L'incantevole profumo dei giorni invernali


Nel freddo cielo ancora invernale, dai rami nudi del calicanto e dell’hamamelis si spande nell’aria un profumo soave, come un gentile benvenuto alla nuova stagione che sta per giungere in giardino

 

(Giardinaggio, gennaio-febbraio 2008)
di Lorena Lombroso



C’è un giorno di gennaio in cui l'aria è gelida, ma c'è qualcosa di speciale, qualche invisibile ma chiaro segnale di primavera, portato da una fragranza intensa, dolce con una punta aromatica: arriva da un arbusto apparentemente nudo, con i rami sottili allungati verso il cielo. Solo avvicinandosi i minuscoli fiori risultano chiaramente visibili: simili a campanelle cerose, gialli con una macchia porpora al centro, a guardarli non sembrerebbero capaci di tanta generosità. E invece sono proprio loro, i fiori del calicanto, a farci amare certe mattine invernali e a sollecitare il senso dell'olfatto. E poiché questo arbusto, fra le sue incredibili doti, ha anche quella di resistere bene all'inquinamento, è una delle pochissime piante che creano emozione in città nel cuore dei mesi più freddi.

Questa sua fioritura inattesa e portentosa è legata alla poetica leggenda del pettirosso che, scacciato da altri alberi, trovò rifugio solo fra i rami del calicanto: Dio volle ricompensare questa gentilezza facendo cadere sui rami di questa pianta una pioggia di stelle splendenti e profumate. Ecco perché l'omaggio di un rametto di calicanto è espressione di affettuosa protezione nei confronti di chi lo riceve. I rami fioriti da poco, recisi e portati in casa in un vaso con acqua fresca in ambiente non troppo caldo, per qualche giorno inondano la stanza di profumo. Potete raccoglierli con i fiori ancora chiusi: in casa, il caldo li farà aprire in breve tempo.
ll nome botanico del calicanto può creare un po' di confusione: nei libri e manuali lo troverete sotto il nome di Chimonanthus praecox, Calycanthus praecox o Chimonanthus fragrans. Nativo delle fredde montagne cinesi, ha trovato in molte parti d'Europa un ambiente idoneo per le sue poche esigenze: non si ammala facilmente, è perfetto per le siepi miste, non richiede potature regolari: è, insomma, la pianta ideale per i giardini a bassa manutenzione.


Fragranza intensa dai petali cerosi

In natura il calicanto ha dovuto adattarsi ai geli intensi delle sue terre d'origine, le zone montuose del Sichuan cinese, dove cresce fino a 3.000 m di altitudine. Nei nostri giardini i suoi fiori, resistenti al freddo grazie alla struttura cerosa che protegge le cellule vegetali dei petali, sbocciano proprio nel cuore dell'inverno: una magia semplice e profumata, un'emozione che si fissa nella memoria.

 

La coltivazione

Da molto tempo il calicanto viene impiegato come pianta ornamentale, tant'è che nei giardini ottocenteschi si trovano di frequente vecchi esemplari, grandi e vigorosi. Riesce a vivere anche nei terreni più compatti e argillosi, e resiste a temperature rigidissime. A maturità, assume dimensioni simili a quelle della forsizia, cioè 3 metri in tutti i sensi. Ma mentre i rami della forsizia tendono a diventare arcuati, quelli del calicanto rimangono rigidi e un po' goffi, e in estate sono coperti da un manto di foglie un po' insignificante. Piantate il calicanto in luogo soleggiato, anche insieme ad altri arbusti rustici come forsizie, cotogni da fiore, noccioli e buddleje, ma se possibile fate in modo che sia in un luogo dove d'inverno passate spesso nelle vicinanze: ad esempio ai bordi di un cancello, di un vialetto o in prossimità della recinzione esterna in modo che, passeggiandovi vicino, la fragranza dei fiori sia facilmente percepibile.
Il calicanto può essere allevato anche a spalliera, fissando i rami giovani a supporti robusti (cavi d'acciaio o palerie in legno) contro un muro. Questa soluzione rallenta la crescita e impedisce che la pianta si allarghi: è dunque consigliabile per i calicanti in terrazzo, da coltivare in una vasca in plastica o legno capiente e profonda.

Calicanto, dal fiore al frutto

Dai frutti del calicanto si possono estrarre i semi che germogliano con una certa facilità. I frutti non sono commestibili, sia per il sapore del tutto sgradevole sia perché contengono sostanze che risultano tossiche per l'uomo.

