PAESAGGIO ANNO ZERO
di Cinzia Toto (Gardenia, dicembre 2005)

È la grande casa che contiene la piccola casa di ciascuno di noi.
E che sia di qualità è un diritto di tutti.
Lo ha stabilito la legge

Una roggia di Caselle (MI)
Un bosco di pioppi da taglio
nei pressi di Corte Sant'Andrea (LO)


Cosa vi fa pensare la parola paesaggio? Alzi la mano chi non l'associa all'immagine di un bel panorama da cartolina: una distesa di colline, un tratto di costa, un paesino incastonato tra i monti... Ebbene, ci sbagliamo: d'ora in avanti dobbiamo abituarci a dare un nuovo significato alla parola. Il paesaggio è tutto quello che ci sta intorno, bello o brutto che sia. E dunque la via nella quale abitiamo, la spiaggia dove trascorriamo le vacanze, l'area industriale della nostra città, i fondali marini, la montagna dove andiamo a camminare, la cava abusiva, il giardino storico, la discarica, il parco naturale... Questa nuova identità è delineata da un trattato: la Convenzione europea del paesaggio, firmato nel 2000, a Firenze, da 14 Paesi europei.

Una fotografia d'inizio
Novecento, il "lavaggio" della grande stampa panoramica a 360 gradi di Napoli

 


"È un documento molto importante", spiega Maria Antonietta Breda, docente di architettura del paesaggio al corso di laurea in scienze dei beni culturali presso l'Università Statale di Milano, "punto di arrivo di un ragionare lungo quasi un secolo.
Si riconosce che il paesaggio è la grande casa che contiene la piccola casa di ciascuno di noi, e in quanto tale è un bene prezioso di cui prendersi cura, esattamente come si fa con l'impianto elettrico o i rubinetti del nostro appartamento. E al tempo stesso ha anche il valore di documento, perché contiene informazioni sulla natura del luogo e sulla storia degli uomini che l'hanno abitato. Ma siccome è un'opera aperta, una realtà in continua trasformazione, ecco che si pone l'esigenza di 'governare' questi mutamenti.

 

 

 

 

Lago di Misurina. Si trova sulle Dolomiti vicino a Cortina d'Ampezzo (BL).
Le sue rive si sono ben conservate: al grande sanatorio, sullo sfondo,
si sono aggiunti nel corso dell'ultimo secolo un albergo e poche case

 

E a questo proposito", continua Maria Antonietta Breda, "la Convenzione introduce un altro elemento di novità, di importanza cruciale: questo 'governo' non deve riguardare soltanto i luoghi considerati eccezionali, come si è fatto finora, ma tutti i contesti, qualcuno avrà bisogno di essere conservato, qualcun altro recuperato, in qualche altro caso ci sarà da progettarne di nuovi... L'ultima cosa da fare è stabilire una gerarchla dei luoghi e abbandonare alle trasformazioni più libere quelli a cui non sono riconosciute qualità".

La Convenzione europea, primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio, sta per essere ratificata anche dal nostro Parlamento.
Molti dei suoi principi, però, sono stati già ripresi dal Codice Urbani (decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 41), che ha rivisitato la precedente normativa sul paesaggio prendendo atto delle indicazioni che arrivano dall'Europa. Entrambi questi documenti sono portatori di altri due concetti fondamentali: il diritto di tutte le popolazioni a vivere in luoghi di qualità e la necessità di far partecipare al governo del paesaggio anche i cittadini.

 

Genova Il porto che arriva ormai oltre la lanterna, palazzi anche sulle colline alla spalle della città, una strada sopra il mare: il paesaggio del capoluogo ligure è cambiato, ma non stravolto.

