CHE NE FACCIO DELLE FOGLIE

di Lorena Lombroso (Giardinaggio, ottobre 2007)


In autunno, un'enorme quantità di materiale vegetale si accumula in parchi e giardini: il lavoro non manca... Ecco come capire e gestire il fenomeno e trasformarlo in un vantaggio.

 

Qualche volta l'autunno arriva lentamente: i colori delle chiome si trasformano dal verde al giallo, gradualmente, e le foglie cominciano a cadere. Altre volte, un repentino cambio meteorologico provoca una sorta di shock agli alberi, che in pochi giorni si infiammano e, in una giornata di vento, si liberano la chioma preparandosi all'inverno. Comunque vada, c'è un momento in cui osservando lo spazio esterno vi renderete conto che non si può più rimandare: le foglie devono essere raccolte.

Un'enorme quantità di materiale vegetale scende a terra dalle chiome di alberi e arbusti ogni anno. E' la caratteristica propria delle caducifoglie, ossia di tutte quelle specie che nei nostri climi entrano in riposo invernale, liberandosi dell'apparato fogliare. Il meccanismo naturale che governa questo fenomeno è legato al fatto che, in determinate situazioni climatiche, caratterizzate da uno scarso numero di ore di luce e una temperatura bassa, l'albero non è più in grado di nutrirsi attraverso la funzione clorofilliana, e cioè la creazione di zuccheri complessi a partire da elementi base: acqua, minerali, sole, anidride carbonica.

Così come certi animali vanno in letargo per ridurre al minimo il consumo di energie, allo stesso modo molte specie vegetali nel corso dell'evoluzione si sono adattate all'altalena climatica propria delle zone temperate del pianeta, ed entrano in una stasi che perdura finché il sole più tiepido e le giornate che si allungano non provvedono a riattivare la fase vegetativa.
In verità, esistono anche specie che sono caducifoglie... al contrario: in climi caldi e asciutti perdono l'apparato fogliare quando le temperature sono così alte, e così poca è l'umidità, da consigliare il letargo vegetativo. Ciò avviene prevalentemente in zone subdesertiche: un periodo piovoso provvederà a risvegliare la pianta.

Liberandosi delle foglie, gli alberi e gli arbusti provvedono anche a smaltire le sostanze inutili o tossiche e i parassiti che si sono accumulati nella chioma, dirottando nel frattempo agli organi permanenti (fusto, rami, radici) quelle che vanno a formare le importanti riserve invernali (amidi, sostanze minerali). Ci sono poi altre ragioni che hanno favorito la stabilizzazione di questo fenomeno dal più lontano passato, quando le specie arboree attuali hanno cominciato a diffondersi nel pianeta. Gli alberi privi di foglie offrono minore ostacolo all'azione del vento, riducendo quindi le possibilità di sradicamento, e quelli secchi o malati vengono spezzati e portati via dalle tempeste invernali, generando così un fenomeno di 'potatura' indispensabile negli ambienti naturali.

...ma quante foglie ci sono su un albero?

 

Un esemplare arboreo adulto e di grandi dimensioni ha una chioma composta da decine di migliaia di foglie;
questo numero varia in funzione del tipo di foglia. Un albero sano può tranquillamente superare le 200.000 foglie. Circa il 70% di queste foglie può essere riciclato dal suolo, in condizioni naturali (boschi e foreste). Risulta quindi evidente l'enorme spreco che avviene in città, dove le foglie vengono spesso mandate al macero insieme ai rifiuti generici anziché utilizzate per la produzione di compost.

 

Il fenomeno dei colori

La metamorfosi delle piante è accompagnata da un aspetto eclatante: il cambiamento dei colori delle lamine fogliari. I cromatismi autunnali sono provocati da particolari processi metabolici attivati dalla combinazione dell'abbassamento della temperatura con quello della riduzione del numero di ore di luce. Con le prime notti fredde la clorofilla sparisce, non essendo più prodotta durante il giorno. Scomparendo dalla lamina il colore verde, prevalente in estate, diventano evidenti gli altri pigmenti, che erano comunque presenti. Si tratta di sostanze dette antociani, responsabili essenzialmente dei toni freddi e bluastri, e delle xantofille, che generano le sfumature gialle, arancioni e rosse.
Va detto che l'intensità dei colori è legata a vari fattori: non solo il tipo di specie e varietà, ma anche la natura del suolo e il clima. Giorni soleggiati e freschi, notti fredde, poco vento: questa la combinazione ideale per poter ammirare le piante vestite a festa dall'autunno.

