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L'area
dell'ex ospedale "La
Maddalena" ripresa dal satellite "prima
della cura" (da Google Earth):
- in basso a sinistra l'edificio dell'ospedale
infantile "Burlo Garofolo" (e
una parte del giardino retrostante)
- verticalmente la via dell'Istria e addossato a questo l'ormai ex parco della "Maddalena",
con al centro l'edificio principale dell'ex-ospedale |
ex
parco della Maddalena "dopo la cura" |
I prodromi
Tutto
ha inizio nel lontano 1994, quando la Giunta regionale di
allora approva le "linee di indirizzo per la riorganizzazione
della rete Ospedaliera Triestina". Nel maggio 1999 l'Azienda
Servizi Sanitari Triestina inserisce l'ospedale S.M. Maddalena
nel "patrimonio disponibile", per poterlo dismettere
(cioè vendere), ma già nel marzo precedente l'A.S.S.
aveva chiesto al Comune di Trieste di definire il riuso del
comprensorio (incluse le aree verdi)
mediante un accordo di programma.
Si
tratta di uno strumento, disciplinato dalla legge 142 del 1990
e poi anche dalla legge
regionale n. 7 del 2000, che serve a definire ed attuare "opere
ed interventi di interesse pubblico... che richiedono per
la loro completa realizzazione l'azione integrata e coordinata
della Regione, degli Enti locali, di Amministrazioni statali...
e di altri soggetti pubblici o privati." Una volta
approvato, l'accordo di programma costituisce variante al
piano regolatore
comunale, se l'adesione del sindaco è ratificata entro
30 giorni dal Consiglio comunale. La variante, in questo
modo, evita le forme di pubblicità - esposizione all'albo
comunale, osservazioni del pubblico e discussione delle stesse
in Consiglio - previste per i normali strumenti urbanistici.
Correttezza democratica vorrebbe quindi che si ricorra all'accordo
di
programma solo eccezionalmente, prevedendo comunque adeguate
forme di informazione/consultazione della cittadinanza in
caso di consistenti trasformazioni dell'assetto urbanistico.
Così
non è stato, nel caso in questione (e anche in molti
altri).
Va detto che più o meno nello stesso periodo in cui
si decideva di dismettere la "Maddalena", si stava
discutendo il nuovo piano regolatore generale del Comune
(approvato nella primavera del 1997), nel
quale non sarebbe stato difficile inserire anche il riuso
dell'area dell'ormai ex ospedale. Un riuso consistente magari
nella salvaguardia
e nell'ampliamento del polmone verde, piuttosto che in una
mega-cementificazione.
L'accordo
Nel giugno 2000 gli uffici tecnici comunali redigono gli
elaborati della variante, firmati dall'arch. Marina Cassin,
da allegare
all'accordo di programma. In base alla presunta "vocazione
edificatoria (!!!???) dell'area", per "valorizzare
il patrimonio dell'Azienda sanitaria" si prevede che la
zonizzazione "U 1 " (zone per servizi ed attrezzature
pubbliche) venga modificata in "B2" (zone della prima
fascia periferica ad alta densità edilizia). Il comprensorio
sarà cioè "riqualificato" costruendovi
innanzitutto una nuova strada che l'attraverserà tutto,
collegando via
Costalunga a via Marenzi.
La palazzina
di inizio '900 che si affaccia su via Molino a Vento sarà conservata,
realizzandovi attorno un'area verde di quartiere su 2.120
metri quadrati. Il resto degli edifici ex ospedalieri (81.642
metri cubi, superficie coperta 7.100 metri quadrati su
circa
22.000 totali dell'area) sarà demolito per far posto
a quelli nuovi: 137.000 metri cubi, con un'area coperta di
9.100 metri quadrati, che corrispondono a circa 1.300 nuovi
residenti.
Si tratterebbe di edifici alti fino a 16,50 m, destinati
a contenere residenze, uffici, attività artigianali
di servizio, pubblici esercizi, alberghi e simili, attività commerciali
all'ingrosso e al dettaglio (queste ultime con superficie
coperta di 2.500 metri quadrati), ecc. Inoltre, parcheggi
stanziali
- interrati - in funzione delle residenze e delle altre
attività insediate,
più un parcheggio pubblico da circa 300 posti auto,
preferendo "una soluzione che contenga il parcheggio
entro il terrapieno sulla via dell'Istria". Quest'ultima è la
scelta che ha suonato la campana a morto per gli alberi
collocati sopra il terrapieno, poiché la variante
prescrive che le alberature d'alto fusto presenti (nessuna
indicazione su
quanti, di quali specie e dimensioni siano questi alberi)
debbano "di
norma essere mantenute e qualora si preveda il loro abbattimento...
dovranno essere sostituite con altre essenze adulte nelle
aree libere dall'edificazione".
Tutto
ciò avrà certo
conseguenze rilevanti, ad esempio, sui volumi di traffico
in tutta l'area circostante, già congestionata, ma
la variante non analizza il problema.
Il 7 marzo il Consiglio
della V Circoscrizione "si
astiene" sull'accordo di programma, elencando una
serie di necessità del rione in termini di servizi:
sede staccata del Distretto sanitario, asilo nido, farmacia,
centro di aggregazione
giovanile, ecc. Il 14 marzo 2001 il Consiglio comunale
discute la bozza dell'accordo (e i relativi allegati),
presentata dall'assessore
all'urbanistica Ondina Barduzzi. La discussione si accende
sull'ipotizzata (e poi smentita) realizzazione - in una
parte del comprensorio - di una moschea, mentre ai consiglieri
che
chiedono di correggere alcuni contenuti urbanistici dell'accordo
risponde l'assessore all'ambiente Gianni Pecol Cominotto: "ogni
anche minima modifica legittima che il Consiglio dovesse
apportare all'accordo di programma riaprirebbe l'iter
di formazione dell'accordo
stesso: facendo questo occorrerebbe una riapprovazione
da parte dell'Azienda sanitaria il cui attuale organo
monocratico (il
direttore generale, Franco Zigrino - NdR) attende
con ansia che si concluda questo procedimento, perché è influente
sulla tenuta di bilancio dell'azienda".
