S.O.S la salute di piante e fiori


(Giardinaggio, aprile 2009)

Evonimo: due soli nemici

L'evonimo giapponese (Euonymus japonicus) è molto suscettibile a due parassiti: le cocciniglie e il mal bianco.
La cocciniglia bianca è un insetto (Unaspis = Chionaspis euonymi) con apparato boccale pungente-succhiatore, cioè provvisto di stiletti atti a pungere e succhiare la linfa delle piante infestate. Colpisce quasi esclusivamente l'evonimo giapponese, più raramente quello europeo. Compie tre generazioni all'anno. Sverna con le femmine mature che in aprile depongono fino a un centinaio di uova. Dalle uova Euonymus japonicussgusciano le neanidi, cioè gli stadi giovanili dell'insetto: le neanidi femmine colonizzano la corteccia del fusto e delle ramificazioni; le neanidi maschio infestano solo le foglie, disponendosi lungo la nervatura della pagina inferiore. Sulle foglie, in corrispondenza dei punti in cui le cocciniglie si sono fissate, si osservano decolorazioni a cui segue l'ingiallimento di quelle colpite e la caduta, per cui le piante assumono un aspetto scheletrico.
Sul tronco e sui rami si vedono facilmente le incrostazioni prodotte dall'insetto. Tutta la vegetazione appare coperta di melata, su cui si sviluppano i funghi agenti di fumaggine. Le piante deperiscono e possono anche seccarsi nel giro di un paio di anni. Alla fine dell'inverno, da metà febbraio in poi, è consigliabile tagliare e allontanare tutte le parti disseccate. Occorre poi effettuare alcuni trattamenti specifici durante il periodo di nascita delle neanidi, da aprile fino all'inizio dell'estate: a questo scopo si può utilizzare olio bianco-80 (alla dose di 150 ml/10 litri d'acqua) oppure, su piante con abbondante infestazione, fenitrothion microincapsulato (alla dose di 30-40 ml/10 1 d'acqua).

L'oidio o mal bianco è un'infezione provocata da un fungo (Oidium euonymi-japonici), che colpisce le foglie e sulle quali si conserva da un anno all'altro. La malattia è favorita dall'andamento climatico caldo-umido, per cui i sintomi si osservano sulla vegetazione dalla primavera (aprile-maggio) fino al tardo autunno (novembre). Sulla pagina superiore delle foglie ai notano macchie biancastre, farinose, rotondeggianti, che tendono a confluire. Le foglie più colpite ingialliscono e cadono. Presso i vivai sono disponibili varietà di evonimo giapponese poco suscettibili a questa infezione: nelle zone a clima caldo-umido è opportuno orientarsi verso queste varietà. In alternativa, intervenite in aprile, alla comparsa dei primi sintomi, con un paio di trattamenti distanziati di 15 giorni l'uno dall'altro utilizzando zolfo bagnabile-80 (alla dose di 20 g/10 litri d'acqua) oppure bitertanolo (alla dose di 10 ml/10 litri d'acqua).

All'azalea basta dare una terra acida

Falso
II segreto del successo con l'azalea sta solo per i tre quarti nel terreno. Esige un terriccio acido, con pH compreso tra 4,2 e 5,5, mai superiore a 6,5. Il terriccio deve essere ricco di humus, leggermente sabbioso o torboso, fresco, soffice e ben arenato, perché le sue radici non sopportano i ristagni d'acqua. Ma anche l'acqua d'annaffiatura deve essere decalcificata, facendola bollire o aggiungendovi il chelato di ferro alle dosi indicate nella confezione. L'acqua distillata è invece sconsigliata perché demineralizzata.