Ambientalisti e comitati chiedono al sindaco un incontro pubblico sul destino degli alberi


ITALIA NOSTRA: FONDI STORNATI
PER RIFARE PIAZZA LIBERTA'

di Piero Rauber (Il Piccolo, 7 febbraio 2009)

Lettera ai Beni culturali: il Comune ha chiesto soldi statali finalizzati a sanare un degrado che non c'è.



Una stampa d'epoca contenuta nei report di Italia Nostra.
Ecco com'era la piazza nel 1884

Contro la riqualificazione viaria e urbana di piazza Libertà - «che è in realtà un intervento distruttivo di un pezzo di storia e sacrifica un numero imprecisato di alberi secolari» - ambientalisti e gruppi auto-organizzati tentano ancora una volta di far pesare in extremis quelle diecimila firme depositate in Municipio a ottobre.

Stavolta però la strategia cambia. E così, dopo le fresche dichiarazioni del sindaco Dipiazza e dell'assessore ai Lavori pubblici Bandelli che ribadiscono la «necessità» di tirare dritto, le contromosse superano i confini cittadini. Obiettivo: stoppare un iter destinato ad aprire, nel secondo semestre di quest'anno, «un cantiere da 420 giorni consecutivi» in area stazione. Italia Nostra infatti, di concerto con WWF e Comitato per la difesa del giardino storico di piazza Libertà, e davanti a una Soprintendenza che «latita», ha inviato alla segreteria generale del ministero dei Beni culturali, a Roma, una lettera con un report storico del fronte-stazione e soprattutto una richiesta di un «vincolo diretto specifico, molto più caratterizzato e stringente», come precisa Giulia Giacomich, presidente locale di Italia Nostra. «Piazza Libertà -aggiunge - è una testimonianza forte della Trieste austro-ungarica emporiale di fine '800 e lo spostamento integrale della viabilità sul lato di via Ghega (più una «esse» di rientro verso il Silos, ndr) comporta una distruzione irreparabile del suo assetto storico».
Ma non è solo questione di vincoli. Nella lettera ci sta un passaggio, velato, in cui si evoca - tiene a sottolineare la Giacomich - un eventuale «illecito amministrativo». Che significa? «Che quei due milioni e 361mila euro ottenuti dal ministero delle Infrastrutture per l'opera (più un milione e mezzo dalla Regione, ndr) vengono dalla legge 21/2001 per il recupero di quartieri degradati a forte disagio abitativo e occupazionale in prossimità di zone portuali». Si tratterebbe dunque di «un vero e proprio sviamento di fondi statali visto che l'area, già interessata fra il 1998 e il 2004 da un piano di recupero da 900mila euro, è zona di pregio architettonico a prevalenza di terziario». C'è poi la «scarsa considerazione dei cittadini, che dire scarsa è un eufemismo», rincara la dose il referente territoriale del WWF Carlo Dellabella.
Così Ilaria Ericani, portavoce del Comitato per piazza Libertà, chiede all'amministrazione Dipiazza di «organizzare un incontro pubblico prima dell'approvazione del progetto definitivo, affinchè l'assessore Bandelli ci spieghi come potranno essere sacrificati soltanto 4/5 alberi visto che ne saranno tolti almeno 13».
Bandelli ripete da sempre che, con le ultime tecniche di trapianto botanico, il sacrificio sarebbe appunto limitato. «Fisiologicamente -sostiene però il botanico Carlo Genzo, presidente nazionale di Camminacittà - non è possibile il trapianto di alberi ultracentenari di quelle dimensioni. Gli scavi, poi, rischieranno di toccare le parti terminali delle radici, funzionali alla vitalità della pianta. Il tentativo di trapianto dunque, che in partenza comporta tecniche onerose, si configurerebbe come uno spreco di denaro».