L'uomo delle magnolie

(The Garden, aprile 2001)

Testo di Lia Leendertz
giornalista della rivista Horticulture Week
Fotografie di John Naish
Traduzione di Mariangela Barbiero

Mezzo secolo fa John Naish rimase "folgorato" dalle magnolie. Oggi il suo giardino nel Gloucestershire ne ospita una magnifica collezione privata,
come ha scoperto Lia Leendertz



Molti giardinieri vogliono creare un ambiente boschivo con un equilibrio naturale tra flora e fauna. John Naish, che giardina ad Algars Manor in un paese subito a nord di Bristol, non fa eccezione. Ma non prende in giro se stesso illudendosi che questo sontuoso insieme di bellezze sia native inglesi che esotiche tra cui magnolie e camelie, sia qualcosa di diverso da un paradiso artificiale e il suo approccio è piacevolmente scientifico. Evita di usare la chimica quando possibile ma, da buon medico ospedaliero in pensione, distingue i fatti dalla retorica. "Un composto organico è un qualcosa che contiene carbonio" dice lui "perciò non sono abbastanza sicuro di cosa la parola significhi in relazione al giardinaggio". Il giardino di Algars Manor sembra essere un naturale prolungamento della formazione scientifica di Naish. Per le sue collezioni di magnolie e di camelie non è andato in cerca degli esemplari più rari o più delicati, ha invece fatto il miglior uso possibile delle cultivar moderne, selezionando le piante più facili da coltivare, maggiormente attraenti, o più rapide a maturare e a fiorire.
Anche nella progettazione del giardino ha seguito l'istinto scientifico e ha usato metodi biologici, ma non solo, così che la sua manutenzione fosse il più semplice possibile. A 85 anni John è felice di approfittare di ogni aiuto. "È vero, uso poche sostanze chimiche" dice "ma ho intorno mezzo miglio di sentieri e sarebbe quasi impossibile il diserbo manuale".
Gli 8mila mq di giardino sono enormemente cambiati da quand'è arrivato Naish cinquant'anni orsono. Allora, il formale East Lawn era il fulcro dell'interesse: giardino quadrato pianeggiante con bordure erbacee e aiole di rose, una combinazione ad alta manutenzione. Adesso l'area è tenuta a prato e accoglie un'accurata scelta di alberi e arbusti a fioritura invernale e primaverile, e il centro d'interesse si è spostato dalla collina al boschetto dei rododendri.
In contrasto con l'elegante e spaziosa sobrietà del prato, l'occhio è attirato oggi da pendii scoscesi, stretti sentieri e angolini nascosti. Il boschetto dei rododendri scende verso un mulino ad acqua sul fiume Frome lungo una ripida scarpata, resto di una cava abbandonata, che si pensa abbia fornito l'arenaria Pennant con la quale è stata costruita la casa padronale nel XVII secolo. L'ex cava ospita un viale di magnolie e dietro al torrente del mulino c'è un gruppo di alberi chiamato, in onore di Barbara, moglie di John, il Barbaraetum. Questo, a sua volta, costeggia lo stesso fiume Frome, che corre lungo un sentiero pubblico che porta lontano dal giardino.
Il giardino è situato sopra uno strato di acida arenaria rossa, e la superficie del terreno è ovunque così poco profonda che se ne intravede la roccia. I depositi alluvionali portati dal fiume con l'erosione delle Costwolds durante l'era glaciale hanno creato zone di maggior alcalinità nella parte più bassa del giardino. Ciò significa che John e Barbara devono fare attenzione a che le loro beniamine, amanti dei terreni acidi, non finiscano col trovarsi nel substrato neutro delle Cotswolds.

