Ispirato dalla Natura

(The English Garden, dicembre 1999)

Testo di Vanessa Berridge
Fotografie di Andrew Lawson
Illustrazioni di Alison Hoblyn
Traduzione di Mariangela Barbiero

Vanessa Berridge visita una casa nelle Cotswolds dove il giardinaggio incontra la filosofia

The Priory di Charlbury, ai margini delle colline delle Cotswolds, non è un giardino come gli altri. Tanto per cominciare, è la creazione di un gruppo di persone e non del lavoro di un singolo o di una coppia. Nel tranquillo giorno di settembre in cui vado a visitarlo, la serenità che vi regna è la prima caratteristica che salta agli occhi, un silenzio quasi totale rotto soltanto dal rumore dell'acqua che scorre lenta sui ciottoli. I colori sono morbidi e tenui, niente squillanti esibizioni di rosa o arancione, e gli effetti sono il risultato della struttura e di piante da struttura.

Mi fa da cicerone il dott. David El Kabir, uno dei quattro dottori, oltre ai due creatori di strumenti musicali e al responsabile dell'assistenza sanitaria di base, per i quali The Priory è a volte ritiro nei fine settimana ma anche centro artistico sin dal 1987. "Il giardino" dice lui "è stato l'ultimo dei nostri pensieri. Molti dei miei primi studenti avevano bisogno di una casa per brevi vacanze e i miei bambini volevano vivere sempre in campagna. Così, dopo lunghe ricerche e molti affanni, ci siamo imbattuti in questa proprietà, enorme per le nostre esigenze, ma bellissima ai nostri occhi". La parte più antica della casa, del color miele tipico delle Cotswolds, è in stile Tudor, con aggiunte successive. A discapito del suo nome non fu mai veramente un monastero, ma piuttosto un edificio signorile.

Il dott. El Kabir, ora semipensionato, è ancora coinvolto con altri colleghi di The Priory, e non solo, in un'organizzazione di beneficienza con base a Londra che aiuta i senzatetto, mentre altri due del gruppo, Mark Yakoushkin, fabbricante di archetti, e Michael Kearns, fabbricante di violini, sono impegnati a The Priory a tempo pieno. Tutti e sette hanno conoscenze artistiche: il dott. El Kabir suona il violino, altri si interessano di pittura e scultura.

Questi diversi interessi (artistici, umanistici e medici) si riflettono tutti nel giardino, sviluppato negli ultimi undici anni. "Inizialmente, credo, eravamo legati alle idee di un'orticoltura piuttosto tradizionale: come una cosa seguiva ad un'altra, come avere un bel giardino in estate... Abbiamo iniziato così, ma il giardino era qualcosa che cresceva a dismisura e gli schemi d'impianto non riflettevano il nostro gusto, così abbiamo realmente dovuto ripensare da zero ogni aiola. E lo abbiamo fatto abbastanza sistematicamente".

Il dott. El Kabir afferma di "non essere affatto un giardiniere, ma piuttosto un improvvisatore pragmatico, uno che cerca di mettere ordine nelle cose. Sebbene ci siano le impronte dei giardinieri del passato, non ci siamo ispirati a Jekyll o Lutyens, tanto per fare due nomi. Ha più a che fare con lo spirito umanistico nel quale lavoriamo. Che comprende rispetto per la vita, rispetto per gli individui, rispetto per la storia; tutte cose che non passeranno mai di moda. Non ci fermiamo a guardare solo la superficie ma crediamo che ogni pensiero e ogni progetto debbano avere un seguito, e l'unica cosa che li rende validi è come vengono elaborati".
"Ovviamente ciò è particolarmente importante in medicina. Ma la stessa filosofia ha ispirato anche il giardino, celebrazione della natura, di ciò che l'uomo può raggiungere e di cosa significhi essere vivi. Abbiamo abbandonato l'idea di avere un giardino convenzionale e abbiamo sviluppato invece un giardino poetico, malinconico, piuttosto tranquillo, che lascia al visitatore, e anche a noi, una potente sensazione del fenomeno della vita, della bellezza della natura e della caducità delle cose".

Il giardino è bellissimo in ogni momento dell'anno in virtù della semplicità e grazia della struttura. C'è assai poco per quanto riguarda schemi d'impianto stagionali, sebbene ci sia una bordura rossa in stile Hidcote proprio sotto il prato principale, davvero elegante in agosto. In realtà il giardino, probabilmente, raggiunge il suo massimo splendore a metà inverno, quando un gelo tagliente delinea forme topiate, siepi e statue.



Il giardino, con terrazzamenti in stile formale, è diviso in diverse stanze, ognuna con un'atmosfera abbastanza caratteristica e, come in molti altri pregevoli giardini, l'acqua gioca un ruolo importante. La struttura è principalmente data da siepi di tassi e di faggi all'interno del giardino e da alti faggi sui lati, tutto già presente all'arrivo del dott. El Kabir. I nostri, comunque, hanno aggiunto ancora più siepi e altra topiaria, e hanno aperto varchi nelle siepi di tasso, così da creare linee assiali. Una vista dalla terrazza fa correre l'occhio attraverso il prato principale, lungo una vasca fino a un grande vaso di terracotta, situato in fondo al giardino, in mezzo a due viburni. Un'altra linea assiale, ancora una volta formata da uno spazio fra i tassi, che passa sotto a una pergola coperta di rose e clematidi, conduce a un tempio greco con colonne doriche, eretto grazie all'aiuto di studenti cechi e ungheresi.

