HAMPSHIRE CARNIVOROUS PLANTS
di Roy Lancaster* (The Garden, aprile 2001)
Traduzione di Mariangela Barbiero

Roy Lancaster rivela come ambienti poveri di nutrienti abbiano spinto alcune piante ad
adescare gli insetti per ragioni più sinistre che la semplice impollinazione...

 


Heliamphora heterodoxa x H. minor

Avevo già visto in natura membri dell'affascinante confraternita delle piante carnivore, compresa la Drosera rotundifolia in una palude di sfagno nel Lancashire, ma solo quando visitai l'Hampshire Carnivorous Plants ebbi occasione di vederne una così ampia selezione in serra e coltivata alla perfezione

Conobbi Matthew Soper nel 1999 al Chelsea Flower Show, dove partecipava per la prima volta. Se ne stava serenamente al suo stand in attesa del verdetto dei giudici e all'arrivo della medaglia d'oro non ci fu alcuna sorpresa.

Il successo di Matthew a Chelsea non era che il coronamento di 13 straordinari mesi di mostre che gli avevano fatto guadagnare una messe di medaglie d'oro, ma niente se paragonate all'enorme piacere e alla soddisfazione che gli procura coltivare e ibridare le sue piante per poi moltiplicarle e condividerle con gli altri.

Piante che hanno uno sviluppato 'gusto' per la preda animale in quanto provenienti da ambienti, come le paludi, in cui, non trovando sufficienti elementi nutritivi da assorbire per vie normali, hanno scovato altri metodi per integrare una dieta deficitaria. Oltre a questa caratteristica hanno ben poco in comune tanto che sono botanicamente classificate in diverse famiglie ampiamente distinte.

La passione per le piante carnivore cominciò presto per Matthew: a otto anni acquistò una Dionaea muscipula e, come si dice, il dado fu tratto. Riuscì, nel suo entusiasmo, a uccidere molte dionee facendo chiudere le trappole con la punta di una matita non appena esse si aprivano, esaurendo così le forze della pianta.
Imparò presto che era essenziale annaffiarle con l'acqa piovana e riuscì a tenere a freno la sua curiosità e la sua impazienza tanto da vedere le trappole fatte scattare da una preda più naturale.

Non ancora ventenne Matthew andò a lavorare per un anno in Australia e tornò a casa passando per l'Asia sudorientale, dove ebbe modo di vedere la sua prima Nepenthes. Definitivamente stregato, tornò in zona ogni anno e cominciò a coltivare piante carnivore nel vivaio di orchidee di un amico in Thailandia, paese dove incontrò anche sua moglie Juthatip.

Matthew cominciò a portare a casa sempre più piante, finché alla fine per far posto alla sua collezione in espansione riuscì a persuadere il padre a sgombrare la sua serra. In seguito se ne aggiunsero altre due ed è da quattro anni che moltiplica e vende piante carnivore.

 

Nepenthes  maxima
Utricularia longifolia

I segreti di un successo

Il mio giro ebbe inizio da una piccola serra di 3 x 6,5 metri, riscaldata solamente dal sole ma permanentemente aerata da due ventilatori per contrastare i possibili attacchi di muffa grigia, con banchi rivestiti in gomma butilica, in grado di trattenere 5 cm di acqua piovana proveniente dal serbatoio di raccolta dello scolo delle acque dal tetto.

A parte Pinguicula grandiflora, una nativa europea coltivata su un pezzo di tufo affiorante dall'acqua, la serra era occupata dalle Sarracenia, originarie del Nord America, in piena fioritura.

Molte famiglie di piante carnivore hanno sviluppato 'ascidi' di vari gradi di sofisticazione, un buon esempio di evoluzione convergente: le stesse condizioni ambientali producono adattamenti similari. Gli ascidi sono foglie a forma di tubo con un'apertura sull'alto ed un opercolo che funge da coperchio. Attraverso l'ascidio la pianta è in grado di attrarre ed imprigionare diverse prede.
Le trappole più elementari come quelle di Heliamphora, sono foglie semplicemente arrotolate, che trattengono l'acqua naturale e si affidano ai batteri per digerire gli insetti che vi cadono dentro.
Trappole più complesse sono gli ascidi di Sarracenia e Nepenthes, muniti di opercolo per impedire che l'acqua piovana diluisca i fluidi digestivi che le piante secernono. L'insetto preda, attirato dal nettare, perde la presa e scivola lungo le pareti interne srucciolevoli e affoga nel pozzetto di fondo. Le loro parti molli vengono gradatamente dissolte e assorbite dalla pianta.

