Belli e pericolosi

Gli iris non devono essere mangiati perchè le loro parti aeree possono provocare disturbi gastrointestinali. Nessun problema, invece, per il contatto: ma non mettetevi le mani in bocca subito dopo averli maneggiati!

ATTENTI A QUELLA PIANTA

di Elena Tibiletti


(Giardinaggio, aprile 2010)

 

Il giardino deve essere un luogo sicuro per

tutti i
suoi abitanti, bambini e animali

domestici inclusi: ecco quali piante

possono invece costituire un potenziale

pericolo.

 

Quando si crea un giardino, sono numerosi i criteri che guidano alla scelta delle specie. La motivazione più forte riguarda il valore estetico e ornamentale di ogni specie, cioè il gusto personale di ciascuno di noi, che deve però intersecarsi con il clima della zona, l'esposizione e la natura del suolo del giardino, la disponibilità in vivaio, le dimensioni delle specie adulte, ecc. Ma c'è un fattore che ben di rado si prende in considerazione, al momento della scelta, soprattutto perché se ne ignora l'esistenza: la tossicità che possiedono alcune specie, nell'intera pianta o in parti di essa (radici, corteccia, foglie, fiori, frutti, semi), che può portare a conseguenze di entità variabile (dal semplice malessere a un esito letale), ma pur sempre spiacevoli.


Piccole farmacie verdi


La conoscenza dell'esistenza, nel mondo vegetale, di princìpi attivi dal punto di vista
farmacologico non è una novità, visto che la moderna scienza medica è nata nell'antichità, quando si utilizzavano ampiamente piante che stimolavano la reazione dell'organismo ammalato.
E oggi è una realtà la fitoterapia, cioè la medicina alternativa che consente di alleviare alcuni disturbi di modesta entità attraverso l'impiego di piante officinali. In realtà, tutte le piante contengono una serie di sostanze attive, dalle più banali, come vitamine e minerali, alle più complesse, come glucosidi e alcaloidi, che possono svolgere un'azione sull'organismo umano e animale. Alcune di queste sostanze complesse risultano più o meno tossiche, per semplice contatto o per ingestione, con manifestazioni che variano a seconda del principio attivo, dell'età dell'organismo (bambino o adulto, taglia dell'animale), del suo stato di salute e del tempo di contatto o della quantità di parte vegetale ingerita. Va precisato comunque che la medesima sostanza, così come può manifestare effetti differenti (più o meno gravi) da soggetto a soggetto, altrettanto agisce in modo diverso su altre specie animali. Ciò significa che alcuni uccelli o micromammiferi (topolini, ghiri ecc.) possono cibarsi di vegetali che risultano viceversa altamente tossici per la specie umana: non rappresentano cioè un valido indicatore dell'innocuità della pianta.

Attenzione a questi tre
Da sinistra a destra: l'oleandro è velenoso in ogni sua parte; fate attenzione quando tagliate le infiorescenze appassite o quando lo potate, perché il succo che esce dai rami può provocare anche allergie per contatto. Al centro, l'elleboro contiene alcaloidi molto pericolosi, tanto che in passato veniva usato per preparare veleni mortali. Il Solanum, infine, è anch'esso intriso di alcaloidi; non confondetelo con il peperoncino, perché i suoi frutti sono velenosi.


Rischi per chi non sa


Oggettivamente, è molto difficile che un adulto sano di mente decida di cibarsi di una parte di una pianta, a meno che... non sappia che, per esempio, quelle graziose bacche rosse sono velenose e, attirato dall'aspetto invitante e turgido, decida per curiosità di assaggiarle. In questo caso vale l'ovvio consiglio di documentarsi prima di fare gli esperimenti: basta un buon libro o, al limite, un controllo in internet (con il nome scientifico della pianta) per capire se l'assaggio è fattibile o nefasto.
Diverso è invece il caso di bambini e animali domestici (cani e gatti): entrambe le categorie, quando sono ancora cuccioli, non sono in grado di comprendere il pericolo di determinate piante. Quindi, per evitare guai, meglio soprassedere sull'impianto di specie velenose o irritanti e, se fossero già presenti in giardino, meglio recintarle con rete metallica ben infissa nel terreno e disposta a distanza di circa 1 m (cioè fuori dalla portata delle braccia) dall'esemplare.
Quando poi bimbi e pet saranno cresciuti (entrambi dai 4-6 anni in su), le cose cambiano: gli animali in genere si disinteresseranno delle piante preesistenti (attenzione però ai nuovi impianti, magari carichi di odori interessanti assorbiti nel vivaio...), mentre ai bambini sarà nella maggior parte dei casi possibile spiegare i pericoli derivanti dal gioco con determinate specie vegetali, in modo che se ne tengano più o meno spontaneamente alla larga; per gli smemorati e i distratti, appendete ai rami dell'esemplare incriminato qualche cartellino in plastica con il segnale stradale di pericolo (spiegando loro il significato).
Ricordate infine che, nel caso fossero i frutti o i semi a essere tossici, potrebbero esistere, di quella determinata specie che tanto
desiderate, varietà a fiori sterili, che cioè non arrivano al frutto, per eliminare alla fonte il problema: informatevi presso il vostro vivaio di fiducia.

