Un fiume uscito dall'Eden

(The Garden, giugno 2004)

Testo di Ambra Burls
Fotografie di Tim Sandall
Traduzione di Mariangela Barbiero

Quell'oasi italiana incantata che è il Giardino di Ninfa, situata nei paraggi delle rovine di un villaggio medievale ormai abbandonato, è rinomata per la bellezza e la genuina tranquillità.
Ambra Burls passeggia sulle fresche sponde del fiume
mentre chiacchiera con Lauro Marchetti, il curatore



Ad appena un'ora di macchina a sud-est di Roma, nella pianura dell'Agro Pontino, giacciono i resti del villaggio di Ninfa, ora cornice di uno spettacolare giardino le cui origini risalgono agli anni Venti.
Riparato dai monti Lepini, il villaggio medievale sembrava emergere dalle acque cristalline del fiume Ninfa durante l'VIII secolo. Il nome deriva dalla mitologia greca e romana; poeti e filosofi come Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) hanno documentato l'esistenza di ninfe, spiriti dell'acqua, sorgenti e ruscelli. Invero un piccolo tempio in loro onore era situato accanto alla sorgente di acqua purissima, dove oggi c'è il giardino. Nel tempo Ninfa divenne un punto d'importanza strategica grazie alla sua posizione e alla disponibilità d'acqua, ma nel XIV secolo cadde in rovina, a causa di scellerate faide familiari e della peste.
Anche nei secoli di abbandono Ninfa conservò un'aura di mito e di mistero, ampiamente tenuta in vita da racconti e leggende, e nel mentre la maggior parte delle terre finiva in mano alla famiglia Caetani, che ne detenne la proprietà per più di ottocento anni. Grazie a tre generazioni della famiglia Caetani, Ninfa si è risvegliata dal suo sonno.
Oggi Ninfa viene gestita dalla Fondazione Caetani e dal suo curatore, Lauro Marchetti, che ha intrattenuto rapporti con la famiglia Caetani per gran parte della sua vita.
Marchetti e la fondazione vogliono conservare la mistica del luogo, coltivandone le piante e mantenendo intatte le rovine. Sia il senso del tempo sia quello dello spazio a Ninfa sono restituiti dall'elegante ambientazione storica e tenuti in vita ancora oggi dalla grande vitalità del giardino.
Qui l'acqua è fondamentale. "Quest'acqua è Ninfa" afferma Marchetti. "È l'elemento essenziale, quello che ne contraddistingue la personalità e la fa somigliare a un'oasi. Realizzando questo giardino la famiglia sognava di ricreare un pezzo di Paradiso. Oggi noi continuiamo a coltivarlo con la stessa saggezza di chi lo ha sviluppato in passato e ci impegnamo per mantenerne lo stile. In ogni stagione il giardino conserva sempre il suo grande fascino".

La rinascita di Ninfa
L'inglese Ada Wilbraham, moglie di Onorato Caetani, ha iniziato con la coltivazione delle rose negli anni Venti e alla fine con suo figlio Gelasio, si è dedicata a liberare Ninfa da edere e rovi. Insieme la coppia a poco a poco ha messo a nudo i muri affrescati e ha avviato un giardino intorno alle rovine, ben lontano dal tradizionale stile formale italiano e più intonato al fascino storico del luogo e alle acque cristalline che vi scorrono.
Gelasio ha piantato quelli che oggi sono gli alberi più alti del giardino, come lo Juglans nigra e gli onnipresenti cipressi, oltre ai cedri (C. atlantica e C. libani), che aiutano a proteggere Ninfa dall'intensa calura estiva.
Anche gli altri membri della famiglia hanno fatto la loro parte.
L'intreccio di fiumi e ruscelletti nel giardino è stato sviluppato da Roffredo, fratello di Gelasio; a Ninfa "l'acqua scorre sopra l'acqua" in un'elaborata trama di canali, che hanno origine da un lago, formatosi da una diga, che racchiude una sorgente e fornisce l'energia idraulica che alimenta i corsi d'acqua fino agli angoli più remoti del giardino.
La proprietà alla fine è passata nelle mani di Roffredo. Sua moglie Marguerite Chapin, un'appassionata giardiniera statunitense, ha importato centinaia di piante, molte delle quali acquistate da vivai inglesi come Hillier & Sons, fornitore principale della famiglia Caetani dal 1949 al 1990. Durante la sua prima visita al vivaio, Marguerite ha ordinato 128 cultivar di rose. Hanno continuato a piantarne e oggi ce ne sono circa duecento. Molte delle quali sono particolari, come la Rosa roxburghii plena rosa intenso, la R. 'Crépuscule' con favolosi fiori profumati color pesca e la bellissima, e piuttosto delicata, R. 'Belle Portugaise' con grandi fiori color rosa tenue.


