultare inevitabilmente volta ad orientare l'opinione pubblica verso gli obiettivi propri dei responsabili dell'iniziativa stessa.

Tutto ciò premesso è ora da capire quale atteggiamento debba essere assunto dal pubblico amministratore in simili circostanze che, fra l'altro, risultano essere, rispetto al passato, sempre più numerose.
A mio parere, forte della delega avuta dagli elettori il primo cittadino e la sua maggioranza hanno il diritto-dovere di ascoltare tutti, ma nel contempo non possono ritenersi condizionati da movimenti di pressione di qualsiasi tipo essi siano, soprattutto se gli stessi tendono a privilegiare il particolare rispetto il generale.