Seguo
con grande attenzione il dibattito
sul progetto per la nuova piazza della
Stazione e sul nuovo ponte pedonale
sul Canale Ponterosso.
Mi è tornato alla mente un libro letto al ginnasio e
uno scritto di Winckelmann di cui vi riporto alcune righe: «La
nostra vanità mal volentieri si limita alla semplice
osservazione e, per sentirsi soddisfatta, vuole essere
lusingata: perciò vogliamo dare il nostro giudizio
su tutto. E come è più facile negare che
affermare, così anche si scorgono più facilmente
i difetti che le perfezioni, e ci costa meno fatica criticare
altri, che metterci noi stessi a insegnare».
Nel Settecento Winckelmann si occupava della considerazione
che segue all'osservazione di un'opera d'arte: nel Duemila
possiamo invece ammettere che il giudizio su un'opera
venga dato anche senza l'osservazione della stessa (e poco
importa che sia d'arte o semplicemente dell'uomo); è il
caso del progetto per la piazza della Stazione, è il
caso della proposta del ponte sul Canale.
Destino
beffardo per Winckelmann, anche nella Trieste
che oggi conosciamo.