CACTUS, LE PIANTE DEL FUTURO

di Mara Garian (Giardinaggio, giugno 2009)

 



Sono belle e intriganti, si adattano a ogni ambiente, chiedono pochissime
cure. Ma soprattutto sono specie a risparmio idrico, per questo
protagoniste ideali del giardino di domani.

 

Hanno forme curiose, divertenti, spesso stravaganti. Sono facili da coltivare, occupano poco spazio e non hanno bisogno di cure particolari. Ma soprattutto sono una promessa per il giardino del futuro, perché vivono con poche gocce d'acqua, sostanza sempre più preziosa e da proteggere.

Grasse, succulente e cactacee

Che siano gigantesche, come quelle che si vedono nei giardini esotici e negli orti botanici, oppure minuscole, come quelle in vendita nei garden center in vasetti larghi una manciata di centimetri, attirano subito lo sguardo: slanciate oppure panciute, carnose o spinosissime, nude o lanose, magari ornate da qualche fiore coloratissimo, sono le piante più diffuse nelle case italiane.

Siamo solito chiamarle piante grasse, ma il botanico ci correggerebbe subito: il nome corretto è "piante succulente". Si tratta tuttavia di una definizione molto generale, che raccoglie tutte le piante aventi foglie o fusti carnosi, pur appartenendo a famiglie molto diverse con esigenze colturali ben diverse tra loro. Si va dalle "pietre vive" (Lithops) alle calàncoe (Kalanchoe blossfeldiana), dal fico d'india (Opuntia ficus-indica) ai "cuscini della suocera" (Echinocactus grusonii).

La carnosità dei tessuti è l'unico dato che veramente le accomuna: nei fusti o nelle foglie si raccoglie una riserva d'acqua, necessaria per la sopravvivenza negli ambienti siccitosi da cui le succulente provengono.
All'interno di questo vasto gruppo, le Cactacee sono la famiglia che riunisce tutte le succulente a forma di cactus, come Echinocactus, Ferocactus, Notocactus, Echinopsis, Cereus, Mammillaria, ma anche gli Epiphyllum, dalle foglie allungate e sinuose, per citare solo i generi più noti. Di origine messicana o sudamericana, sono fra le piante più facili da mantenere durante tutto l'arco dell'anno e spesso ripagano le nostre non eccessive attenzioni con splendide e relativamente lunghe fioriture durante la bella stagione.


Seducenti corolle:
il miracolo della fioritura


La fioritura si ottiene facilmente se viene rispettato il ciclo vegetativo e si innaffia e nutre nel modo giusto. A lato, Echinopsis multiplex produce spettacolari corolle che appaiono per brevi periodi e per un solo giorno, con un profumo molto gradevole; le piante mature fioriscono molto di più.

L'importanza del riposo

Pur essendo tra le piante a più bassa manutenzione del regno vegetale, esistono poche ma indispensabili cure che devono essere ben conosciute. In Italia, per esempio, l'attività vegetativa delle Cactacee si svolge durante l'intero arco della primavera-estate. Da fine settembre sino a marzo inoltrato, il loro stato ideale è il riposo vegetativo, durante il quale le funzioni vitali vengono ridotte al minimo utile alla sopravvivenza.
Il riposo consente loro di rigenerarsi per poi rifiorire in estate. Il luogo ideale per trascorrere questo periodo è un ambiente chiuso, asciutto e non riscaldato, ma con temperature sempre superiori allo zero, senza alcun apporto d'acqua. Nelle nostre case, però, spesso vengono mantenute in locali con temperatura compresa fra 12 e 20 °C, entrando, quindi, in una fase di 'semi-letargo' e continuando in minima parte a vegetare: in questo caso bisognerà irrigarle moderatamente ogni 20-30 giorni, con intervalli d'irrigazione anche più lunghi in assenza di luce. La carenza di riposo, tuttavia, indebolirà le piante che avranno difficoltà a fiorire l'estate seguente.