Pur essendo un arbusto davvero facile, ha un problema: non fiorisce subito. Gli esemplari giovani possono impiegare vari anni prima di dare piena soddisfazione. Per questo vi conviene acquistare il calicanto adesso, scegliendo in vivaio un esemplare allevato in vaso e già fiorito. Potrete metterlo subito a dimora se la terra non è gelata ed è ben lavorabile, creando una buca d'impianto capiente e concimata sul fondo con compost o letame in pellet. Se invece il suolo è gelato, meglio aspettare qualche settimana, trasferendo il vasetto vivaistico in una trincea di terra torbosa o in un vaso più grande, coibentato con terra e corteccia, tenuto provvisoriamente in una zona protetta e soleggiata. Poche le esigenze: un po' di concime organico ogni anno in autunno, e occasionali pulizie della chioma a fine fioritura per migliorare la forma ed eliminare i rami troppo affollati.
È infatti un arbusto ideale per chi non ama usare le forbici. I fiori appaiono sui rami di uno o due anni, ed è quindi da evitare una continua potatura severa che provocherebbe scarsa fioritura.
Sono reperibili sia la specie Chimonanthus (Calycanthus) praecox sia le sue varietà migliorate, 'Grandiflorus' con fiori più grandi, giallo carico con una macchia di colore rosso intenso alla base, e 'Lutea', con fioritura tardiva, giallo chiaro. Ma ricordate che la più profumata è la specie non ingentilita dall'uomo, ed è anche la più robusta e longeva.
Non tutti i calicanti amano fiorire nel gelo: Calicanthus floridus, bell'arbusto nordamericano, fiorisce da giugno in poi, con fiori rossi dal profumo vinoso. Capace di superare i 3 metri di altezza, è una pianta gradevole e di facile coltivazione, adatta anche per siepi informali insieme ad altri arbusti di media dimensione. Non richiede potature regolari, bensì solo interventi occasionali per ridurre la chioma se troppo cresciuta o per sfoltire il centro dai rami affastellati e troppo fitti.

Il calicanto estivo
Calycanthus floridus è poco utilizzato in Italia, ma merita attenzione perché è una pianta facile e interessante. Originario degli USA settentrionali, forma una massa tondeggiante ma può essere trattato anche ad alberello, non più alto di tre metri. Le foglie di un bel verde luminoso fanno da sfondo alla fioritura, da giugno in poi. Resistente al freddo, non ha particolari esigenze se non quella di evitare le posizioni troppo calde e aride; nei climi mediterranei apprezza una posizione fresca, sotto le chiome di alti alberi. Non fate mancare acqua, altrimenti la fioritura risulta scarsa. Una dote dei fiori del calicanto estivo è quella di esalare una fragranza speziata, soprattutto quando fa buio: un buon motivo per piantarlo vicino al luogo dove soggiornate nelle belle notti di luglio.


Hamamelis, la pianta della salute

L'altro arbusto prezioso per il giardino e terrazzo invernale è l'amamelide: Hamamelis mollis, H. virginiana e il noto ibrido H. x intermedia. Anche se fiorisce sui rami nudi tra gennaio e febbraio, non è parente del calicanto, con il quale viene spesso confuso. L'hamamelis ha una bellezza rara e delicata, e la sorprendente dote di resistere fiorito fino a -10° C, davvero un record. Se un'ondata di freddo intenso li sorprende fioriti, i petali si limitano ad arrotolarsi come le trombette di carnevale, per poi srotolarsi quando il termometro sale, anche di poco.
Nel mondo anglosassone è noto con un nome curioso, witch hazel, il nocciolo delle streghe o strega nocciola: che è anche, infatti, il nome di un vecchio personaggio dei fumetti di Paperino e Topolino, una strega pasticciona e sempre nei guai. Si diceva un tempo che le streghe dei boschi sapessero usarne i rami biforcuti per individuare le sorgenti d'acqua e per preparare pozioni misteriose. E in questo c'è qualcosa di vero: le importanti virtù terapeutiche erano già note alle popolazioni precolombiane, e i primi navigatori portarono in Europa queste conoscenze. Ancora oggi, da Hamamelis virginiana si estraggono principi attivi ampiamente usati in medicina, erboristeria e cosmesi.

Un arbusto dalle molte virtù, capace di sfidare il gelo di gennaio
La specie americana dell'amamelide, Hamamelis virginiana, è nota e apprezzata per le sue efficaci virtù terapeutiche, grazie alla presenza nelle foglie e nella corteccia di tannino e di acido gallico, che hanno proprietà decongestionanti, vasocostrittrici e astringenti.
Dalla pianta si ricavano estratti fluidi e pomate usate nella terapia dei problemi vascolari, mentre in cosmetica l'hamamelis è utilizzato per lozioni astringenti; inoltre combatte le macchie della pelle causate dall'età o dal sole, ha un'azione schiarente, è rinfrescante e disarrossante, stimola la microcircolazione.
Il tonico all'amamelide è anche un efficace dopobarba in quanto aiuta a calmare le irritazioni o i piccoli tagli provocati dal rasoio. E, se non bastasse, la pomata all'amamelide combatte i dolori muscolari e le distorsioni; nelle formulazioni per il cavo orale è d'aiuto per combattere le infiammazioni gengivali.

