IL GIARDINO DI VILLA MANZONI

di Pietro Berlingieri (Il Giardino Fiorito, gennaio-febbraio 2007)


II giardino della Villa di Brusuglio fu costruito e voluto da Alessandro Manzoni. Personaggio eclettico, dai numerosi e disparati interessi, si manifestò qui a Brusuglio come scrittore, botanico e "architetto". All'inizio dell'800 il Manzoni venne ad abitarvi e in quegli anni si dedicò personalmente al restauro e all'ampliamento della Villa e alla creazione del parco, dove si può tuttora ritrovare e quasi respirare la sua grande passione per le piante e per la botanica.

Brusuglio era una proprietà di campagna della famiglia dei Conti Imbonati e, come testimoniano le carte dell'epoca, intorno all'abitazione c'erano solo campi coltivati.
All'inizio dell'800 il Manzoni venne ad abitarvi e in quegli anni si dedicò personalmente al restauro e all' ampliamento della villa, creando la struttura attuale che ricorda le case francesi. In questo periodo si dedicò anche, con grande amore, alla creazione del parco, dove si può tuttora ritrovare e quasi respirare la sua grande passione per le piante e per la botanica.


L'INTRODUZIONE DI NUOVE PIANTE

Ricchi elenchi di piante furono ordinati all'estero; questo fatto testimonia il grande impegno con il quale realizzò il giardino, introducendo pure nuove essenze, come le ortensie (Hydrangea hortensis o Hydrangea macrophylla, soprattutto le varietà 'Annabelle' e 'Alberta', e Hydrangea quercifolia), allora sconosciute in Lombardia, o piante innovative come le Robinia pseudoacacia - apprezzate per la rusticità e la veloce crescita - oppure le magnoliacee ( i Liriodendron tulipifera e le Magnolia), le Catalpa bignonioides, i Liquidambar, i Tilia cordata, gli Acer japonicum, le Bignoniaceae, gli Hibiscus e i Cedrus deodara.
Da vero appassionato, aveva introdotto un'altra curiosità botanica, il Sassafras albidum, pianta di origine indio-americana arrivata in Italia nel 1630, la cui particolarità è nelle foglie che presentano una notevole eterofilia: possono coesistere insieme foglie ovate, bilobate e anche trilobate. Anche la chioma è curiosa: i rami possono svettare verso l'alto o ricadere verso il basso, creando un effetto di incredibile eleganza.

Amava molto fare esperimenti: piantava cotone, con poco successo invero, e amava sbalordire gli amici stessi annunciando che l'anno seguente avrebbe potuto offrire loro il caffè cresciuto a Brusuglio!
Quando piantava vicino alla casa, pensava al suo sviluppo, ironizzando pure che entro qualche anno la pianta sarebbe venuta a trovarlo addirittura al primo piano! Durante l'inverno si recava, per vedere il progredire dei lavori nel suo giardino, in giornata dalla casa di città di Via Morone alla campagna, appunto a Brusuglio, talvolta a piedi. E' una passeggiata di 8 Km che faceva volentieri per fare moto e per distrarsi.


LA PASSIONE PER GLI ALBERI


Ci sono ancora oggi molti alberi da lui piantati, e il giardino è ricco di ricordi e di aneddoti che testimoniano la sua presenza: il romantico Viale dei Platani che dallo studiolo conduce al fiume Seveso, la sua montagnola, da cui vedeva l'amato monte Resegone, la sua catalpa, la quercia da lui innestata, il boschetto di tassi. Tutti costeggiati e percorsi da vialetti dove tanto amava colloquiare con i suoi amici più cari.
Si racconta che il Manzoni fosse in giardino, seduto sul tronco disteso della sua catalpa, quando venne avvisato della morte di Napoleone e lì, di getto, scrisse la famosa ode "5 Maggio". Il grande amore ed affezione che ebbe per questi luoghi non è stato vano: è stato trasmesso fortunatamente alle nuove generazioni.




IL RECENTE RESTAURO


Recentemente infatti il giardino è stato restaurato, grazie a un importante lavoro di riordino che ha valorizzato le piante storiche, ridandogli il più possibile l'aspetto originario. Sono state inoltre introdotte piante giovani, delle stesse specie tanto amate dal Manzoni, ricreando, per quanto possibile, una cornice verde che fa sembrare il giardino attuale ancora inserito in un contesto agresto-bucolico, anche se in realtà oggi si trova in un contesto densamente urbanistico.
All'interno del giardino di Villa Manzoni si respira tuttora un'aria d'altri tempi: tanti animali lo abitano, molte specie di volatili, tartarughe, porcospini, grosse carpe, anatre e bianche grandi oche domestiche, insieme ai cani Fago e Deda, che la fanno da padrone.
Al limite del giardino, ancora oggi, ci sono le api che il Manzoni tanto amava, come testimoniano alcuni libri tuttora presenti nella sua biblioteca, e che continuano a produrre il delizioso miele di tiglio, di acacia, di castagno e millefìori come due secoli fa.