TEMPO DI MUFFE.
TRATTIAMOLE CON IL RAME


di Samantha Gaiara (Gardenia, giugno2009)




Carlo Pagani, il nostro maestro giardiniere, ci spiega quali sono,
come riconoscerle ed eliminarle


Se durante questo mese, passeggiando in giardino o sul terrazzo, vi cade l'occhio su un cespuglio di salvia secco per metà oppure notate che le foglie delle rose cadono, dopo aver assunto insolite colorazioni, probabilmente siete in presenza di ospiti temibili e indesiderati: le muffe. Per la precisione le si definisce malattie crittogamiche perché sono provocate da crittogame o microrganismi fungini, favoriti dalle condizioni di caldo-umide tipiche di questi mesi tardo-primaverili.

«Le più diffuse», ci dice Carlo Pagani, «e per fortuna anche le meno pericolose sono quelle che colpiscono le foglie giovani e tenere e i germogli apicali». Tra queste c'è, per esempio, la ticchiolatura (frequente su rosa, maggiociondolo ed edera) che si manifesta con macchie marroni delimitate da un alone giallo; il mal bianco od oidio, una muffa bianco-grigiastra feltrosa o polverosa che deforma gli organi di rose, perenni e annuali come zinnie e coreopsis e in seguito ne provoca il disseccamento; la ruggine, che si manifesta con piccole pustole giallo-bruno, per esempio su garofani e gerani. «Se alla comparsa dei primi sintomi si interviene subito», spiega Carlo Pagani, «la pianta ha buone probabilità di salvarsi». Le crittogame che attaccano il colletto
e la radice delle piante, come per esempio quelle appartenenti ai generi Armillaria e Phytophthora, sono invece più diffìcili da debellare. Si presentano all'improvviso, provocando inspiegabili seccumi di una parte dei rami e sono frequenti su lavanda, santolina, salvia e rosmarino.

Prevenire è meglio che curare


«Prima di tutto si devono evitare i ristagni idrici e le innaffiature eccessive», spiega Carlo Pagani, «poiché l'umidità ne favorisce diffusione e trasmissione. Poi è importante trattare le piante prima che si ammalino, cioè preventivamente; tra aprile e maggio, scegliendo una giornata di sole ed evitando sia la mattina presto sia le ore più calde, le foglie ancora tenere e i germogli apicali andrebbero spruzzati con ossicloruro di rame». Meglio conosciuto come verderame, questo liquido bluastro, in commercio da molti anni, agisce formando una patina protettiva che rende il tessuto fogliare inattaccabile.
Il rame inoltre, prezioso minerale fondamentale per la crescita dei vegetali, penetra nella foglia e nutre la pianta, rendendola più forte e resistente. «Non dimentichiamo, infine, che il rame ha un bassissimo impatto ambientale», conclude Pagani, «tanto che la Comunità Economica Europea ne autorizza l'utilizzo nei disciplinari per la coltivazione biologica». Oltre che sotto forma di ossicloruro, il rame si trova in vendita anche come solfato di rame, molecola che aderisce meglio alla superficie fogliare ma viene dilavata più rapidamente. La poltiglia bordolese, infine, è un miscuglio di ossicloruro di rame e calce che ha il vantaggio di non provocare secchezza fogliare.


Carlo Pagani
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