Il giardino delle aromatiche, racchiuso tra siepi di faggio con al centro una fontana di pietra e con lonicere topiate a sfera, una volta era invece un manto erboso che arrivava fino alle siepi. "Gran parte del lavoro si deve alla giovane età e all'audacia dei miei colleghi" confessa il dott. El Kabir. "Abbiamo dissodato il prato a mano e con carriole abbiamo trasportato tutto dove volevamo e ci serviva".

L'essenza del giardino risiede in cinque iscrizioni, alcune in francese antico, che riassumono la filosofia del nostro gruppo. Una di Montaigne è scolpita in una pietra del muro vicino alla porta di casa: "Mon mestier et mon art, c'est vivre" (Il mio lavoro e la mia arte, questa è la mia vita). "Ciò che conta, sia per me sia per i miei colleghi," ha detto il dott. El Kabir "è il legame tra vita e lavoro, espresso anche nel giardino".

Accanto all'iscrizione ci sono tre arbusti: una camelia, un pieris e un Rhododendron 'Azuma-kagami', che il dott. El Kabir cura da circa trent'anni. Qui, come in tutto il giardino, gli schemi d'impianto hanno un design ben definito che si basa principalmente sul colore del fogliame con occasionali accenti floreali, come ad esempio il roseto che si trova girato l'angolo della casa, connotato per lo più da rose antiche, tra cui una rosa chiamata 'Rose du Roi à Fleurs Pourpres' che il dott. El Kabir scoprì nel giardino botanico di Berlino e che ha cercato e trovato "ostinatamente".

Sotto la terrazza della casa c'è il prato principale, o quello che può essere definito il giardino formale, con un viale fiancheggiato da tassi piramidali con in mezzo una lunga vasca, dentro alla quale si erge la statua di un giovane uomo che alza le braccia, in segno di meraviglia o di benvenuto. "C'è una certa ambiguità nel gesto" dice il dott. El Kabir. Ancora una volta aveva visto l'originale a Berlino e gli sono occorsi quattro anni per trovare il modello da copiare.

Il giardino muta costantemente: appena il giorno prima della mia visita, la topiaria sul lato sinistro del viale che riproduceva "il Gufo e la Gattina" (ndt.: da una poesia di Edward Lear, non naturalistici e piuttosto orrendi), era stata convertita in "una piramide e un uovo" che, secondo il dott. El Kabir, rappresentavano l'alfa e l'omega.

C'è un'altra iscrizione nel giardino delle aromatiche: "La grâce plus belle encore que la beauté" (la grazia più bella ancora della bellezza). "Ci ho convissuto per anni" confessa il dott. El Kabir "senza riuscire a scoprire di chi fosse. Poi, una signora francese di 89 anni con cui avevo suonato il violino in Francia l'ha riconosciuta come una frase del XVII secolo. E in effetti è di La Fontaine, ed è molto appropriata al giardino".

Dall'altro lato delle siepi di faggio c'è il giardino alla francese, dove è stata stesa ghiaia bianca, e dove le aiole, delimitate da bossi nani, si riempiono in primavera di tulipani bianchi 'Triumphator' e poi, durante l'anno, di fucsie 'Lady Thumb'. Sui quattro lati del plinto centrale è incisa un'iscrizione di Rimbaud: "O saisons, O châteaux, Quelle âme est, Sans defauts? (O stagioni, O castelli, quale anima è senza difetti?). "Devi girarci intorno" dice il dott. El Kabir "per capire dove inizia, e questo t'induce a rallentare".

Attraversando questo prato si passa sotto alla pergola su cui si arrampicano rose e clematidi e si arriva poi a prati con Cercis canadensis, Catalpa e Cornus controversa. Più avanti c'è una vasca rettangolare, che dà su uno slargo, dove si ammirano papiri, faggi penduli, salici e cotoneaster, e cordyline in vasi di pietra. Ci sono anche tre sculture in metallo di Sophie Thompson: un cane, un orso e un istrice.

Nell'arboretum sotto il giardino formale, un cavallo, altra scultura di Sophie Thompson, si impenna, incorniciato dalla rosa 'Kiftsgate'. C'è "di tutto e di più" qui, piantato durante gli otto anni precedenti, tra cui una sequoia gigante, dei cedri e un gruppo di araucarie del Cile. L'arboretum si raggiunge attraversando un boschetto ceduo dove la frase di Goya (El sueño de la razón produce monstruos - Il sonno della ragione genera mostri) è tra strambe (e brutte) statue. Sulla strada del ritorno al giardino formale, passiamo vicino alla statua di una persona che si tuffa nel terreno, intagliata da uno del gruppo dal tronco di un frassino caduto.

Nel giardino del tempio c'è la riproduzione di una statua di Rodin del 1895, intitolata Les illusions perdues par la terre rappresenta una coppia abbracciata che viene risucchiata nel terreno. Lì vicino ci sono alcune eleganti piante a sé stanti tra cui un glicine comune, una Robinia hispida, un Cornus alternifolia, e poi palme, stipe, un acero, una felce arborea con il suo proprio microsistema di irrigazione, e un viale di ginepri (Juniperus x pfitzeriana 'Mint Julep'). Incisa nel bordo interno del tempio c'è l'ultima iscrizione: "Eternity is in love with the productions of time" ("L'Eternità è innamorata delle opere del tempo" - William Blake).

Questo è invero un giardino dove il tempo sembra essersi fermato, dove non c'è spazio per la fretta, ma solo per eleganti e incantevoli viste che catturano lo sguardo e calmano lo spirito.