 

"Quest'ultimo è un passaggio cruciale", spiega Giorgio Pizziolo, docente di urbanistica alla Facoltà di architettura dell'Università di Firenze, "perché significa riconoscere che la decisione di costruire un nuovo complesso residenziale piuttosto che una strada o una fabbrica non può essere presa unicamente dagli amministratori locali.
Va tenuto conto anche del punto di vista di chi abita quel paesaggio. Se è vero che è necessario guardare con occhi nuovi ai luoghi in modo da individuarne le risorse da valorizzare, ecco che questa analisi sarà più puntuale se frutto non solo di una riflessione scientifica da parte di un gruppo di tecnici, ma se potrà giovarsi anche di uno scambio con la popolazione, che potrà dire cosa ritiene interessante, significativo o identificativo della propria realtà.
Soltanto attraverso la cosiddetta 'progettazione partecipata' le persone capiranno che il paesaggio non è un concetto astratto, che non li riguarda, ma, al contrario, un bene di ciascuno di noi, di cui prenderci cura".
Ma siamo pronti, in Italia, ad applicare i principi della Convenzione? A guardare con occhi nuovi ai luoghi in cui viviamo, a salvaguardare quelli belli, recuperare quelli brutti e progettare quelli futuri nel modo migliore possibile? A ricercare la loro qualità in quanto garanzia della qualità delle nostre esistenze? "E un'impresa titanica", risponde Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton Studi e Ricerche (vedere box), "per svariate ragioni: perché ci ritroviamo un territorio violentato da anni di non governo, perché non possiamo contare su una cultura del paesaggio paragonabile a quella di altri Paesi europei, perché nelle nostre amministrazioni pubbliche non esiste la figura del paesaggista... E quindi è un po' come ritrovarsi a combattere una guerra senza avere ufficiali né soldati... A onor del vero, però, qualche passo avanti lo stiamo facendo.


Roma un tempo a due passi dalla basilica di San Pietro c'era la campagna. Nell'ultimo
secolo la città è lievitata: solo negli ultimi 40 anni la sua superficie è quadruplicata.

Per esempio l'università ha previsto un corso di laurea nuovo dedicato proprio alla formazione del paesaggista, professionista dalle competenze trasversali. E poi il Codice Urbani, che è legge a tutti gli effetti, ha definitivamente chiarito, se ancora ce ne fosse bisogno, che il paesaggio non è qualcosa da imbalsamare: abbiamo tutto il diritto di lasciarvi segni, l'importante è farlo rispettando la memoria storica e la natura dei luoghi. Il concetto di paesaggio come bene culturale, come costruzione storica, opera del lavoro degli uomini e della natura nel corso dei secoli e dunque non diversa da quei beni immobili, castelli, chiese antiche, giardini storici, già da tempo oggetto di tutela, comincia finalmente a essere familiare anche a qualcuno dei nostri politici.

Come pure l'idea che la tutela del paesaggio serve anche a salvaguardare le specificità storiche e culturali dei luoghi di vita, e dunque contribuisce a tutelare l'identità delle popolazioni. Operazione sempre più necessaria in tempi di globalizzazione...".

Le tre parole chiave sono dunque conservare, recuperare e innovare. Ma a proposito di quest'ultimo genere di intervento, come si fa a capire se quel palazzo, quella strada o quel centro commerciale che abbiamo bisogno di costruire "stanno bene" in un certo paesaggio?
C'è una regola aurea da seguire? "Ce n'è più d'una", spiega Carlo Bruschi, da sette anni presidente dell'Associazione italiana di architettura del paesaggio (Aiapp, vedere box). "Per esempio bisogna saper leggere i luoghi, studiare a fondo non soltanto il fazzoletto di territorio nel quale si vuole costruire qualcosa di nuovo, ma anche tutto quello che c'è attorno, capire quali sono le sue specificit°, qual è l'immagine che le persone che lo abitano ne hanno... C'è insomma uno studio preliminare complesso che solo un professionista è in grado di svolgere. L'altra regola aurea è quella già citata da Domenico Luciani: ogni segno che decidiamo di lasciare sul territorio deve dialogare con quelli lasciati dai nostri predecessori e dalla natura. Se invece non se ne tiene conto, se cancelliamo tutto, non avremo lasciato un segno ma una ferita". "E aggiungerei un altro elemento", dice Paolo Baldeschi, che insegna pianificazione del territorio alla Facoltà di architettura dell'Università di Firenze, "sono deleterie le opere di certi architetti griffati che fanno monumenti di loro stessi creando edifici autoreferenziali, assolutamente sganciati dal contesto. Come pure tutti i tentativi di 'rifare in stile'...