Sarracenia flavaLa prima a fiorire è Sarracenia flava. Gli enormi e luminosi fiori gialli, i più grandi del genere Sarracenia (fino a 10 cm di larghezza) hanno un leggero odore di pipì di gatto, che in nessun modo intacca il loro potere di attrazione. Gli ascidi sono alti fino a 1 metro e molto svasati alla base, di colore variabile dal verde al rosso. La Sarracenia flava var. ornata, tra le preferite di Matthew, proviene dalla Florida settentrionale e ha forti venature reticolate color porpora e cioccolato.
Sarracenia purpurea differisce in maniera molto evidente: gli ascidi, da verdi a porpora, sono uniti in cespi basali. La più bella è la subspecie venosa con ascidi verdi, vistosamente venati di porpora. Anche i fiori sono color porpora con petali che si spampanano in fuori e uno 'scudetto' centrale verde pallido o giallo. Per converso S. rubra produce fiori rossi relativamente piccoli, con un profumo che ricorda lievemente quello delle rose.
Sarracenia purpurea
Senz'altro la specie più curiosa e con i colori più sfiziosi è S. leucophylla con ascidi molto conici, che possono arrivare a 1 metro, mentre orlo e coperchio sono vistosamente variegati di bianco e rosso. I fiori sono grandi e rossi.

Matthew coltiva tutte e otto le specie di Sarracenia e oltre 20 ibridi, inclusi S. x popei (S.flava x S.rubra) a grandi fiori, con petali di un profondo rosso-rosa molto penduli, e la S. 'Juthatip Soper', una sua creazione, a cui ha dato il nome della moglie, e che ha vinto un AGM.
Le sarracenie possono essere coltivate in serre o verande al riparo dal gelo, oppure su davanzali umidi rivolti a sud. In zone miti dove non manchi acqua e umidità, Sarracenia purpurea, S. flava e S. rubra possono vivere anche all'aperto.
Sono in vegetazione da marzo a ottobre e vivono bene in contenitori poco profondi (1,3 cm) con substrato ben imbibito di acqua piovana. Nella cattiva stagione basta mantenere il substrato appena umido e rimuove le foglie morte.

Belle straniere

Matthew nella serra principale con le sarracenie in pieno fiore; l'ibridazione è un'occupazione a tempo pieno. Ad impollinazione avvenuta, i petali cadono. A causa della somiglianza dello scudetto centrale al quadrante di un orologio senza lancette, il genere si guadagnò il nome comune di "orologio muto".

In una serra più grande, anch'essa non riscaldata artificialmente, banchi di maggiori dimensioni contengono vassoi colmi d'acqua che Matthew ha riempito con una serie sbalorditiva di piante strane e belle, compresa la curiosa Darlingtonia californica, una parente prossima di Sarracenia. I suoi ascidi sembrano veramente dei serpenti incappucciati, da ognuno dei quali sembra guizzare fuori una 'lingua biforcuta'. Ha esigenze simili a quelle di Sarracenia e si moltiplica per divisione.

Le specie di Drosera hanno trappole di tipo diverso. Le foglie sono coperte di peli con una goccia di colla in punta, che brilla al sole. Ogni movimento degli insetti nel tentativo di liberarsi li porta a più stretto contatto con altre gocciolinine di colla...

Nella Dionaea muscipula, invece, la foglia si ripiega avvolgendoli e aumentando la capacità digestiva.

La Drosera regia ha un nome appropriato: dalle rosette basali emergono foglie strette e lunghe fino a 20 cm in coltivazione, ma che arrivano a 30 cm nel nativo Sudafrica conferendole un aspetto veramente regale. È di difficile coltivazione.
Per i principianti sarebbe più adatta l'australiana D. binata, che cresce bene in serra o su un davanzale esposto al sole, e che si riconosce facilmente dalla forma a catapulta delle estremità delle foglie che si reggono su steli verdi a forma di Y.

A parere di Matthew, la specie più facile da coltivare è forse D. capensis, disponibile sia a fiori bianchi che rosa. Nessuna sopporta il gelo, ma se coltivate in ambiente permanentemente caldo non perderanno mai le foglie.

Non dimenticherò mai la lettura de "Il mondo perduto" di Sir Arthur Conan Doyle, la cui fonte d'ispirazione si dice essere stato il monte Roraima negli altipiani della Guiana, nel Venezuela meridionale. Questi altipiani forse non ospitano gli ultimi dinosauri, ma vi si trovano piante curiose, compresa Heliamphora nutans. VivDrosera binatae in un ambiente con alti livelli di umidità, foschia e nebbia, perciò non è la pianta carnivora più facile da coltivare. Matthew la tiene in un settore separato della grande serra dove è possibile mantenere più alti valori di temperatura e umidità. Il giorno della mia visita il termometro indicava 31°C ed era necesssario vaporizzare acqua piovana ad intervalli frequenti.
Heliamphora nutans, H. minor, H. heterodoxa, H. ionasii e l'ibrido H. heterodoxa x minor richiedono serra calda o terrarium a circa 21°C di giorno e mai al di sotto dei 10°C di notte. Gli ascidi hanno un curioso coperchio a forma di cucchiaio e dalla base della pianta si dipartono dritti steli che portano per tutta la loro lunghezza fiorellini penduli. Molti altri membri tropicali della confraternità delle piante carnivore si giovano di condizioni calde e umide, in particolare le Nepenthes, che Matthew coltiva assieme alle Heliamphora in un piccola serra 'speciale' con una temperatura diurna di 21°C e una notturna di 12°C durante tutto l'anno.