Amore a prima vista
Le magnolie sono le protagoniste indiscusse di questo giardino. A ogni primavera i fiori carnosi si schiudono in una successione di colori brillanti e risaltano nella marea di rododendri. John fa risalire l'origine del suo amore per questo genere alla primavera del 1953, in occasione della sua visita al Caerhays Castle Garden a St Austell, Cornovaglia. Era strapieno di magnolie e camelie, scoperte nel corso delle esplorazioni nel lontano oriente dai cacciatori di piante Ernest Wildon e George Forrest nel XIX secolo, e ottenute poi grazie agli sforzi del precedente proprietario, l'ibridatore botanico John Charles Williams.
Quel primo incontro sfociò in un amore eterno. "Ero estasiato" dice Naish. "Da quel momento sono andato pazzo per le magnolie". Lui attribuisce il successo della sua collezione al tempismo: appena iniziò a interessarsi al genere ci fu un'esplosione nell'ibridazione delle magnolie che proseguì fino agli anni Sessanta e Settanta. Ne risultarono una serie di ibridi più rustici e più facili da coltivare e che fioriscono prima rispetto agli altri della stessa specie, la cui prima fioritura avviene dopo 25 anni circa.
La sua prima magnolia è stata la M. x soulangeana 'Lennei' che produce calici di fiori rosa-porpora da metà a tarda primavera. È piantata vicino a ciò che Naish amichevolmente chiama "la panchina geriatrica", un piacevole luogo di riposo sul versante boschivo per visitatori di ogni età. Lì vicino ci sono la M. 'Susan', formata da slanciati boccioli rosa scuro che aprendosi rivelano fiori delicatamente profumati e leggermente più pallidi, e M. x loebneri 'Leonard Messel' che a inizio primavera produce fiori lilla aperti con petali affusolati.
Sebbene il suo lavoro lo abbia tenuto per la maggior parte del tempo a Bristol, negli anni ha trovato anche il tempo di viaggiare, soprattutto da quando è andato in pensione 25 anni fa. E durante i suoi viaggi all'estero, non ha mai perso l'occasione di aumentare la sua collezione! Così com'è entrato in contatto con le famiglie americane di ibridatori di magnolie, ha stretto relazioni anche con la famiglia Jury in Nuova Zelanda, che ha ibridato circa una dozzina delle magnolie più vendute del mondo. Naish ha diversi loro ibridi in giardino, il più conosciuto dei quali, M. 'Iolanthe', sta nel bosco di rododendri. Questa cultivar ha pallidi fiori rosa, che possono raggiungere anche i 25-30 cm, su un piccolo ma molto espanso albero, che difficilmente supera gli 8m di altezza.
Vicino c'è la magnolia favorita di Naish, M. 'Caerhays Belle'. La descrive come una pianta che ti lascia a bocca aperta e che produce seducenti, benché di breve durata, fiori rosa chiaro, senza traccia di porpora, su rami nudi a inizio marzo. Il giardino scosceso e riparato di Naish inevitabilmente a volte favorisce il crearsi di sacche fredde e i boccioli di questa fuggevole bellezza vengono danneggiati prima che abbiano l'occasione di essere apprezzati. Nonostante la sua evidente predilezione per 'Caerhays Belle' e con il giusto spirito del custode, si affretta a ribadire che lui dà valore a ogni singola magnolia. "Per me sono come esseri umani" dichiara.
Nel bosco di rododendri ci sono anche molte camelie, altro grande amore di Naish. Lui consiglia, per ragioni abbastanza pratiche, gli ibridi di Camellia x williamsii, ibridati da Caerhays Williams, rispetto ai più popolari ibridi di C. japonica. "Gli ibridi C. williamsii sono autopulenti" dice "mentre sugli ibridi di C. japonica i vecchi fiori restano appesi, sciupandone l'aspetto". Naish trova inoltre che gli ibridi C. x williamsii sono rustici e generalmente più facili da coltivare.
È proprio nel bosco di rododendri che il giardino si mostra molto maturo. Sebbene il bosco sia usato come luogo dove esibire la collezione di magnolie, i Naish erano determinati a creare un luogo di per sé emozionante. John Naish dice che la più grande sfida è stata quella di far armonizzare il bosco autoctono con le essenze esotiche. "Abbiamo cercato di mantenere l'atmosfera di un bosco inglese, nonostante vi siano state aggiunte piante provenienti dal Cile, dall'Himalaya e dalla Cina" aggiunge.
Tanti grandi olmi che dominavano il bosco sparirono negli anni Settanta a causa della grafiosi, ma quest'evento sfortunato sortì il benefico effetto di lasciare spazio a nuove piante e di ridurre la competizione per l'acqua e i nutrienti. Quando Naish decise di occuparsene, il bosco era stracarico di rose canine, rovi e ortiche che hanno dovuto essere estirpate a mano più e più volte prima che le erbacce sparissero. Grazie a questa pulizia costante, i Naish hanno favorito la diffusione della flora selvatica: qui prosperano Silene dioica, Vinca minor, Anagallis arvensis e digitali.
Benché abbiano cercato di creare un ambiente ecologicamente equilibrato in vista di intervenire il meno possibile, decisero che fosse importante installare un impianto d'irrigazione, per mantenere il terreno, poco profondo, abbastanza umido da aiutare le piante presenti e assicurare che i bulbi amanti dell'umido che lì si sono naturalizzati continuino a prosperare.
Durante i mesi più freddi, bucaneve e aconiti prolungano lo spettacolo, aiutati dagli arbusti a fioritura invernale e da una vasta gamma di piante dalla corteccia colorata. Alberi come l'eucalipto, l'Arbutus menziesii e l'Acer griseum costituiscono lo scenario della seconda stagione favorita di Naish. Da lui il giardino vive il suo periodo più monotono in piena estate - diversamente da quanto succede alla maggior parte degli altri che proprio in quella stagione raggiungono l'acme - per poi rivivere in autunno quando nel Barbaraetum fanno bella mostra di sé i colori delle due dozzine di Sorbus aucuparia e le foglie rugginose (che persistono ben oltre l'autunno) delle querce americane. In quest'arboretum, creato nel 1988, ci sono anche una sequoia californiana, un albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera), un faggio dalle foglie a felce e varie betulle.
Nonostante la complessità del giardino, i Naish si avvalgono dell'aiuto di un arboricoltore esterno solo per la cura di questi alberi. John confessa che è Barbara, medico di famiglia in pensione e di 25 anni più giovane di lui, a svolgere circa l'80% del lavoro, ma anche lui trascorre ancora almeno due ore in giardino ogni giorno.