Taormina non sono più solo i fichi d'india ad affacciarsi suula bellissima baia cittadina siciliana,
ma molti alberghi e case, due delle quali sono state costruite persino sull'isola Bella


È assolutamente vero: ogni trasformazione deve avvenire senza che venga stravolta l'identità profonda di un luogo, che è data non soltanto dalle cose che ci sono, ma anche dalle relazioni che tra esse intercorrono".
Ma più in generale, qual è lo stato di salute del paesaggio italiano? "Non ottimo, direi. Il primo problema", continua Paolo Baldeschi, "è che si è costruito troppo. Arriveremo al punto di dover demolire, tanto si è esagerato...". "E soprattutto", rincara la dose Antonio Di Gennaro, docente di valutazione di impatto ambientale alla Seconda Università di Napoli, "abbiamo consumato tanto terreno fertile, tanta campagna, dandola in pasto alle esigenze di urbanizzazione.
Solo un esempio: la superficie delle città campane negli ultimi 40 anni è quintuplicata, mentre la popolazione è cresciuta solo del 20 per cento. Vuoi dire che c'è stato uno sperpero di territorio, che abbiamo irrimediabilmente affievolito le sue capacità di darci acqua e aria pulite, cibo, bellezza... All'estero considerano la campagna "ll countryside", una risorsa preziosa e non permettono che la si sacrifichi per costruire nuove città: qui da noi, invece, è solo uno spazio di riserva per far crescere le città.
In realtà in Italia l'interesse nei confronti del paesaggio è debole e contraddittorio: è vero, abbiamo sottoscritto la Convenzione europea del paesaggio, ma il Parlamento, per esempio, sta per approvare un'altra norma, la legge Lupi (disegno di legge n. 3519), che allenta i vincoli esistenti e rende più facile l'urbanizzazione delle campagne. In questo modo si privatizza il territorio, diamo al singolo la possibilità di stravolgere un patrimonio comune. Chiaro che se servono nuove case bisogna costruirle, ma sarebbe opportuno seguire la strada europea del riuso, e cioè recuperare aree dismesse, brutte periferie... C'erano voluti 2.000 anni per costruire quella Campania felix che Goethe nel Settecento aveva tanto apprezzato; ce ne sono voluti solo 40 per distruggerla. La nostra vita è breve, quella del paesaggio è lunghissima... Ne siamo i custodi temporanei: le generazioni future hanno il diritto di riceverlo nel migliore stato possibile'.

 

Agrigento la ferrovia al posto delle mura greche, una superficie costruita aumentata di otto
volte solo negli ultimi 50 anni:il paesaggio della città siciliana è uno dei più compromessi d'Italia.

 

Il bello migliora l'UMORE

È scientificamente provato: un paesaggio bello suscita emozioni positive. La psicologia ambientale, disciplina nata negli Stati Uniti circa 40 anni fa, lo ha scoperto attraverso numerosi esperimenti. Quello classico consiste nel mostrare immagini di scenari naturali, a intervalli di dieci minuti, a persone che lavorano al computer per molte ore al giorno. Risultato: le capacità di attenzione sono di gran lunga migliori rispetto a quelle di coloro che invece lavorano senza essere mai interrotti. "I luoghi nei quali ci muoviamo", spiega Maria Rosa Baroni, docente di psicologia ambientale all'Università di Padova, "influenzano i nostri umori e comportamenti.
Basta pensare a quanta attenzione ci rubano i rumori, l'affollamento, il traffico intenso... Una memorabile ricerca svolta negli anni Ottanta ha dimostrato che se i malati, dalla finestra della loro camera in ospedale, vedono alberi e prati, guariscono più rapidamente rispetto a chi invece vede soltanto strade o altri edifici... Sarebbe molto utile che uno psicologo ambientale partecipasse alla progettazione di nuovi paesaggi, soprattutto quelli attorno a ospedali, scuole, centri per disabili cognitivi: avremmo molti suggerimenti da dare. All'estero, in alcuni Paesi, questa collaborazione è già la norma. Qui in Italia, invece, molti miei laureati sono purtroppo disoccupati...".