Ne ha più di 30 specie, oltre a circa 10 ibridi, ed è chiaro che sono le sue preferite. Come N. maxima originaria dell'isola di Sulawesi e del Borneo, un trionfo di lussureggianti foglie cuoiose che formano poderosi ascidi verdi alti fino a 15 cm, con macchie porpora scuro, coltivata in grandi contenitori di plastica in un substrato formato per metà da sfagno triturato e per metà da cippato di legno per orchidee. Un perfetto drenaggio è la chiave del successo nella coltivazione di queste piante.
Nei suoi ascidi sono stati trovati grandi insetti, come scarafaggi, e anche piccoli mammiferi e in una delle sue piante Matthew ebbe a trovare una volta anche due topi morti da lungo tempo.

O come la dozzina di Pinguicula (così chiamate perché le loro foglie sono untuose a causa della mucillagine che intrappola l'insetto e degli enzimi digestivi), tra le quali una superba P. laueana dai grandi fiori color ciliegia, originaria del Messico. Quelli della cultivar 'Crown Prince' sono di un rosso ciliegia eccezionale con un lungo sperone rosa.

Prima di andare via, chiesi di vedere la sua collezione di Utricularia. Piante dall'aspetto fragile, spesso minuscole, le cui trappole sono piccole vesciche collocate sui rizoidi (queste piante mancano di radici) che hanno la funzione di risucchiare umidità e insetti microscopici. Molte tra loro hanno fiori grandi e di colori luminosi e sono di coltivazione relativamente facile.
E diverse specie sono acquatiche, ivi comprese tre indigene, dai fiori gialli, che prosperano in vasche all'aperto.
Per coloro che amano le sfide, però, c'è U. longifolia.
Ha bisogno di calore ma ripaga ampiamente con un bel cespo di foglie nastriformi e sottili steli che esibiscono fiori ciclamo con una marcatura gialla al centro, larghi 2,5 cm.

Descrivere appieno le collezioni di piante carnivore di Matthew è francamente impossibile. Bisogna vedere per credere! Per far questo o andate direttamente presso il suo vivaio o visitate i suoi stand alle varie mostre cui partecipa sia a livello nazionale che locale. Non sarete certamente delusi.

 

 

I migliori 'sei' di Matthew per principianti
Dionaea muscipula, Drosera aliciae, D. capensis, Pinguicula laueana, Sarracenia flava, S. x readii

 

Guida per principianti

Matthew ritiene che la maggior parte delle piante carnivore non presentino difficoltà di coltivazione; solo alcune specie richiedono serra calda. Il suo più prezioso consiglio è di usare sempre acqua piovana. L'acqua del rubinetto e i fertilizzanti inorganici nutrono eccessivamente e possono uccidere le piante; per la stessa ragione non bisogna nutrirle con pezzi di carne!
Il substrato tipico che usa per le invasature è per metà sfagno e per metà sabbia da cantiere o perlite.

La Darlingtonia, parente della Sarracenia, si sviluppa da un grosso rizoma

Le sarracenie si trovano bene in contenitori con sottovasi riempiti di acqua piovana su davanzali esposti a sud o in serre al riparo dal gelo. Più sole ricevono, più la crescita sarà robusta e più forti saranno i colori. Nel periodo di riposo invernale, vanno ricoverate in luoghi freschi, come un portico, e tenute appena umide.
Le Dionaea muscipula crescono bene nelle stesse condizioni. In inverno vanno trattate come le sarracenie. La pianta sparisce ma riappare in primavera.
Anche le drosere prosperano nelle stesse condizioni. La D. aliciae è l'ideale per i principianti. E' sufficiente tenerla umida d'inverno, eliminando regolarmente le foglie morte.
Le pinguicule formano rosette di foglie appiccicose. Le specie tropicali crescono bene su davanzali esposti ad est o ad ovest; le specie originarie delle zone temperate in serre non riscaldate.
Le Nepenthes sono specie tropicali che richiedono temperature di 24-28 °C di giorno e un'umidità relativa del 70-80%. E' assolutamente necessario tenerle in serra calda o in terrarium ed è consigliabile coltivarle in un substrato per orchidee.

 

Le coordinate del vivaio

Hampshire Carnivorous Plants
Ya-Mayla, Allington Lane, West End, Southampton, Hampshire S0303HQ
, Inghilterra
Tel/fax: (023)80473314 - www.hantsflytrap.com

Vendita anche per corrispondenza. Catalogo: su invio di busta provvista di francobolli

Il vivaio pubblica una guida illustrata che contiene dettagli e consigli per la coltivazione delle più diffuse piante carnivore, che si possono vedere durante la stagione di crescita (aprile/settembre) .
In vivaio si può andare per vedere le collezioni o per scegliere ed acquistare le piante previo appuntamento.

 

* Roy Lancaster VMH (Victoria Medal of Honour per l'orticultura) è plantsman, scrittore,
giornalista televisivo, tiene conferenze, ed è membro del Floral Committee B della Royal Horticultural Society.