Per anni ha curato l'oasi di Villa Meridiana,
a Sanremo, in cui è cresciuto lo scrittore.

«Nel "Barone Rampante" ci sono anch'io» dice.

Messi in salvo gli alberi rari, minacciati dal cemento, Libereso Guglielmi ora ha scritto un libro di cucina. Vegetariana, ovviamente

OLTRE IL GIARDINO

II guru verde della famiglia Calvino svela le sue ricette. Di piante e fiori

di Raffaele Niri (ll Venerdì di Repubblica, 20 febbraio 2009)

Sanremo. L'unità di misura, per la zuppa di ortiche, è «la manata». Servono una cipolla grande, due litri di brodo vegetale, uno spicchio d'aglio, due patate e, appunto, «due manate di ortiche». Per fare la zuppa Melokhia la pietra di paragone è invece «la bracciata»: bisogna prendere «solo le foglie giovani e fresche di malva» e, per calcolare quante, niente di meglio che affidarsi alla lunghezza delle proprie braccia. Per fare una omelette di taraxun, che poi è il tarassaco, ne raccoglierete un mazzo, mentre per la crema di rose bisogna vedere quante piante avete a disposizione. E così per i fiori di borragine (la ricetta è datata 1655) e per i fiori di sambuco fritti. Per non parlare dei papaveri rossi: «L'uso dei pesticidi e dei diserbanti ha quasi completamente distrutto questo fiore meraviglioso, squisito in primavera lessato con olio e limone e aggiunta essenziale nel ripieno della torta Pasqualina».

Se vi mancano gli ingredienti, e passate dalle parti di Sanremo, nessun problema: il giardino di Libereso Guglielmi (e di suo fratello, Germinale) è a vostra disposizione. Quattrocento varietà di piante, provenienti da tutto il mondo - più che un giardino, una giungla - in un fazzoletto di terra che sembra rubato al cemento. In realtà, è vero il contrario. «Quando avevo quattordici anni, e il professor Calvino mi assunse» racconta Libereso Guglielmi «tutta Sanremo era verde e, qui e là, c'erano case. Adesso ci sono case e qui c'è il mio giardino».

Si chiama appunto Oltre il giardino, le ricette di Libereso Guglielmi il libretto (edito da Socialmente, a cura di Claudio Porchia, prefazione di Oscar Marchisio, pp. 80, euro 10) che raccoglie disegni («giravo il mondo e non avevo soldi per la macchina fotografica: così, per ricordarmi le piante, mi salvavo con gli acquarelli») e consigli di questo Guru del verde. Ottantaquattro anni tra pochi giorni, Libereso Guglielmi è diventato famoso grazie a un'intuizione di Ippolito Pizzetti.


Il giardiniere di Calvino, titolo della sua fortunata biografia, gioca infatti sull'equivoco del Calvino sbagliato: il professor Mario, botanico di valore, dirigeva la Stazione sperimentale di floricoltura sanremese mentre il figlio Italo «già da ragazzino era interessatissimo alla scrittura e molto meno alle piante. Diciamo che ha predicato bene, tutti i libri contro la speculazione edilizia, e razzolato meno bene: gli eredi Calvino hanno venduto Villa Meridiana ed è diventata un parcheggio enorme».

Che nome è, Libereso? «Quando sono nato, mio papà, un anarchico tolstoiano, stava imparando l'Esperanto. Libereso significa "assolutamente libero di pensiero, parola e azione". Più o meno, impegno mantenuto».
Merito di Calvino padre? «Anche. Avevo quattordici anni quando il professore vide me e mio fratello Germinale tra le aiuole di casa e chiese a nostro padre se volevamo diventare borsisti nella stazione sperimentale. Mario Calvino non era solo un agronomo, era anche un botanico. Nel 1908 aveva lavorato in Messico e lì era diventato uno dei responsabili dell'agricoltura: era il tempo di Porfirio Diaz e fu Calvino a far dare la terra ai contadini».

Libereso Guglielmi è ritratto giovanissimo nel giardino di Villa Meridiana, la casa dei Calvino.

Accanto a lui,in un'altra immagine, Italo Calvino bambino, nel prato della villa.


Erano bei personaggi, i genitori dello scrittore?
«La mamma, Eva Mameli, fu la prima botanica della storia italiana a ottenere la libera docenza. Una donna molto severa: se Italo andava a giocare con le scarpe sporche veniva richiamato in villa e non usciva più, per tutto il pomeriggio. Per entrambi i Calvino gli studi in ambito scientifico furono importantissimi. Credo che Italo si sia buttato sulle lettere per evitare i confronti soffocanti.


Quali racconti e libri sono stati ambientati qui a Sanremo?
«Tutti i racconti di Ultimo viene il corvo, ma anche Marcovaldo, Cosmicomiche, Il visconte dimezzato, che ha per protagonista suo zio, il giardino incantato è quello che curavamo io e sua mamma. In Il barone rampante ci sono anch'io, che saltavo da un ramo all'altro alla ricerca di pigne e castagne: noi Guglielmi siamo vegetariani da tre generazioni».

Il giardino è una mensa, spiega lei nel libro di ricette.« Dai fiori di abutilon si tolgono gli stami e i pistilli e si riempe la corolla col gorgonzola: una delizia. Oppure c'è la perilla, una specie di basilico: la metti nel riso e diventa tutto rosso. L'ho presa in India, ma fiorisce bene anche a Sanremo. Al centro di tutto il mio giardino, c'è un avocado immenso. L'ha trovato Calvino in Messico e ne ha piantati centinaia, tra Bordighera e Sanremo. Li hanno tagliati tutti. Tutti, meno il mio: dà frutti da dicembre all'estate. A Bordighera c'era anche il mango. Adesso solo palme, fuori luogo e invadenti, invece che lecci o carrubi, che crescono spontaneamente. Non c'entrano nulla, le palme, ma sono un grande affare per chi le coltiva e le pianta».