Una questione di forma

In vaso o in piena terra, le succulente non sono molto esigenti riguardo al terriccio, ma prosperano più rigogliose in un substrato apposito. Se non potete fornire loro il terriccio per Cactacee, state attenti al pH: una succulenta abituata a un substrato alcalino si adatta anche a un terriccio neutro o appena acido, mentre una da substrato acido non tollera un pH 6 o 7.

Cactus anche al Nord

Le grasse sono più resistenti di quanto comunemente si pensi: anche al Nord possono essere coltivate in piena terra, purché vengano adeguatamente protette durante l'inverno.
Alcuni generi, come le opunzie, resistono senza seri danni fino a -20 °C, ma la maggior parte delle succulente e i cactus tollerano rispettivamente minime termiche fino a 0 °C e -2 °C, al di sotto delle quali non c'è speranza di vederle sopravvivere. Detto questo, è chiaro che nelle condizioni ideali prospereranno grandi e rigogliose, come accade sulle coste liguri e meridionali, dove animano giardini scultorei di grande suggestione. Ma perfino a Merano, nei giardini botanici di Castel Trauttmansdorff, c'è una collezione di succulente possenti e straordinarie (adeguatamente protette durante i mesi invernali da una serra rimovibile dotata di ventilazione ad aria calda).
Benché associate ad ambienti desertici, le Cactacee tollerano bene la salsedine e i venti salmastri, e anzi traggono giovamento dalla vicinanza del mare, come è facile capire osservando gli stupefacenti monoliti spinosi ospitati nei Giardini Hanbury a Ventimiglia. I cactus prosperano felici negli ambienti asciutti e ventosi, come le coste tirreniche e insulari, particolarmente amate da Echinocactus, opunzie e Ferocactus.



Opuntia ficus-indica

C'è cactus e cactus...

I cactus si suddividono in un centinaio di generi e due migliaia di specie, dal fusto succulento, di forma globosa (es. Echincocatus grusonii), colonnare (es. Cèreus), a pala (es. Opuntia), con superficie spinosa o glabra, a sezione stellata, ovale o circolare e altezze che vanno da pochi centimetri a qualche decina di metri.
Un elemento che accomuna i cactus è l'areola, un cuscinetto feltroso dal quale emergono le spine, come i nodi nelle altre piante.
Opuntia ficus-indica (fico d'India, qui sopra) è la specie più conosciuta delle opunzie, diffusa allo stato spontaneo in tutto il Mediterraneo: sulle pale maturano frutti ricchi di vitamina C; esistono molte altre specie di opunzie, rustiche o semi-rustiche, spontanee lungo i litorali del nostro paese, come Opuntia subulata (in basso, al centro).
Il Cleistocactus, originario della Bolivia, è un cactus colonnare, con spine e peli fitti e sottili, spesso di colore dorato (in basso a sinistra, C. x oreocereus).
L'Espostoa (E. lanata, E. longispina ecc.), originario delle montagne andine, è il tipico cactus peloso, avvolto da una fitta rete di setole bianche lanose, in grado di nascondere, a volte, l'intero fusto.


Opuntia subulata
Espostoa

Che pericolo l'umidità

Viceversa, queste piante soffrono molto l'umidità e quindi chiedono cure e attenzioni aggiuntive nelle aree più umide, ad esempio le zone lacustri. Fattore fondamentale per tollerare il freddo e superare l'inverno è avere le radici ben asciutte, quindi il maggior pericolo deriva dagli autunni piovosi che inzuppano la terra intorno all'apparato radicale. Il segreto del successo in questo caso è fornire ai cactus un ottimo drenaggio: per esempio coltivandoli su un terreno in leggera pendenza o su un suolo prevalentemente sabbioso e sciolto, situazioni che favoriscono lo scorrimento rapido dell'acqua. In alternativa, in fase d'impianto, occorre scavare una buca profonda circa 1 m e disporre sul fondo uno strato di 50 cm di materiale drenante (argilla espansa o ghiaia). Le cactacee sono invece poco esigenti riguardo al tipo di terreno, anche se conviene migliorare un suolo pesante o argilloso incorporando sabbia e terriccio per renderlo più arioso.