Forte estro creativo
Lelia, figlia di Marguerite e di Roffredo, nonché ultima dei Caetani, ha introdotto in giardino la massima creatività. Giardiniera e valida pittrice, votata alla conservazione e allo sviluppo di Ninfa, ha usato i suoi dipinti come chiave di volta degli schemi d'impianto, disponendo le composizioni per forma e per colore.
Con l'aiuto di suo marito, Hubert Howard, ha dato vita all'arboretum e alla Fondazione Caetani, che avrebbe assicurato la sopravvivenza di Ninfa anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1977.
Oggi il giardino guarda al futuro con grande speranza. Marchetti, degno discepolo di Lelia, che lo aveva seguito sin da bambino, ora vive qui. "I giardinieri che ci lavorano considerano Ninfa come qualcosa che gli appartiene, sono sensibili al suo delicato ecosistema e nutrono profondo rispetto e sincero amore per questo giardino" sostiene.

Senso di serenità
La gamma di piante che si possono vedere a Ninfa è enorme, grazie alle magnifiche condizioni climatiche e ambientali, nonché alle competenze dei giardinieri. Vi sono esemplari eccezionali o che si vedono raramente, come Cionura erecta, decidua, a portamento rampicante con profumati fiori bianchi e foglie marmorizzate; Magnolia doltsopa, sempreverde non rustica, che a primavera si riempie di fiori bianco argenteo; e Stachyurus chinensis, acidofila, con raffinati racemi penduli bianco crema.
Nel 1966, primo anno di apertura al pubblico di Ninfa, sono stati ricevuti 110 visitatori; oggi lo stesso numero viene raggiunto in appena un'ora, soprattutto nei mesi di aprile e maggio - e ogni anno si registrano 50mila presenze. Il futuro presenterà sfide alla Fondazione Caetani, per poter far fronte al numero crescente di visitatori, mantenendo strutture e schemi d'impianto che assicurino quel senso di pace e tranquillità, parte integrante del luogo, e tanto apprezzato dai visitatori.
Alcune parti del giardino non sono aperte al pubblico, così da garantire rifugio alla fauna selvatica. È stata una decisione difficile da prendere. Adesso il giardino è visitabile solo per pochi giorni al mese, e solo per sette mesi all'anno. E i visitatori sono sempre accompagnati da una guida.
Marchetti dice "In questo modo si mantiene la personalità del giardino e il suo fascino rimane intatto, secondo i desideri della famiglia Caetani che noi rispettiamo, pensando però anche al futuro. È stato spiegato al pubblico perché non è permesso di accedere a certe aree in cui si cerca di rispettare gli equilibri naturali, e il pubblico ha ben compreso".

Educazione ambientale
La Fondazione Caetani si impegna molto per la conservazione dell'ambiente e mira a educare i visitatori, aiutandoli a sviluppare il rispetto per la natura. A Ninfa non si fa uso di pesticidi e sono stati piantati tanti arbusti in grado di attrarre insetti e uccelli. La Fondazione sta sviluppando un progetto di riconversione di un terreno agricolo di 1.800 ettari adiacente il giardino, dove ricreare l'ambiente palustre un tempo molto esteso in questa parte d'Italia. In questa nuova riserva ci saranno cinque laghi, già in fase di creazione, 15mila alberi autoctoni di nuova piantumazione e zone umide e acquitrinose. Alla fine l'area ridiventerà ciò che era prima che le famose Paludi Pontine venissero bonificate.
Marchetti nutre grandi aspettative per questo progetto. "Noi prevediamo che il ripristino delle zone acquitrinose abbia luogo entro i prossimi quattro anni" dichiara. "Penso che se anche non possiamo riprodurre un ecosistema completo, ricreando però le giuste condizioni ambientali, la Natura farà il suo corso. Abbiamo reintrodotto piante indigene, facendo rigorosamente attenzione a che siano di provenienza locale. A un mese dall'ultimazione dei laghi sono stati osservati germani reali, aironi, mareche, garzette, alzavole, pavoncelle e poiane", cosa che ovviamente ha incoraggiato Marchetti. "Avere una risposta tanto immediata da Madre Natura è un grande complimento per noi" confida con entusiasmo. "Sento di avere una grande responsabilità in quanto curatore di Ninfa. Non è sempre semplice mantenere un posto come questo attenendosi a saldi principi ecologici, ciononostante è un lavoro che amo molto". Ninfa è la chiave per estendere questi principi ben oltre i confini del giardino.