La coltivazione è semplice, l'unico requisito essenziale è un terreno mai arido: nei climi padani la pianta va innaffiata abbondantemente. In aree mediterranee con estate molto calda occorre piantare l'arbusto in zona non battuta dal vento asciutto e non fare mancare irrigazioni per tutta la stagione vegetativa, innaffiando anche in inverno se il clima è mite e poco piovoso.
I frutti dell'Hamamelis mollis hanno la curiosa attitudine a maturare molto lentamente e per questo viene chiamato anche 'arbusto dell'Epifania': come i re Magi, a inizio gennaio può portare tre doni, l'oro dei suoi petali, il profumo dei suoi fiori e il potere curativo della sua corteccia. Piantate un hamamelis anche per il piacere della sua veste autunnale dorata o bronzea a cui seguirà, in inverno, la bella fioritura che in genere è gradevolmente profumata. Insieme al calicanto, è l'accento indispensabile per invitare a uscire in giardino, e assaporare la bellezza e il profumo di questi arbusti generosi.

Una versione insolita:
l'hamamelis vestito di rosso


Simile al calicanto per la fioritura invernale, ma appartenente a un'altra famiglia, Hamamelis x intermedia è un ibrido a crescita rapida, con petali gialli, arancioni o di un vivido rosso come nella varietà 'Diane', nella foto: spettacolare nei giorni invernali, e affascinante anche nel tardo autunno quando il fogliame si colora di toni gialli e bronzei.

Un'improvvisa esplosione di bellezza


II periodo di fioritura dell'hamamelis è legato all'andamento meteorologico e alla esposizione: al sole, spesso i fiori si aprono simultaneamente sui rami e nel giro di pochi giorni li ammantano di petali sottili, giallo oro o rossastri, quasi trasparenti nel sole invernale.


 


Fragranze a sorpresa nel cuore dell'inverno
Non sono molte le piante che possono sollecitare il senso dell'olfatto durante l'inverno, ma quelle poche sono davvero preziose. Oltre al calicanto e all'hamamelis c'è la Sarcococca, anch'essa di origine cinese; gli inglesi la chiamano 'bosso invernale' perché è sempreverde e con piccole foglie lucide tra le quali nascono fiorellini profumati. È adatta per piccole siepi o per gruppi di arbusti di media dimensione.
Daphne odora, D. mezèreum, D. burkwoodi e D. bhoula 'Darjeeling' sbocciano a fine inverno, i fiori emanano un gradevole profumo. D. mezèreum, chiamata anche 'fior di stecco', è spontanea in Italia, nelle zone collinari e bassa montagna; i fiori rosa appaiono sui rami ancora nudi e hanno una fragranza incantevole.
Lonicera fragrantissima è un caprifoglio insolito, non rampicante bensì arbustivo; i fiorellini sono molto profumati e sbocciano dall'autunno alla primavera. Altri arbusti da tenere in considerazione per la fioritura profumata in tardo inverno: mahonie, Abeliophyllum, Stachyrus.


Moltiplicare il calicanto per talea a cura di Elena Tibiletti


La moltiplicazione del calicanto avviene per propaggine o per talea, da far radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali. Le talee attecchiscono con facilità; le nuove piantine vanno tenute in vaso in luogo riparato per almeno due anni prima di essere messe a dimora. Un sistema lento, ma affascinante, è quello della moltiplicazione da seme: a fine primavera si estraggono dai frutti i piccoli semi. La germinabilità è abbastanza alta, ma è consigliabile attendere almeno 3-4 anni prima di porre le piantine a dimora.

Consiglio pratico

Se avete poca pazienza, scegliete la moltiplicazione per propaggine. È sufficiente piegare verso il terreno un ramo giovane e vigoroso, ancora flessibile, nato dalla parte basale della chioma, e fissarlo saldamente nella terra con qualche pezzo di ferro piegato a U. Coprite bene con terra fresca e fertile lasciando emergere l'apice del ramo, sostenuto da un tutore per evitare che si sdrai a terra. Un complesso fenomeno vegetale provoca, in questa situazione, la formazione di radici da organi come i rami che normalmente ne sono privi. L'operazione va fatta in primavera; la propaggine va protetta dal sole. Se necessario collocate una piccola tettoia realizzata con bastoncini di bambù che sostengono un pezzo di rete verde o un piccolo cannicciato.