Molte piante che presentano fogliame autunnale spettacolare, come aceri e liquidambar, non amano i terreni calcarei e offrono la loro veste più affascinante nei substrati freschi, leggermente acidi e mai asciutti. Ci sono invece piante, come i maestosi Ginkgo biloba (sconsigliabili nei piccoli spazi), le robinie, l'amelanchier e l'amamelide, che si colorano di giallo intenso anche in terreno calcareo. Chi ha un giardino piccolo o un terrazzo potrebbe accontentarsi di Euonymus alata, arbusto cinese dai magnifici cromatismi autunnali, poco sensibile alla natura del suolo.
Un elemento che influisce sensibilmente sulla colorazione autunnale è la buona salute generale delle piante. Platani e ippocastani, compagni d'autunno di chi vive in città, assumono colori più intensi se durante l'estate hanno avuto una sufficiente disponibilità idrica e se vengono tenuti sotto controllo i problemi fitopatologici che affliggono queste specie soprattutto in ambiente urbano.

Come raccogliere le foglie

Lo spettacolo autunnale è spesso assolutamente affascinante, ma ciò non toglie che in qualche modo le foglie vadano raccolte e smaltite, sia per mantenere pulito e ordinato lo spazio in inverno, sia per ragioni legate alla salute dei vegetali: le foglie marcescenti possono favorire la formazione di malattie, e in esse si annidano forme quiescenti di parassiti.
Ci sono vari sistemi per provvedere a questo lavoro. Scope e rastrelli di varia foggia sono gli utensili più economici e versatili. Le scope classiche in saggina o materiale sintetico vanno bene per una raccolta sommaria su aree pavimentate, ma non riescono a eliminare i detriti che si accumulano nelle zone più difficilmente accessibili, e sono scomode nei piccoli spazi.
I rastrelli migliori sono quelli a forma di ventaglio, con denti robusti e flessibili, in grado di raccogliere il materiale scivolando sul prato o sul terreno nudo. Esistono anche dei rastrelli autopulenti: una barra oscillante provvede ad espellere automaticamente, per caduta, i residui vegetali che restano attaccati ai denti, evitando così l'intervento manuale. Ci sono anche rastrelli speciali con un sistema che permettere di chiudere le due ali per raccogliere e sollevare le foglie, spostandole ove si desidera. A questo proposito, un telo da giardino in plastica è l'ideale per spingervi sopra il fogliame e raccoglierlo con pochi gesti.

Il sistema più rapido per raccogliere le foglie è quello motorizzato.
Il soffiatore-aspiratore consente di spingere e accumulare le foglie in pochi minuti. Esistono modelli elettrici, ma il problema del cavo da tirarsi dietro non è cosa da poco. Occorre inoltre valutare la scelta fra un modello manuale, da sostenere con le due braccia, o un tipo con motore a spalla (a zaino), indicato per ampie metrature. Alcune case mettono a disposizione modelli dotati di fermo acceleratore, per dosare la portata d'aria in base al tipo di lavoro da svolgere.
La velocità del getto d'aria è legata alla potenza del motore: se un soffiatore domestico da 1,2 HP produce un soffio che viaggia a 74 metri al secondo, con una macchina professionale arrivate a raddoppiare. Assicuratevi che il modello scelto sia silenzioso e abbia un efficiente sistema antivibrazioni.
Gli aspirafoglie più comodi sono quelli a spinta, dotati di tre ruote e semoventi. Sono macchine più costose, ma hanno prestazioni tali da renderle consigliabili per le grandi superfici; il sacco arriva ad avere una capacità di oltre 200 litri, contro i 35-40 di un piccolo aspiratore manuale.