 

Manipolare con prudenza


Quando una pianta è tossica per contatto, è raro che le conseguenze siano gravi, ma in caso di manipolazioni prolungate senza precauzioni è facile che si verifichino, in genere sulle mani e le braccia, dermatiti ed eczemi anche molto fastidiosi, di cui magari si va a cercare la causa tra i detersivi o altre sostanze, senza sospettare che i responsabili siano nel regno vegetale. In particolare, sono le parti che stanno sotto terra a creare potenziali problemi: bulbi, tuberi, rizomi, radici tuberizzate, fittoni ecc. andrebbero sempre maneggiati con un'adeguata protezione nei confronti delle sostanze attive che molti di essi contengono. In seconda battuta, il lattice che sgorga da alcune piante è spesso velenoso o irritante, ma non tutti lo sanno... Quindi, in questi casi è bene munirsi di buone protezioni: guanti da lavoro, indumenti a maniche e gamba lunghe ed, eventualmente, occhiali e mascherina per isolare naso e bocca se state per recidere fusti contenenti lattice, che può facilmente schizzare tutt'intorno.

Un'arma di difesa

Le specie dotate di sostanze tossiche sono una netta minoranza rispetto all'intero Regno vegetale. La presenza di queste sostanze è stata giustificata scientificamente attraverso diverse ipotesi, fra le quali la più semplice consiste nell'esigenza del vegetale di possedere un'arma di difesa.
Non potendo difendersi scappando dagli animali che se ne cibano, alcune piante hanno sviluppato, nel corso della selezione evolutiva, uno o più princìpi attivi dal punto di vista farmacologico, di solito di sapore sgradevole, che fungono da deterrente nei confronti del pascolo. Infatti, gli animali che consumano questi tipi di piante, se si salvano dalla morte, memorizzano il gusto amaro o ricordano il malessere che ne è seguito, mantenendosi in seguito alla larga dagli esemplari della medesima specie. Altre ipotesi vedono le sostanze tossiche vegetali come molecole coinvolte nel metabolismo energetico o detossificante della pianta, o viceversa come molecole di scarto, la cui espulsione è impossibile.
Così familiari

Sopra da sinistra: ciclamino e giacinto. Qui a destra: dalia e tulipano. Sono quattro esempi di piante le cui radici (tuberi, rizomi e bulbi) sono velenose per contatto. Ma non solo: del ciclamino è velenosa tutta la pianta, della dalia anche le foglie, del tulipano i fiori.

 

S.O.S. allergie


Ci sono poi vegetali di per sé assolutamente innocenti, non contenendo nemmeno un grammo di sostanze tossiche, ma che involontariamente suscitano reazioni disastrose negli esseri umani: come ben sanno sempre più numerose persone, sono in continuo aumento le allergie provocate dal polline di alcune specie botaniche. La "colpa" è di quelle piante che affidano al vento la dispersione del seme maschile: essendo un "taxi" assai impreciso (almeno rispetto agli insetti), le possibilità che avvenga l'incontro fra polline e ovuli sarebbero decisamente scarse, se non venisse prodotta e liberata un'enorme quantità di granuli pollinici. Ecco dunque il perché dell'invasione di polline nell'aria, da parte di specie come la parietaria, le betulle, l'ortica, gli ippocastàni, i tigli ecc.

Dato che la comparsa di qualsiasi forma allergica prevede un ripetuto e abbondante contatto con l'agente allergogeno, sono proprio le piante abbondanti produttrici di polline a scatenare il fenomeno, che si manifesta poi con irritazione e bruciore agli occhi e al naso, con starnuti ripetuti e secrezione nasale continua, fino al termine della fioritura. Va da sé che, se l'allergia è ormai accertata e comprovata in laboratorio, sarà noto il nome delle piante responsabili, che vanno assolutamente evitate nel giardino dell'allergico.
Infine, un'ultima avvertenza: certi alberi e arbusti, velenosi e no, hanno la capacità di richiamare, durante la fioritura, una moltitudine di api. Si tratta di un evento assolutamente naturale, determinato dalla necessità dell'impollinazione dei fiori attraverso gli insetti. Le api vengono quindi attirate in gran numero dall'intenso profumo emesso dalle corolle, rendendo così pericoloso l'avvicinarsi alla pianta stessa o il passaggio nelle sue vicinanze. Il pericolo è dovuto all'alto rischio di puntura da parte degli insetti, se molestati, ma può divenire mortale per chi è soggetto a shock anafilattico in caso di puntura.