Una LAUREA tutta nuova

Ma se il paesaggio è tutto, dai faraglioni di Capri alla via di Milano dalla quale scriviamo, e se, soprattutto, è per sua natura polisemico, cioè richiede un approccio multidisciplinare per poter essere governato nel suo inarrestabile mutare, quale professionista potrà mai possedere tutte le competenze necessarie a leggerlo, valutarlo, gestirlo, pianificarlo e progettarlo?
"La Convenzione europea del paesaggio questa domanda se l'è posta", spiega Annalisa Maniglie Calcagno, presidente del corso di laurea in architettura del paesaggio all'Università di Genova, "e infatti esorta i Paesi a dar vita a nuovi percorsi universitari per la formazione di specialisti in questo settore.
In Italia da alcuni anni esiste un corso di laurea che prima non c'era: quello triennale in architettura del paesaggio. Lo propongono per ora solo le Facoltà di architettura di Genova, Roma e Reggio Calabria, ma sicuramente si diffonderà presto in altri atenei. A Genova è attivo da quest'anno anche il successivo corso biennale che consente di conseguire la laurea specialistica in architettura del paesaggio". Corsi di laurea triennali sui temi del paesaggio sono stati istituiti anche in alcune Facoltà di agraria.

 

Un secolo di tutela
 
Quattro strenui difensori
1905 Viene emanata una legge, la prima in Italia, in materia di paesaggio, sulla conservazione della pineta di Ravenna.

1939 Due leggi (nn. 1497 e 1089) sanciscono la tutela delle "bellezze naturali" e delle "cose di interesse artistico e storico". Strumento della tutela è il vincolo: qualunque progetto riguardante il bene da tutelare deve essere sottoposto all'approvazione di un'autorità competente.

1945 La Costituzione italiana, all'articolo 9. sancisce: "La Repubblica... tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione".

1985 La legge Galasso (n. 431) amplia la tutela a tutte le zone di particolare interesse ambientale (quali sponde di fiumi e laghi, montagne oltre una certa altitudine, boschi...) e obbliga le Regioni a predisporre il Piano paesistico.

1998 II ministro dei Beni culturali Giovanna Melandri organizza a Roma la prima Conferenza per il paesaggio.

2000 Gli Stati membri del Consiglio d'Europa stipulano il 20 ottobre a Firenze la Convenzione europea del paesaggio.
Il documento stabilisce che vanno tutelati, gestiti e programmati tutti i paesaggi, non solo quelli di particolare pregio, attraverso un nuovo legame tra territorio, governo e cittadini.

2004 il codice Urbani (decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004) riconosce che il paesaggio è un patrimonio culturale da tutelare perché espressione dell'identità di un popolo. Precisa quali sono i soggetti tenuti a governare il paesaggio e quali gli strumenti attuativi. Rappresenta un aggiornamento importante delle politiche italiane in tema di paesaggi.
 

Oltre alle leggi, chi è che in Italia difende il paesaggio? Ecco alcuni centri-studio e associazioni.

Fondazione Benetton Studi e Ricerche
Voluta dalla famiglia Benetton, ha sede a Treviso ed è nata nel 1987. Sviluppa principalmente ricerche nel campo del paesaggio, oltre che della storia del gioco e del Veneto. Ogni anno organizza prestigiosi corsi sul "governo" del paesaggio rivolti a professionisti del settore, oltre a conferenze, seminari e un premio ("Carlo Scarpa per il giardino") dedicato a luoghi del mondo particolarmente densi di valori di natura e memoria. Il suo sito Internet è www.fbsr.it

Ispar
È l'Istituto per lo studio del paesaggio e dell'architettura rurale. Ha sede a Fratta di Romans d'Isonzo (GO) e dal 1997 promuove attraverso convegni, corsi e pubblicazioni le conoscenze in materia di gestione e salvaguardia del paesaggio rurale. Ha pubblicato la Carta del paesaggio del vino e un manualetto sulla progettazione rispettosa del paesaggio. Il suo sito Internet è www.ilpaesaggio.it

Italia Nostra
Fondata nel 1955, è un'associazione ambientalista che ha combattuto innumerevoli battaglie in difesa del Bel Paese. Negli ultimi tre anni ha organizzato cinque seminari sul paesaggio agrario, cui hanno partecipato studiosi illustri. Ha in cantiere un importante "Catalogo del paesaggio agrario italiano". Il sito Internet è www.italianostra.org

Aiapp
Fondata nel 1950 da Pietro Porcinai, il primo e più celebre dei nostri paesaggisti,, è l'associazione che riunisce i paesaggisti italiani.
Pubblica una rivista intitolata "Architettura del paesaggio". Il suo sito Internet è www.aiapp.net