Non
passa giorno che il nostro quotidiano non ci informi
che sono nati nuovi comitati di protesta, che sono state
avviate raccolte di firme a favore o contro qualcuno o qualcosa.
Che questo fenomeno sociologico sia presente nella
nostra città in maniera molto più consistente
di quanto risulti in altre parti del nostro Paese, credo
sia sotto gli occhi di tutti.
Un cittadino qualsiasi le spiegazioni a questo fenomeno
probabilmente le potrebbe trovare in modesti e banali
interessi di parte e quindi, ad esempio, nella volontà di
salvaguardare le proprie
situazioni di privilegio messe a rischio dall'interesse
pubblico o comunque dal diritto di qualcuno di intervenire
per modificare sia pure indirettamente una certa attuazione.
Sempre lo stesso cittadino potrebbe contemporaneamente
evidenziare come altri motivi che spingono a creare
un comitato di protesta possono essere di matrice più o
meno ideologica e che molto spesso risultano strumentali
alla necessità di dover svolgere sempre e comunque
un'attività di opposizione politica rispetto alle
maggioranze del momento.
Qualcun
altro, meno malizioso, potrebbe anche sostenere
che, in ultima analisi, la volontà degli organizzatori
di tali comitati di protesta è semplicemente quella
di offrire ai cittadini un completamento di informazione
su uno specifico caso.
È
evidente che in tali circostanze spesso può mancare
il principio dell'obiettività e la notizia può risultare
inevitabilmente volta ad orientare l'opinione pubblica
verso gli obiettivi propri dei responsabili dell'iniziativa
stessa.
Tutto ciò premesso è ora da capire quale atteggiamento
debba essere assunto dal pubblico amministratore in simili
circostanze che, fra l'altro, risultano essere, rispetto
al passato, sempre più numerose.
A mio parere, forte della delega avuta dagli elettori
il primo cittadino e la sua maggioranza hanno il diritto-dovere
di ascoltare tutti, ma nel contempo non possono ritenersi condizionati
da movimenti di pressione di qualsiasi tipo essi siano,
soprattutto se gli stessi tendono a privilegiare il particolare
rispetto il generale.