Piante a risparmio idrico

Considerazioni di carattere ecologico, oltre che estetico, rendono i cactus sempre più importanti guardando a un futuro in cui l'acqua diventerà un bene via via più prezioso: la loro caratteristica fondamentale infatti, la carnosità, deriva proprio dalla loro capacità di immagazzinare nei loro tessuti la poca acqua di cui necessitano per sopravvivere parecchi mesi in ambienti completamente aridi. Per lo stesso motivo, i cactus hanno trasformato le loro foglie in spine: non solo per difendere il fusto ricco d'acqua dai predatori, ma soprattutto per diminuire al massimo la superficie fogliare esposta al sole e quindi la perdita d'acqua per evaporazione ed essudazione. Le spine, inoltre, schermano i raggi solari mantenendo la pianta relativamente fresca e, nell'eventualità di un benefico acquazzone, riescono a raccogliere minuscole gocce d'acqua per farle scivolare lentamente sul terreno e renderle disponibili per le radici.
Questo avviene in natura nel deserto. Nel nostro paese, la piena terra fornirà ai cactus l'umidità sufficiente, mentre l'ambiente del vaso richiede un minimo apporto settimanale (in estate), variabile comunque secondo la specie coltivata.

Il giusto nutrimento


Poco golose di acqua, le cactacee sono anche poco golose di nutrimento: un moderato apporto di fertilizzante adatto (con buone percentuali di fosforo, potassio e microelementi) stimola la fioritura, mentre un eccesso di azoto sviluppa la vegetazione a scapito della fioritura e un eccesso di concime in generale deforma le piante, troppo. Se i cactus a forma globosa come i grusoni conservano dimensioni compatte e basse, non altrettanto accade alle specie a portamento colonnare, che possono raggiungere dimensioni e peso tali da metterne a rischio la stabilità: fornite loro un tutore.

Una grande famiglia


Molto diffuse e amate, anche perché prive di spine e quindi più facili da curare, le Crassulacee comprendono numerosi generi, fra i quali i più noti sono Crassula, Echeveria, Aeonium, Cotyledon, Pachyphytum, Kalanchoe, Sedum e Sempervivum. I più semplici da accudire sono sedum e sempervivum, originari dell'Europa. Tutti gli altri generi sono sudafricani e hanno ciclo invertito rispetto al nostro.
Durante la primavera e l'estate crassule ed echevèrie entrano in dormienza e vanno collocate in ombra senza quasi annaffiarle, per poi portarle in autunno in un luogo protetto, luminoso, a 10-18 °C. Alcune regalano facilmente cospicue e durevoli fioriture, come la calancoe, i sedum e i sempervivum. Le Euforbiacee sono una famiglia grande e variegata che comprende specie erbacee, carnose o arboree, con foglie minime o enormi, oppure con spine. Simili alle Cactacee (Euphorbia milii, chiamata anche "spina-christi", E. obesa, una palla apparentemente non spinosa, E. trigona, un cactus con ali longitudinali), hanno però un ciclo di attività quasi continua, con semplici rallentamenti delle funzioni nei periodi a loro meno favorevoli, vale a dire l'inverno e l'estate.

Le Mesembriantemacee si dividono in due grandi gruppi: da un lato piante da balcone, da giardino al mare o da rocca-glia, dal portamento strisciante o a cespuglio, con foglie carnose e fiori a margherita (Dorotheanthus, Lampranthus, Delosperma...); dall'altro piante da interni (Lithops, Conophyton, Lapidaria...) il cui momento di massima attività si verifica fra settembre e maggio (poi vanno in dormienza), quando vanno situate alla luce, con temperatura compresa fra 15 e 18 °C, e con irrigazioni regolari ogni 15 giorni. Se volete osservarle dal vivo, non fatevi mancare la visita a una delle splendide collezioni di succulente presenti in Italia. Da non perdere, in Liguria, i Giardini Hanbury, che accostano i cactus a piante mediterranee ed esotiche; il Giardino Esotico Pallanca (Bordighera) che offre una collezione di Cactacee fra le più importanti d'Europa; il Giardino Esotico di Montecarlo, ricco di oltre 6000 succulente. Dall'altra parte della penisola, l'Orto botanico di Napoli comprende una stupefacente zona collezione di spinose, così come l'Orto botanico di Palermo, che vanta enormi esemplari di Aloe, Cereus, Crassula, Euphorbia e Opuntia.