Il tempo per contemplare
"Mi accorgo sempre di più che passo il mio tempo in giardino seduto a guardare e a decidere cosa farò dopo" dice lui. Mentre Barbara lavora, lui siede su una delle molte panchine del giardino per tenerle compagnia, ma il suo angolino preferito in primavera è su uno dei ponticelli che ha costruito sopra il mulino. Qui, con il pendio del bosco da una parte e il più recente paesaggio del Barbaraetum dall'altra, può godersi il riflesso nell'acqua dell'imponente Magnolia x loebneri 'Merrill' e dei suoi fiori bianchi, e ammirare i risultati di cinquant'anni di lavoro.
Nonostante la sua stretta relazione con il giardino, John è contento di lasciare il controllo totale a sua moglie. "Sono a quel punto della vita in cui non ho più tanti anni davanti a me" ammette francamente "perciò non ho fatto piani di lunga durata per il giardino. Spetta a Barbara decidere cosa vuole farne in futuro".

I suggerimenti di John Naish per la coltivazione delle magnolie
Scoprite l'altezza massima che può raggiungere la magnolia scelta e trovatele il posto giusto. Il terreno dovrebbe essere profondo, nutriente, acido o neutro. Scavate una buca larga almeno tre volte le dimensioni del pane radicale, e mescolate al terreno di risulta parecchio compost, foglie ammuffite o stallatico e quindi interrate. Accertatevi che le radici rimangano umide durante le prime due estati successive all'impianto. Proteggete il colletto della pianta e non feritelo con zappa, falce o tosaerba.
A fine inverno avvolgete il tronco con una guaina isolante per tubature, contro il rischio di gelate tardive dopo che la linfa ha già iniziato a scorrere. Cautelatevi contro lumache e limacce, che la notte amano brucare i giovani germogli. Dopo un paio d'anni la magnolia ha bisogno di poca attenzione, ma io non ho mai zappato o scavato attorno le radici. Per le erbacce, o mi metto in ginocchio e le estirpo a mano o, occasionalmente, uso il glifosate sull'erba circostante, usando un annaffiatoio dedicato.