Alcune case produttrici mettono a disposizione, per queste macchine, dei sacchi raccolta adatti a particolari materiali: ad esempio per foglie umide (in nylon microforato, per favorire il ricircolo d'aria e ottimizzare l'aspirazione) oppure per foglie molto secche e polverose (il sacco è in panno pesante che agisce in parte come filtro antipolvere). Ci sono anche dei kit che migliorano il lavoro della macchina su cortili non asfaltati, ghiaiosi, in pendenza o con piccoli scalini.

 

Come scegliere l’aspirafoglie
Valutate qual è la quantità di materiale vegetale che avete da raccogliere ogni anno, e considerate che un buon soffiatore, soprattutto se a scoppio (senza il fastidio del cavo elettrico) è utile anche per la pulizia degli spazi esterni in qualsiasi stagione. La funzione soffiatore-aspiratore deve essere comoda: l'ideale è poter passare da un sistema all'altro senza interrompere il lavoro. Una macchina di buona qualità provvede a compattare il materiale raccolto nel sacco, riducendolo fino al 10% del volume originale se dotata di turbina/trituratore (che è comunque adatta solo a materiali leggeri e friabili: per le ramature occorre il biotrituratore vero e proprio). Le macchine semoventi hanno una forza aspirante notevole e alcuni modelli trovano impiego anche per la pulizia di strade e piazze, in quanto sono in grado di aspirare cartacce, lattine di alluminio e piccoli rifiuti. Dotando l'attrezzo di un tubo d'aspirazione alternativo alla bocca frontale, si possono raggiungere punti difficili sottochioma, gradini, sottoscala, ecc.

 

...e poi, che farne?
Quale che sia il sistema adottato per raccogliere il fogliame, dovrete scegliere come eliminarlo. Potete utilizzare i bidoni appositi messi a disposizione dal Comune per foglie e materiali bio. In alcune città esiste un sistema di raccolta periodica a domicilio dei resti vegetali: un buon esempio è dato dal Comune di Reggio Emilia, che effettua questo servizio in varie zone della città in base a un calendario mensile. Caldamente sconsigliato bruciarle: è quasi ovunque vietato, sia per ragioni di sicurezza che per motivi ambientali.
La combustione delle foglie, spesso non del tutto secche, è imperfetta e si emettono nell'atmosfera fuliggine e altri combusti inquinanti. Il sistema più raccomandabile è quello della trasformazione in concime attraverso il compostaggio: è il modo più corretto ed ecologico per copiare ciò che avviene ogni anno, da sempre, nei boschi e nelle foreste, grazie a un meccanismo naturale perfetto e meraviglioso.

 


Il compostaggio delle foglie: semplice, ecologico, economico

II ciclo della vita
Anche in giardino possiamo riprodurre il prezioso fenomeno naturale del riciclaggio di foglie e resti vegetali in terriccio fertile. Un biotrituratore e un bidone da compostaggio agevolano l'operazione e la rendono più rapida. Illustrazione e foto dalla documentazione dei biotrituratori Viking, www.stihl.it.





Il processo di biotrasformazione dei resti vegetali in terriccio ricco di valori nutritivi è un fenomeno noto fin dall'antichità ed è considerato la base dell'approccio biologico all'agricoltura e al giardinaggio. Da sempre praticato in campagna, oggi trova applicazione anche nei giardini urbani grazie alla disponibilità di attrezzature pensate per facilitare questo lavoro e renderlo privo di effetti collaterali indesiderabili, quali l'emissione di cattivi odori o la presenza di insetti o animali.
Un buon sistema di compostaggio rende del tutto inesistenti queste problematiche. Il fenomeno di decomposizione avviene in modo del tutto naturale nei boschi e nelle foreste: le foglie e i resti caduti a terra formano uno strato che si decompone gradualmente, rilasciando nell'aria un buon 'odore di terra'. Responsabili di questo incessante lavorio sono i microrganismi che 'digeriscono' lentamente ma inesorabilmente i resti delle piante, e li trasformano in un substrato leggero, ricco di sostanze nutritive.