 

La vita è facile anche in contenitore

In genere le succulente hanno apparati radicali piuttosto ridotti (corrispondenti alle piccole dimensioni), quindi non necessitano di contenitori grandi. I cactus a cuscinetto, come i grusoni, si adattano bene a ciotole larghe e basse, mentre quelli colonnari chiedono vasi più ampi per questioni di stabilità. I vasi alti e stretti si adattano alle succulente ricadenti, come ad esempio le "code di topo", e ai semprevivi valorizzati per contrasto.


 






Piccoli segreti di coltivazione





Le Cactacee e le succulente richiedono molta luce, ma non il pieno sole, tanto che oltre i 35 °C l'attività fotosintetica si blocca. Durante l'estate è dunque consigliabile collocarle a mezz'ombra, in modo da non esporle a temperature troppo elevate: quelle ottimali sono comprese fra 25 e 32 °C.
Le succulente di origine sudamericana o messicana in inverno entrano in dormienza e vanno conservate fra 0 e 15 °C senza bagnarle, mentre quelle sudafricane hanno il ciclo biologico invertito rispetto al nostro emisfero: riprendono a vegetare in autunno (come la calancoe e alcune euforbie) e vivono bene in una serra calda a 15-18 °C (in casa c'è troppo calore e poca luce).

La maggioranza delle Cactacee e succulente in genere resiste bene in esterno fino ai primi freddi invernali, quando vanno spostate in serra fredda. L'apporto idrico va ridotto man mano che il freddo aumenta: con terriccio umido, il gelo farà molti danni, mentre all'asciutto la pianta tollera fino a -2 °C.

 

Aloe e agavi, parenti ma molto diverse

Il genere Aloe appartiene alla famiglia delle Liliacee. Robuste e vigorose, crescono significativamente anche nell'arco di un anno, sia in diametro sia in altezza, risultando ben presto piuttosto ingombranti. Hanno foglie grandi, lunghe e carnose e una minoranza (A. vera, A. barbadensis, A. ferox, A. saponaria...) è munita di spine la cui punta termina a uncino. Le àloe sono specie africane, provenienti dal Sud Africa e dal Madagascar: in Italia sono in massima attività vegetativa durante l'autunno-inverno, quando andrebbero collocate alla luce, con temperatura fra 10 e 18 °C, con irrigazioni moderate ogni 15 giorni. Il calore eccessivo e la scarsità di luce in casa inducono la produzione di foglie esili e pallide (soprattutto Aloe vera, A. ferox, A. arborèscens) che indebolisce la pianta. Per evitarlo, costringetela al riposo in un locale fresco, ma non sotto 0 °C, riducendo al minimo le irrigazioni.
Simili per aspetto sono le agavi, che appartengono però alla ben diversa famiglia delle Agavacee. Presentano foglie fibrose terminanti con una punta acuminata e hanno esigenze simili ai cactus: vanno mandate in letargo o semi-letargo durante l'autunno-inverno, per poi riportarle alla vita in primavera.



Paradisi di succulente

Qui sopra in centro, mèta d'obbligo per gli appassionati, il Giardino Botanico creato da Bart Pallanca e dalla sua famiglia a Bordighera, ospita una collezione di cactus e succulente tra le più importanti d'Europa. A sinistra, un cactus colonnare fa bella mostra di sé a Villa Taranto (Verbania) i cui giardini botanici ospitano una bella raccolta di succulente, tra cui la graziosa Aloe plicatilis ( a destra).