Le fioriture più amate dalle api
Dall'alto a sinistra, in senso orario, alcuni dei fiori più amati dalle api e dagli altri insetti che si nutrono di nettare: rosmarino, pallori di maggio, maggiociondolo, tiglio, glicine e robinia.



I più comuni veleni vegetali

Le sostanze tossiche contenute nei vegetali, oltre che insospettabili, sono veramente numerosissime, anche se si possono ricondurre in sostanza a pochi raggruppamenti chimici, ai quali corrisponde, spesso ma non sempre, un effetto specifico e un simile intervento di soccorso.
Alcaloidi: gruppo di sostanze eterogenee, con differente composizione chimica e diverso effetto. Ne sono stati scoperti circa 5.000, contenuti in 4.000 specie appartenenti a 350 famiglie, fra le quali le più frequenti sono quelle delle Apocinacee, Leguminose, Papaveracee, Rubiacee, Rutacee e Solanacee. Sono spesso concentrati in un solo organo della pianta, che però ne può contenere più di uno. Alcuni di essi, in dosi controllate, si impiegano in medicina, perché agiscono sul sistema nervoso e cardiocircolatorio. Nonostante la diversità chimica tra di loro, è possibile intervenire in caso di avvelenamento somministrando carbone attivo e permanganato di potassio.
Glucosidi: composti solidi derivanti dall'unione di uno zucchero con un aglicone (molecola non zuccherina). Gli agliconi variano molto dal punto di vista chimico, dato che possono essere alcoli, fenoli, lattoni ecc. I più importanti sono i glucosidi cardiotonici, utilizzati in medicina per rallentare il battito cardiaco e aumentare la pressione arteriosa, i glucosidi ciano-genetici, impiegati come sedativi della tosse ma in grado di liberare acido cianidrico a contatto con l'acqua, e le saponine (saponosidi) con potente attività emolitica e infiammatoria. In tutti i casi è indicata, come misura primaria, la lavanda gastrica. Si rinvengono in numerose famiglie botaniche, tra le quali Liliacee, Ranuncolacee, Rosacee e Scrofulariacee. Sono spesso presenti in specie diverse e in numero considerevole, in tutti gli organi vegetali, che acquistano un sapore amaro.
Oli essenziali: miscele di sostanze eterogenee, come acidi, alcoli, aldeidi, chetoni, fenoli, terpeni ciclici ecc., di aspetto oleoso ma volatili. Si impiegano in fitoterapia come antisettici e in profumeria come aromatici e conservanti. Sono particolarmente diffusi tra le Labiate, le Pinacee, le Rutacee e le Umbellifere, localizzati in diversi tipi di tessuto o in peli secretori. Sono responsabili di gravi forme allergiche per contatto, ma anche di forti infiammazioni delle mucose e di alcuni organi interni per ingestione.

Resine: miscugli di acidi aromatici, gomme, oli essenziali ecc., derivanti dall'ossidazione degli oli essenziali. Si utilizzano in medicina come aperitivi, digestivi ed espettoranti, ma alcune di esse svolgono azione allucinogena, purgante drastica o irritante dell'apparato digerente.
Terpeni: gruppo di sostanze eterogenee che comprende i sesquiterpeni, tipici delle Composite, imputati di provocare forme allergiche per contatto. Hanno odore gradevole e sono facilmente volatili.
Ossalati di calcio: emulsioni acquose d'aspetto lattiginoso, che sgorgano sotto forma di lattice dalle ferite di alcune parti della pianta (fusti o foglie). Oltre a numerose altre sostanze, il lattice contiene abbondanti sali di ossalato di calcio che, a contatto con le mucose, provocano bruciore, irritazione (con perdita della voce in caso di ingestione) e ulcere sanguinanti nel tubo gastrointestinale. Inoltre sequestrano il calcio presente nell'organismo, conducendo allo stato di coma per carenza del minerale, indispensabile al funzionamento del cuore. Il lattice è tipico di alcune famiglie, come Apocinacee, Composite, Euforbiacee e Papaveracee.


A sinistra del testo la salvia (Salvia splendens), come altre Labiate, contiene oli essenziali nocivi per contatto. A destra: tutte le Euforbiacee (Euphorbia cyparissias) sono ricche di un succo tossico.


A ognuno il proprio veleno

Da sinistra: il rosalaccio (Papaver rhoeas) contiene un lattice irritante; i solanum (Solanum jasminoides) sono ricchi di alcaloidi; la dipladenia (Dipladenia suaveolens) porta anch'essa un bianco lattice irritante.