A livello domestico, difficilmente è possibile lasciare le foglie accumulate in un angolo e aspettare per mesi e mesi che si trasformino. L'uso di un biotrituratore semplifica il lavoro: i resti vegetali finemente sminuzzati sono soggetti ad una decomposizione rapida e corretta, che può avvenire in un apposito contenitore, il bidone da compostaggio. Un buon sistema per ottenere una miscela adatta al rapido compostaggio è quello di sminuzzare insieme le foglie e la tosatura del prato. Ciò provoca la formazione di un tritume arieggiato e ben miscelato, importante soprattutto se le foglie raccolte provengono da alberi quali quercia, pioppo, platano, che sono coriacee e contengono sostanze che rallentano la decomposizione. Tutte le foglie leggere e ben secche si decompongono rapidamente e danno luogo a un prodotto finale di buona qualità se integrato da altri resti vegetali di origine diversa, per ottenere un humus equilibrato e ricco di minerali utili.

L'ideale è ottenere una composizione mista di parti verdi (foglie o resti del prato) che contengono molto azoto, e parti marroni (foglie secche o ramaglia tritata) che provvedono a fornire una quota di carbonio. Una conseguenza diretta del compostaggio è il fatto che le foglie vengono smaltite a casa propria, senza il fastidio di doverle accumulare in sacchi e portarle alla discarica. L'altra conseguenza positiva è che il compost ricavato, oltre che molto utile e del tutto naturale, è anche a costo zero ed elimina o riduce la necessità di acquistare concimi.

L'importanza di un buon composter

Per il perfetto smaltimento e trasformazione dei rifiuti vegetali in terriccio fertile è utile dotarsi di un contenitore apposito. Un buon bidone da compostaggio ha il pavimento grigliato, fondamentale per consentire l'accesso di aria dal basso. Il cono di aerazione centrale favorisce il flusso dell'aria e la convoglia adeguatamente: questo fattore è alla base di un processo di biodegradazione senza emissione di odori sgradevoli e senza rischio di marcescenza del materiale. Si possono scegliere anche modelli più semplici o accumulare i resti in un cestone di rete o di legno, ma sono sistemi consigliabili quando è possibile collocare il compost a una certa distanza dall'abitazione e in zone dove il clima è arieggiato e non troppo umido. Una certa umidità è comunque necessaria: in estate occorre periodicamente innaffiare e, quando necessario, integrare il materiale con un acceleratore di compost. Si tratta di prodotti granulari a base di guano (deiezioni di uccelli marini), urea, calcio e sostanze attivate con microrganismi specifici grazie ai quali il processo diventa più rapido ed efficiente.

 

Cambia il clima, l'autunno sparisce?

 

Lo scorso anno, l'allarme è stato lanciato fondamentalmente per motivi economici. La stagione arida e calda ha provocato un autunno 'sbiadito' nei boschi del Vermont, lo stato USA celebre per le sue immense foreste colorate da quella che viene chiamata 'estate indiana' e che costituisce un momento di punta per il mercato alberghiero locale. Il calo vertiginoso di turisti dello scorso anno fu dovuto al fatto che mancavano quei colori così accesi e suggestivi, che normalmente sono attivati dal succedersi di giornate terse, fredde, molto luminose. Al di là delle prosaiche lamentele per il flop turistico, la tendenza al riscaldamento globale genera fenomeni gravi e irreversibili nel patrimonio forestale a livello mondiale. Anche nei nostri climi, l'autunno 2006 è stato insolitamente estivo; il caldo e la siccità si sono protratti fino a dicembre e non sono stati equilibrati da un successivo periodo sufficientemente piovoso. Non ci sono più le stagioni, recita il più banale dei modi di dire. Purtroppo è la verità: ne parleremo prossimamente su 'Giardinaggio' con Luca Lombroso, meteorologo, volto noto agli spettatori della trasmissione su Rai3 'Che tempo che fa'.