RISCOPRIAMO LE ORTENSIE
di Pia Pera (
Natural Style, agosto 2005)

Talvolta vituperate perché ritenute banali e chiassose,
riservano molte sorprese nelle forme e nei colori cangianti.
E hanno l'enorme pregio di fiorire tutta estate fino all’inverno.


Alle ortensie, una delle piante più diffuse insieme ai gerani zonali, quindi ad alto rischio di banalità, capita di ispirare antipatia. Allan Lacy, filosofo e giardiniere, le considera per esempio un vero errore della natura, adatte al massimo per le terrazze degli istituti termali, perfette solo all'Hotel Lido nelle scene ossessivamente decadenti di Morte a Venezia. Hanno un aspetto artificiale, sostiene Lacy, impossibile capire se siano vere o di plastica, tanto più che le possiamo trattare come piante da arredamento, rendendole da rosa azzurre o addirittura blu, innaffiandole con più o meno allume diluito.
Più gentile e arguta, Vita Sackville-West le giudica simili a parrucche colorate, comunque adatte non all'intimità del giardino domestico. Povere ortensie! In realtà tanta animosità riguarda non l'intera famiglia, ma il suo rappresentante più alla mano, Hydrangea macrophylla, che conosciamo tutti.
H. quercifolia
Per fortuna la grande famiglia delle ortensie include individui meno usurati. Che tuttavia, con i più dozzinali parenti, condividono un grande pregio: quello di fiorire da luglio fino all'autunno inoltrato, ovvero nella stagione, penosamente avara, del letargo estivo. È quanto riconosce la stessa Vita Sackville-West, cui capitò una volta di imbattersi, a fine settembre, in un arbusto che da lontano sembrava uno di quegli splendidi lillà retaggio esclusivo della primavera. Nulla di tutto ciò: era una Hydrangea paniculata grandiflora, detta anche ortensia piumata.

Variano dal bianco al verde, dal rosso al lilla, dal malva al blu più acceso
Fu amore a prima vista, al punto di attribuire al cespuglio una qualità che pochi penserebbero di trovare in una pianta: il senso dell'umorismo, per la fantasia di passare da un colore all'altro: inizia col bianco, per poi virare al rosa che la rende simile a un pallido lillà, dopodiché diviene verdognola, col risultato che non si sa mai cosa aspettarsi da lei, proprio come con certi caratteri tanto più interessanti quanto più imprevedibili. Vita l'aveva incontrata nel momento di passaggio dal rosa al verde; mentre l'ammirava, il felice proprietario le raccontava che queste affascinanti metamorfosi andavano avanti già da tre mesi!H. macrophylla 'Général  Vicomtesse de Vibraye'

Eccola qui, la grande, inestimabile virtù di tutte le ortensie comprese le tanto bistrattate macrophylla: quelle di restare fiorite per metà dell'anno, a patto di considerare anche l'inverno, stagione in cui i nostri cespugli, privi ormai delle foglie, manterranno però, ancorché incanutiti, le loro grandi, sontuose infiorescenze. Non dimenticherò mai la bellezza, in una limpida giornata di febbraio, del viale d'ingresso del giardino di una antica villa toscana, costeggiato da un manipolo di H. arborescens 'Annabelle' ormai stinte in un elegantissimo biondo cenere. Trasmettevano un senso di dolce malinconia, come tante signorine attempate che tutto avessero perso fuorché la grazia innata di maniere e acconciature impeccabili. Tempo pochi giorni, le loro teste sarebbero cadute sotto i colpi di forbice del giardiniere. Come si legge infatti in tutti i manuali, è buona pratica non intervenire con potature fino alla fine della stagione fredda, per permettere alle ortensie di proteggere da sole le gemme. Alle prime avvisaglie di primavera, metteremo mano alle cesoie, ma con moderazione. E meglio non potare affatto che potare male.

Gli equivoci a proposito del nome dell'ortensia sono numerosi, e diffusa l'opinione che il nome latino di Hydrangea ne designi la grande avidità d'acqua. Le ortensie, è vero, sono spesso - ma non sempre - grandi bevitrici, tuttavia il nome è stato loro attribuito per la somiglianza della capsula seminale con un certo tipo di recipiente per la raccolta dell'acqua:hydros aggeion.
Questa capsula seminale, poi, comparirà esclusivamente nei fiori fertili: ovvero la parte più trascurabile della grande infiorescenza dell'ortensia, composta per lo più da fiori sterili ma vistosi. Quanto al nome ortensia, pare sia stato scelto da un celebre esploratore e cacciatore di piante, Philibert Commerson, per onorare Hortense de Nassau, figlia del principe botanico con cui aveva partecipato alla spedizione di Bougainville del 1766. Anche se il genere era noto in Europa già da alcuni anni: nel 1712 Kaempfer si era imbattuto in Oriente in un arbusto che aveva battezzato 'sambuco d'acqua'. In effetti la somiglianza con i fiori del sambuco è notevole. Nel 1736 arrivava dall'America la prima H. arborescens, mentre alcuni esemplari giunti dal Giappone erano stati assegnati da Thunberg al genere Viburnum, per la somiglianza dei fiori.