Prendere
o lasciare.
Il Consiglio approva quindi, con i voti favorevoli
del centrosinistra,
contrari centrodestra e PRC.
Il
16 marzo 2001 l'accordo di programma è firmato
dal presidente della Giunta regionale Roberto Antonione,
dal sindaco Riccardo Illy e dal dott. Sergio Monardo, rappresentante
di Zigrino. Segue, nel maggio 2005, un "atto integrativo" dell'accordo,
firmato dall'assessore regionale Lodovico Sonego, dal
direttore dell'A.S.S. Franco Rotelli e dal sindaco
Roberto Dipiazza,
in base al quale i metri quadrati destinati alle attività commerciali
al dettaglio aumentano da 2.500 a 5.000 (così il valore
dell'area sul mercato immobiliare aumenta), mentre
in un'area adiacente
l'ex Ospedale si prevede troverà posto la nuova
caserma della Polizia Stradale.
Il piano particolareggiato
e gli sviluppi più recenti
L'accordo di programma prevede che le previsioni della
variante si attuino con un piano particolareggiato,
di iniziativa
pubblica o privata (se l'A.S.S. fosse riuscita nel
frattempo a vendere
l'area). L'A.S.S., non avendo venduto nulla, affida
l'incarico della stesura del piano agli ingegneri
Giovanni Cervesi
(guarda un po'...) e Pierpaolo Ferrante, che lo consegnano
nel novembre
2005.
I contenuti si discostano poco da quelli della variante,
ma l'altezza massima dei nuovi edifìci viene
aumentata a 19,50 m.;
283 saranno le unità immobiliari ad uso residenziale
o direzionale ed altrettanti i parcheggi pubblici,
più quasi
24.000 metri quadrati di altri spazi di parcheggio
(tra "stanziali" e
funzionali alle attività commerciali) all'interno
di un edificio multipiano a quattro livelli nella
parte del terrapieno
su via dell'Istria.
Il Servizio Verde Pubblico del Comune segnala "la
necessità di
mantenere il verde storico esistente lungo la via
dell'Istria o per lo meno l'esecuzione di grandi trapianti
delle specie
arboree più idonee e significative".
Parole al vento.
Negativo, ma senza motivazioni, il parere
della V Circoscrizione.
Il 6 febbraio 2006 il Consiglio comunale
approva il piano, con 17 voti favorevoli,
10 astenuti e due soli contrari (voto "trasversale" tra
gli schieramenti). Nel novembre 2007, infine, la Giunta comunale
prende atto della rinuncia della Polstrada a costruire la nuova
caserma nell'area adiacente e avvia l'iter per un nuovo accordo
di programma con Regione, A.S.S. e ATER: al posto della caserma
saranno costruiti 60 alloggi di edilizia pubblica sovvenzionata
(vale a dire un ulteriore carico di circa 200 - 240 residenti).
Il resto è cronaca recente: II Comune rilascia la concessione
edilizia (quando? a chi? mistero: il "cartello di cantiere" obbligatorio
per legge e piazzato all'ingresso di via Marenzi, è bianco!),
poi agli inizi del 2008 ruspe e motoseghe spianano tutto, comprese
decine di alberi secolari.
Considerazioni finali
I
cittadini giustamente indignati per lo scempio compiuto
alla Maddalena ora sanno chi ringraziare.
La vicenda conferma da un lato la totale noncuranza
degli amministratori comunali, regionali e sanitari
(attuali e passati) per il patrimonio verde.
Il bello
(si
fa per dire) è che il Comune di Trieste da un paio d'anni dispone di
un "Regolamento
sul verde pubblico", per tutelare - in teoria
- gli
spazi verdi e gli alberi di proprietà pubblica: vieta anche l'abbattimento
delle alberature private superiori ad un certo diametro. Se
ne saranno dimenticati... Dall'altro lato,
risalta una volta di più anche il disprezzo dei pubblici amministratori
per la partecipazione dei cittadini. Spiegato sopra come sono state scavalcate
le normali procedure urbanistiche, resta da capire perché ne il Comune,
né la V Circoscrizione (per non parlare dell'A.S.S. e del suo "organo
monocratico"),
si siano preoccupati di informare preventivamente la cittadinanza - e magari
chiederne il parere - su quello che si stava preparando per la Maddalena.
Il Comune ha inventato un questionario (malfatto) per il ponte pedonale sul
canale Ponterosso: perché per i 22.000 metri quadrati della Maddalena no? Mancava
il tempo? Riguardando le date citate prima, non pare proprio. Semmai gli interessi
della speculazione edilizia - che non ama la trasparenza - pare abbiano prevalso
sulle ragioni della vivibilità e del benessere ambientale.
Insomma: una vicenda davvero ignobile, che potrebbe ripetersi. Per esempio
nell'area dell'ospedale infantile "Burlo Garofolo", anche questa - com'è noto
- di prossima dismissione per il trasferimento nella nuova sede di Cattinara.
Sorgerà lì un altro mega-complesso residenzial-commerciale?
Anche
gli alberi d'alto fusto di quel parco sono destinati alle motoseghe? |