Senza addentrarsi in una classificazione scientifica, ai fini puramente pratici del giardino, trovo ragionevolissima la suddivisione proposta da Saskia Pellion di Persano nel catalogo da lei redatto, con la consulenza della grande esperta e cacciatrice di ortensie Corinne Mallet, per il Vivaio Anna Peyron: a fiore globoso, a fiore piatto, giapponesi, americane, vellutate, di montagna, rampicanti e rare per collezionisti, e quasi mai di facile coltivazione. Tra queste poiH. serrata 'Oamacha', sono indicate le più basse, le più alte, le più blu, i migliori colori autunnali, quelle dal fogliame più interessante, nonché la zona di provenienza, che è bene considerare con cura per valutare se saremo davvero in grado di ospitare nel nostro clima l'ortensia desiderata. Un catalogo davvero pratico, e a cui rimando per una proficua lettura d'inverno, nella stagione giusta per scegliere le ortensie del nostro giardino: meglio infatti piantarle a primavera, perché le gelate non devastino le piante.


Ideali vivino al lago, si adattano bene ovunque
Chi ha giardini in montagna o vicino ai laghi potrà sbizzarrirsi nell'intera gamma, dall'interessantissima H. paniculata, le cui infiorescenze sono leggermente profumate, a H. serrata "Grayswood" capace di sopportare il pieno sole, fino alla deliziosa 'Ayesha', dai fiori simili a quelli del lillà. Chi, come me, non può prescindere dal clima mediterraneo, farà meglio invece a rin

unciare alle ortensie di origine cinese e giapponese, e puntare su quelle di origine americana che, oltre a H. arborescens, già ricordata nella varietà 'Annabelle', comprendono H. quercifolia, meritevole di attenzione anche soltanto per lo splendido fogliame simile, come suggerisce il nome, a quello delle querce, e spettacolare nei colori caldi dell'autunno, specie quando gode di una buona esposizione al sole.

Entrambe sopportano, purché ben pacciamate, un suolo relativamente secco, e sono quindi ideali per un giardino dall'impronta ecologica dolce, ovvero non avido di liquido oro blu. Anche se è difficile, di fronte a tante tentazioni, mantenersi ecologicamente impeccabili: io, per esempio, ho ceduto di fronte a H. macrophylla 'Pia' per l'omonimia, e a H. serrata 'Oamacha' originaria dei monti del Giappone, con le cui foglie dal sapore zuccherino si prepara uno speciale tè utilizzato nella cerimonia in ricordo della nascita di Buddha.

CONSERVARLE IN VASO
Si tagliano i gambi delle ortensie d'autunno, quando la linfa è ormai scesa e i colori sono mutati con i primi freddi; si staccano le foglie e si mettono in un vaso con acqua, come per un normale mazzo di fiori. I fiori assumono la consistenza della carta man mano che l'acqua si consuma.

SCEGLIERE IL TERRENO
Le ortensie prediligono il terreno acido; in altri terreni tendono alla clorosi, che si manifesta con l'ingiallimento delle foglie. Pur avide d'acqua e ghiotte di humus, non sopportano i ristagni d'acqua, richiedono quindi un buon drenaggio.

CAMBIARE IL COLORE
Hydrangea arborescens, H. paniculata e H. quercifolia sono tutte bianche. Nelle altre specie, il colore varia a seconda dell'acidità del suolo. Nei terreni molto acidi i fiori sono blu, in quelli meno acidi violetti o malva, in terreno neutro rossi o rosa. Dato che l'alluminio viene assorbito dalle radici delle piante solo in presenza di terreni acidi, è inutile aggiungerne in terreni diversi.

VIVAI SPECIALIZZATI
Vivaio Rita Paoli e Alessandra Borgioli, via Scandicci 265, Firenze, tel. 055 715885
Vivaio Anna Peyron, via Po 66, Castagneto Po (Torino) tel. 011 912982.

ORTENSIE E POTATURA

Varia da specie a specie, e si effettua in febbraio-marzo. Nella maggior parte delle ortensie, come H. macrophylla che fiorisce sul legno dell'anno precedente, si scorciano di una sola coppia di gemme i rami di 1 anno che abbiano già fiorito, mentre i rami di 2 anni saranno scorciati poco di più; andranno recisi alla base tutti i rami centrali molto vecchi, dal legno spugnoso.

Hydrangea quercifolia fiorisce sul ramo dell'anno precedente, guai quindi ad abbassarla troppo, pena la perdita della fioritura;

H. paniculata e H. arborescens fioriscono sui rami dell'anno in corso, possono quindi venire potate anche molto basse.

Non potare è sempre meglio che potare nel modo sbagliato; in caso d'incertezza, o desiderando lasciare sviluppare il cespuglio per fargli assumere un aspetto naturale al massimo, è meglio limitarsi a tagliare i fiori secchi dell'anno precedente sopra la prima coppia di gemme, senza toccare i rami cresciuti nel corso dell'anno, che sono riconoscibili per il fatto di portare una gemma in punta.